Politiche green

Auto, appello all’Europa: quanto costeranno le multe green

La follia verde entra in vigore ad inizio 2025: le case automobilistiche ad un passo da un salasso miliardario

auto elettrica obsolete Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI e © humblino tramite Canva.com

L’industria dell’auto affronta un momento decisivo: deve orientarsi per volere dell’Ue verso una mobilità completamente sostenibile, preservando al tempo stesso la propria competitività e assicurando la continuità occupazionale. Facile a dirsi, più difficile a realizzarsi: da una parte Bruxelles impone la vendita delle auto elettriche per ridurre l’impatto ambientale (vero o presunto) e dall’altra gli acquirenti si guardano bene dall’acquistarle.

La crisi di Volkswagen e i ribaltoni in Stellantis dimostrano che il rischio per il settore è di dover soccombere di fronte a fatturati in calo, provocando così una slavina di licenziamenti. Da tempo l’Associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA) chiede all’Europa di rivedere le sue normative, spalleggiata dal governo italiano e da tanti altri (incluso il Ppe) che chiede di rivedere le regole verdi sull’automotive. Gli appelli per una maggiore certezza nelle normative entro la fine del 2024 da parte dei fabbricanti europei di automobili e veicoli commerciali sottolineano l’urgenza di definire una rotta precisa per il settore, in previsione delle restrizioni sulle emissioni di CO2 in arrivo nel 2025.

In sintesi: le case automobilistiche sono costrette dalla normativa Ue a ridurre a 93,6 g/km di CO2 g/km di CO2 l’emissione media delle auto vendute. L’unico modo per riuscirci è aumentare la quota di auto elettriche o ibride plug-in vendute ogni anno. Solo che al momento il mercato non riesce a piazzarle, dunque per le aziende diventa impossibile rientrare nei parametri. Due opzioni: pagare multe salatissime, che rischiano di ammazzare il settore. Oppure non produrre più neppure auto a benzina o diesel, così da aumentare in percentuale il “peso” delle elettriche. In ogni caso, una follia anti-economica che Acea sta cercando di scongiurare.

Luca de Meo, in qualità di Acea e Ceo di Renault Group, ha sollevato preoccupazioni rilevanti sulle possibili ripercussioni dell’indeterminatezza delle direzioni future. Ha evidenziato il rischio che l’industria automobilistica europea si trovi a fronteggiare la perdita di circa 16 miliardi di euro in termini di capacità di investimento qualora non venga fatta chiarezza a breve termine da parte della Commissione europea. Tale incertezza potrebbe tradursi in sanzioni, contrazione della produzione e, come ulteriore conseguenza, in una cooperazione forzata con competitor esterni o in vendite in perdita di veicoli elettrici.

In quest’ottica, De Meo ha messo in luce l’essenzialità di instaurare un dialogo strategico e tempestivo fra la Commissione europea e il settore automobilistico. La rigidità dell’attuale normativa, che non prevede margini di adattamento alle dinamiche di mercato, rischia di recare un danno irreversibile al settore, minando gli investimenti e il progresso verso una mobilità più verde.

Altro nodo critico messo in evidenza riguarda lo stallo nelle vendite di veicoli elettrici, attualmente ferme a una quota di mercato del 13%, molto al di sotto dei target prefissati. Questo divario tra le aspettative e la realtà appare troppo ampio per essere colmato in tempo utile per il 2025. “In un sistema ben funzionante, pagare le sanzioni dovrebbe essere l’eccezione, non la norma. Ed evitare le sanzioni dovrebbe basarsi su una sana economia, non infliggere danni”, ha affermato De Meo. “I membri dell’ACEA hanno promesso 250 miliardi di euro nella transizione alla mobilità verde e, proprio come tutti gli altri, vogliamo che abbia successo. Sfortunatamente, la valutazione onesta deve essere che la transizione non sta andando come previsto e che attenersi alla rigidità legale porta a danni potenzialmente irreversibili. La flessibilità legale, invece, manterrà gli investimenti in flusso e la transizione in carreggiata”.

L’Acea, purtroppo, continua a ritenere importante la transizione verso una mobilità ecologica, con i suoi membri che hanno già investito 250 miliardi di euro per questo cambiamento. Tuttavia, hanno capito che l’attuale rigidità legislativa rischia di frenare gli investimenti futuri e una transizione efficace.

Per alleggerire il carico del rispetto normativo, sono state valutate diverse strategie, come l’introduzione graduale delle misure o la conformità media su base pluriennale. Queste proposte non intendono modificare gli obiettivi di riduzione del CO2 o le ambizioni generali dell’Ue in materia climatica, ma piuttosto prendere in considerazione fattori di mercato al di fuori del controllo dei produttori, quali le tensioni commerciali, l’aumento dei costi di produzione, la lenta crescita delle infrastrutture di ricarica e la diminuzione dei sussidi all’acquisto.

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