Politiche green

Auto elettrica, la batteria è graffiata? La macchina è da buttare

L’inchiesta di Reuters sull’auto elettrica: dopo una piccola collisione, c’è il rischio di dover sostituire la macchina

Politiche green

La gran parte dei veicoli elettrici non sarebbero riparabili, anche dopo un lieve incidente. È questa la notizia bomba lanciata poche ore fa da Reuters, che ormai da mesi è tra le principale fonti di comunicazione a elencare tutte le problematicità della transizione dall’auto a combustione a quella elettrica. Questa volta, la causa riguarderebbe direttamente la batteria.

Se solo si dovesse toccare la batteria di un’auto elettrica in un incidente, c’è il concreto rischio di non poter più utilizzare il veicolo, mandandolo necessariamente in demolizione o recupero parti, indipendentemente dai chilometri effettuati. “E ora – riporta Reuters – i pacchi batteria si stanno accumulando nei depositi di rottami, una lacuna precedentemente non segnalata e costosa in quella che doveva essere un’economia circolare”.

“Auto elettrica non sostenibile”

L’agenzia di stampa britannica ha poi ripreso le dichiarazioni di Matthew Avery, direttore della ricerca presso la società di intelligence del rischio automobilistico Thatcham Research. Inizialmente, riporta Avery, la scelta di puntare sull’elettrico riguardava essenzialmente ragioni di sostenibilità. Eppure, è lo stesso direttore ad essersi ricreduto: l’auto elettrica “non è molto sostenibile, soprattutto se devi buttare via la batteria dopo una piccola collisione”. A ciò, si aggiunge l’elevatissimo costo dei pacchi batteria, che può arrivare fino a decine di migliaia di dollari (sicuramente oltre i 15mila), proprio perché costituiscono il 50 per cento del valore complessivo di un veicolo elettrico.

Il tutto, secondo Andy Keane, Commercial Motor Product Manager nel Regno Unito, presso l’assicuratore francese AXA, porta direttamente i produttori a scegliere di non optare per la sostituzione della batteria nei veicoli elettrici, anche quando possibile, a causa degli elevatissimi costi a cui dovrebbero far fronte.

Per approfondire:

Un esempio di questa enorme lacuna è offerta dalla casa automobilistica regina dell’automotive elettrico: Tesla. Reuters, infatti, specifica come Elon Musk abbia deciso di optare per una scelta opposta rispetto a Ford, le cui batterie rimangono comunque riparabili. Per Tesla, invece, “il suo modello Y, costruito in Texas, è stato descritto dagli esperti come avente zero riparabilità“, ha affermato Sandy Munro, capo di Munro & Associates. Ciò ha sì permesso di tagliare i costi di produzione, ma allo stesso tempo rischia di spingere al rialzo quelli dei consumatori e degli assicuratori.

Il caso assicurazioni

Per di più, il capo delle operazioni di Synetiq, Michael Hill, la più grande società di recupero del Regno Unito, ha dichiarato che negli ultimi 12 mesi il numero di veicoli elettrici nella baia di isolamento – dove devono essere controllati i mezzi per evitare il rischio incendio – nel cantiere di Doncaster è aumentato vertiginosamente, da forse una dozzina ogni tre giorni fino a 20 al giorno.

A ciò, si aggiunge un altro fattore che grava sulle tasche del compratore. In media, infatti, l’assicurazione dell’auto elettrica è di gran lunga superiore rispetto a quella di una macchina diesel o benzina. “Secondo l’intermediazione online Policygenius, il pagamento medio mensile dell’assicurazione EV negli Stati Uniti nel 2023 è di 206 dollari, il 27 per cento in più rispetto a un modello con motore a combustione”, ha concluso Reuters.

“Produce più Co2”

Oltre al danno per i conti dei consumatori, vi è anche la beffa ambientale. Come riportato da Christoph Lauterwasser, esperto ed amministratore delegato dell’Allianz Center for Technology, la produzione di batterie dei veicoli elettrici produce più anidride carbonica rispetto ai modelli a combustibili fossili, “il che significa che i veicoli elettrici devono essere guidati per migliaia di chilometri, prima di compensare tali emissioni extra”. E ciò, se si rottama un veicolo in fase iniziale, comporta la perdita “di tutto il vantaggio in termini di emissioni di Co2”.

Secondo numerosi produttori elettrici, comunque, i problemi potrebbero essere risolti adottando sezioni di batterie più piccole, oppure usufruendo dei moduli, che permettono anche di offrire chiari dati diagnostici ai consumatori per determinare lo stato delle celle della batteria. Proprio a tal riguardo, l’assenza e la mancanza di accesso ai dati diagnostici critici è stata oggetto di una class action contro Tesla, ora al vaglio della Corte distrettuale degli Stati Uniti in California.

Tutti smacchi alla favola green dell’auto elettrica, ma che ancora non hanno convinto Bruxelles ad abbandonare questa strada. Se le auto a benzina e diesel sono state salvate dal voto contrario di Germania e Italia, il mercato europeo ha presentato comunque, per il settimo mese consecutivo, un segno positivo, con l’aumento del 12 per cento delle vendite di veicoli elettrici a batteria e ibrido rispetto al 2022. Un assist notevole alla Cina, ma che rischia di far sprofondare l’automotive del Vecchio Continente.