Come dire: dalla padella alla brace. Siamo qui a brigare per riuscire a rivedere la dipendenza energetica dalla Russia e allo stesso tempo facciamo di tutto per consegnarci nelle mani della Cina. O meglio, lo fa l’Unione Europea. Che oggi grazie al voto dell’Europarlamento ha votato “sì” per bloccare la produzione di auto a diesel e benzina entro il 2035. Per puntare all’elettrico.
In teoria si tratta della solita campagna “green” portata avanti da Ursula von der Leyen e dalla sua Commissione. Nella pratica rischia di trasformarmi nella morte del motore endotermico e dunque dell’industria, e dell’indotto, su cui si basa un pezzo del Pil europeo. Il Parlamento ha approvato la proposta della commissione per imporre alle case automobilistiche lo stop alla vendita di auto a diesel o benzina nuove dal 2035. I voti a favore sono stati 339, quelli contrari 249. Non ci sarà neppure un breve periodo di transizione: l’automotive avrà una decina di anni per riconvertirsi. L’emendamento del Partito popolare europeo che voleva lasciare un margine di 10% del mercato anche alle auto inquinanti è stato bocciato. Facendo così spaccare la maggioranza.
Questo voto di fatto distrugge l’auto europea, basata sul motore endotermico. Stiamo sostanzialmente regalando il nostro mondo ai cinesi, che sull’elettrico sono più avanti di noi. Il rischio? 500mila disoccupati nell’indotto. Senza contare che, ad oggi, lungo tutto il ciclo di vita di un’auto, l’impatto ambientale delle elettriche non è affatto ridotto rispetto a diesel e benzina. Basta fare qualche esempio: estrarre i materiali utili a realizzare le batterie è tutt’altro che green: si tratta di lavorazioni ad altissimo utilizzo di acqua; non abbiamo ancora una rete elettrica in grado di sostenere milioni di auto in ricarica; certo non basterà l’eolico per alimentarle, dunque si ricorrerà a gas o carbone; e soprattutto nessuno ci ha ancora spiegato che fine faranno le batterie una volta esauste.
Non solo. I geni dell’Europarlamento hanno pure confermato che la deroga per i piccoli produttori di auto (da mille a 10mila) sugli standard di emissione di Co2 cesserà nel 2030: un colpo alla Motor Valley dell’Emilia Romagna che si basa sulla produzione di supercar.