Chiesa

Il tradimento è servito: la Chiesa vile s’inchina al Ramadan

Monsignor Mario Delpini, vescovo di Milano, si schiera con la scuola di Pioltello. È ufficiale: l’Occidente è morto

Mario Delpini Ramadan Pioltello

Il nostro tempo scristianizzato ha la Chiesa che si merita e scristianizzato non signica clero, non significa culto ma significa Cristo. E Cristo significa esempio di pace, di coraggio, la libertà dell’amore che chiede sacrificio, all’occorrenza estremo, pur di non tacere. Pur di non tradire. Non è un discorso confessionale, il coraggio della lealtà riguarda tutti anche i laici. Ma questa Chiesa ormai è oltre il tradimento: sotto il Covid ha letteralmente chiuso le sue porte ai fedeli, preti che veneravano più Speranza che il Padreterno, più il vaccino che l’eucaristia, sacerdoti superstizioni, militanti, ignoranti. È la Chiesa influencer, che piace chiamare pop per la carità di non definirla inconsistente o anche in altro modo, che fa rima.

Sull’Islam la Chiesa cattolica offre i suoi esempi più miserabili e lontani da Cristo. Chiesa sconoscente o semplicemente ipocrita, che finge di non sapere, di non capire. Prendiamo la assurda, illegale, inaccettabile chiusura della scuola di Pioltello imposta con la forza della prepotenza islamica cui l’istituzione scolastica si è volentieri consegnata: oggi il ministero fa valere o almeno ci prova, o almeno mostra, il rispetto di una legge abbondantemente travalicata, solo per confinarsi allo stretto recinto giuridico, senza sconfinare in sacrosante ragioni di opportunità, di razionalità: Pioltello è ormai islamizzata, d’accordo, ma se la comunità minoritaria, benché rabbiosa, pretende di gestire la scuola, e glielo si lascia fare, qual è il passo successivo? E sarà ancora possibile, a cose fatte, difendere il proprio sistema sociale, normativo, culturale?

A Molenbeek è stato dimostrato che no, non è possibile, che il processo è irreversibile: così in sempre più Francia, Spagna, Germania, perfino in 7 repubbliche ex sovietiche su 21. Cedere alle pretese di un Islam politico significa non dialogarci ma assecondarne la convinzione della vittoria senza fatica, il coltello che affonda in un burro rancido. E rancida è la società italiana, occidentale, cattolica agli occhi degli islamici conquistatori: non a torto. Di tutto questo la Chiesa cattolica sembra disinteressarsi con una soavità perfino degradante. Sentite nientemeno che l’arcivescovo di Mediolanum, Mario Enrico Delpini, sulla chisura “per Ramadan della scuola di Pioltello, quella con gli studenti più arretrati di Lombardia: “È un provvedimento credo legittimo. Se tengono chiuso a Carnevale. La religione è una delle cose più importanti della vita. Adesso non so i regolamenti, non ero là a deliberare, non lo so”.

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Se non sai perché parli e perché parli a vanvera? Una cosa, scusassero i cattolici senza criterio e senza dignità, penosa, per pochezza argomentativa, per inconsistenza teologica, per assoluta mancanza di coraggio. Qui c’è proprio il cattolicesimo deteriore, vile, che dice e disdice, che cede ma si nasconde, il clero opportunista del “non so, non c’ero” che è peggio di una bestemmia. Paragonare una coercizione di stampo islamico, dell’Islam teocratico, politico, al Carnevale?

Questa, come minimo, è una bestialità non degna di un prevosto di campagna, figurarsi del vescovo di una Diocesi europea, per la semplicissima, elementare ragione che si vuole giustapporre una soluzione di stampo integralista con una improntata al laicismo consumistico: due cose più opposte è impossibile concepirle. Il vescovo Delpini ci riesce e, tirato il sasso, nasconde la manina: io non so, io non conosco i regolamenti. Ma non è questione di regolamenti, è questione di guardare in faccia la realtà: l’Islam non è religione conciliante, è aggressiva, la sua missione è la conquista senza limite e non lo nasconde, tutt’altro: più i cattolici si industriano a cedere, su tutto, per “andarci d’accordo”, più non ottengono altro che ulteriori pretese.

Questa è storia, è cronaca, ed è anche una sindrome ormai sperimentata in tutta Europa. L’ecumenismo è ottimo se sai come praticarlo; e con chi. Ci sono culti, religioni che lo rendono possibile, altri decisamente no. Ecumenismo non è mettersi a strisciare, in ogni modo. Ma il vescovo non se ne cura e il don Fabio Landi responsabile della pastorale scolastica della Diocesi milanese va oltre: “Provvedimento non solo assolutamente normale ma addirittura auspicabile”. Assolutamente normale? Ma perché questi delirano? Don Landi è l’uomo sbagliato al posto sbagliato. Se si pensa che sta dietro alla pastorale nelle scuole. Nelle scuole hanno già abolito: il Natale cristiano, i canti cristiani, il “buon Natale”, il presepe, i simboli cristiani, la tradizione ad ampio spettro, tutto con l’arroganza di chi è convinto di essere nell’unica fede, nell’unico dio: ma per i don Landi non basta, è “addirittura auspicabile” cedere ancora di più, vedere chiudere la scuola perché, per conto dei bambini islamici, bisogna imporre tanto ai compagni che non lo sono.

Domanda: così, il vescovo e il don, din, dan, credono davvero di favorire il dialogo? Come credono che cresceranno, confortati in quale convinzione, i ragazzini islamici? E se, per dannato caso, uno scolaro cattolico apostolico romano non fosse d’accordo, potrà ancora azzardarsi a dirlo? E se anche trova il coraggio, magari ispirandosi a Gesù Cristo, orrore, cosa credono che gli capiterà? La Chiesa cattolica è figlia del suo tempo, che è un tempo fluido, genderizzato anche moralmente. Ed ha responsabilità colossali nel processo di disfacimento dell’Occidente, giusta l’intuizione della matrice inevitabilmente cristiano-cattolica del suddetto Occidente, che non significa baciapile ma lascito spirituale, culturale non trattabile, non smentibile.

Questa Chiesa è la stessa che di fronte al sacrificio di padre Jacques Hamel, sgozzato da due fanatici islamici a 85 anni mentre celebrava messa in una chiesa di Normandia, non ha trovato una parola per piangerlo, non una per dire chiaro chi l’aveva ucciso: le contorsioni verbali di tutti, dal papa Bergoglio, lui sì Papa giusto al tempo giusto, a don Angelo Romano, appartenente a quella chiesa nella Chiesa che è Sant’Egidio, furono indecenti. Poi lo hanno beatificato, ma quasi per toglierselo dai coglioni. Un prete vecchissimo che aveva rifiutato di rinnegare il suo Cristo davanti a predoni armati di scimitarra. Ultimo di una serie infinita di martiri.

Giovanni Evangelista, il prediletto di Gesù, rifiuta di rinnegarlo e viene immerso dall’imperatore Valerio nel paiolo d’olio bollente: Dio lo salva, lo lascia vivere per testimoniare ancora a lungo. Per leggenda che sia, questo mito ha ispirato decine, centinaia di martiri, ultimo dei quali padre Jacques. Otto anni dopo, ecclesiastici dicono che il cristianesimo deve farsi da parte rispetto all’Islam, tanto il Carnevale è peggio. Siamo sempre ai 30 denari, ma qui il tradimento riguarda tutti, rovina tutti.

Ma c’è una ragione più profonda e se possibile più meschina, improntata al più basso dei calcoli: certo clero – definirlo Chiesa è già forzato – argomenta, e si esprime, per calcolo politico, tanto più inverecondo quanto più felpato. Questo clero bergoglioso crede così di sabotare la destra dei barbari, dei parvenu al potere, una destra che può anche consegnarsi a chi ci consegna a un interlocutore spietato, ma non ne verrà mai accettato. Giorgia Meloni ha un bel definirsi donna, madre, cattolica, ma il clero dei Bergoglio, dei Delpini, degli Zuppi, dei cardinali elettricisti da centro sociale, il clero che foraggia Casarini e le ong che agevolano, piaccia non piaccia, gli scafisti e i trafficanti che scaricano qui le due, trecentomila anime in pena del mondo, la odierà sempre di un odio sordo e pretesco.

A questa Chiesa figlia di questo tempo imbelle, importa il qui ed ora, fatto di guadagno immediato: Cristo è un intralcio, lo si può stravolgere, e quindi tradire, lo si può usare e rinnegare col sorriso. Nessuno poi li mette nell’olio bollente, o così almeno credono loro. Di sicuro, i cristiani che disertano le chiese non lo fanno a cuor leggero, ma perché desolati, abbandonati, delusi da una Chiesa che non riconoscono più, dalla quale non si sentono più difesi, se mai oppressi. Dire che una scuola elementare va chiusa perché così vuole la comunità islamica, dire che è non solo normale ma desiderabile, doveroso, si commenta da sé. Aveva ragione Ratzinger, i preti sono diventati assistenti sociali ma dell’anima se ne fregano e della fede, pure. E ha ragione il cardinale reazionario Sarah, se a un albero tagli le radici, lui muore e il cristianesimo è un albero senza più radici. E a tagliargliele però non sono state le scimitarre ma la viltà di chi avrebbe dovuto difenderlo.

Sono i don Ramadan, i padre umma, i monsignor jihad. Non sappiamo che farcene, ci mancano sanguinosamente non tanto i martiri, ma almeno i padre Brown e i don Camillo. E saremo ingenui, e sì, certo, sono personaggi di fantasia, di un’altra epoca, di un altro tempo, più vero, più virile di questo, ma anche gli eroi di carta possono dare coraggio, possono ispirare. E invece non ci sono più, ci manca il loro esempio, non sappiamo più a che santo votarci. Poveri Cristi di una religione vuota, che ha cacciato Cristo dalle sue chiese, le poche, le ultime che ancora resistono, chissà ancora per quanto.

Max Del Papa, 21 marzo 2024

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