L’industria automobilistica dell’Unione europea sta navigando attraverso acque turbolente, come dimostra il recente drastico calo nelle vendite di automobili nuove. Soprattutto delle auto elettriche. Agosto 2024 si è distinto per essere un mese particolarmente difficile, segnato da una notevole diminuzione delle immatricolazioni, tanto che l’Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea) si è vista costretta a chiedere il posticipo dell’entrata in vigore delle nuove normative sulle emissioni di CO2.
Nello specifico, il mese di agosto ha visto un crollo del 18,3% nelle immatricolazioni di auto nuove nell’Ue, con una battuta d’arresto che ha coinvolto tutti i principali mercati auto del continente. Questo calo ha particolarmente colpito il settore delle auto elettriche (-43,9% in Europa), evidenziando un periodo di stallo critico non solo per i produttori ma anche per le politiche ambientali in atto in Europa. Senza incentivi, che i governi stanno riducendo drasticamente, il mercato a spina non vola, i produttori si ritrovano in difficoltà e gli obiettivi di decarbonizzazione appaiono un miraggio: da gennaio a luglio, i veicoli full elettric hanno rappresentato il 12,6% di tutte le nuove immatricolazioni di auto in Ue, un dato ben al di sotto della soglia prevista per rispettare le norme sulla riduzione delle emissioni.
Auto elettriche, l’allarme di Acea
Di fronte a questo scenario, l’Acea, sotto la guida di Luca De Meo, ha sollevato preoccupazioni riguardo le conseguenze di tali tendenze sul settore auto, richiedendo di posticipare l’applicazione delle nuove norme sulle emissioni di CO2 che dovrebbero entrare in vigore a gennaio. L’organizzazione mette in guardia sul rischio che le case automobilistiche possano incorrere in sanzioni economiche considerevoli o essere costrette a tagliare ulteriormente la produzione per evitare multe. Come soluzione, l’Acea propone di anticipare al 2025 le revisioni previste in origine per il 2026 e 2027 sulla regolamentazione delle emissioni per veicoli leggeri e pesanti.
“Una tendenza continua alla riduzione della quota di mercato per le auto elettriche a batteria nell’UE invia un segnale estremamente preoccupante all’industria e ai decisori politici”, si legge nella nota di Acea che pure continua a sostenere gli accordi di Parigi e gli impegni alla decarbonizzazione. C’è però un problema e si chiama mercato. “Oggi – prosegue la nota – la tecnologia dei veicoli e la disponibilità di veicoli a zero emissioni non sono colli di bottiglia. Stiamo facendo la nostra parte in questa transizione, ma sfortunatamente, gli altri elementi necessari per questo cambiamento sistemico non sono in atto. Un fattore aggravante è la rapida erosione della competitività dell’UE, come confermato nel rapporto Draghi“.
Secondo Acea “mancano le condizioni cruciali per raggiungere la spinta necessaria nella produzione e nell’adozione di veicoli a zero emissioni: infrastrutture di ricarica e rifornimento di idrogeno, nonché un ambiente di produzione competitivo, energia verde accessibile, incentivi fiscali e di acquisto e una fornitura sicura di materie prime, idrogeno e batterie”. Benvenuti tra noi, ci verrebbe da dire. A tutto questo, che profuma di debacle, occorre unire anche la mancata “accettazione da parte dei consumatori” dell’auto a spina e un problemino non secondario: la poca crescita economica, che riduce le disponibilità delle famiglie che si guardano bene dal comprare auto a costi elevati.
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“Di conseguenza – ammette Acea – la transizione verso zero emissioni è altamente impegnativa, con crescenti preoccupazioni circa il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni entro il 2025. Le attuali norme non tengono conto del profondo cambiamento del clima geopolitico ed economico degli ultimi anni e l’incapacità intrinseca della legge di adattarsi agli sviluppi del mondo reale erode ulteriormente la competitività del settore”. Senza contare “la concorrenza di parte di altre regioni”, leggasi Cina, e il rischio che il settore debba affrontare “multe multimiliardarie”, “inutili tagli alla produzione” e soprattutto “perdite di posti di lavoro”. Il caso Volkswagen, pronta a segare 15mila dipendenti, insegna. “Siamo pronti – conclude Acea – a discutere un pacchetto di misure di sostegno a breve termine per gli obiettivi di CO2 del 2025 per auto e furgoni, nonché una revisione rapida, completa e solida delle normative sulla CO2 sia per auto che per camion, oltre a una legislazione secondaria mirata, per avviare con decisione la transizione verso le emissioni zero e garantire il futuro industriale dell’Europa”.
Stellantis fa il bastian contrario
Nei giorni scorsi, però, Carlo Tavares, Ceo di Stellantis, si era mostrato critico contro la posizione di Acea sulla marcia indietro nell’elettrico e la richiesta di posticipare di due anni l’applicazione dei nuovi limiti per le emissioni di C02 delle flotte. “Sarebbe folle, considerati gli ingenti investimenti operati finora dalle case automobilistiche per rispettare i dettami dell’Ue”, aveva detto nel corso di un’intervista all’Agence France Press.
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I dati delle immatricolazioni
Analizzando i dati di vendita delle auto di agosto 2024, si evidenzia una tendenza al ribasso significativa: Germania (-27,8%), Francia (-24,3%), Italia (-13,4%) e Spagna (-6,5%). Nonostante ciò, nei primi otto mesi del 2024 si registra comunque un incremento, seppur lieve, delle immatricolazioni di auto nuove dell’1,4%, con quasi 7,2 milioni di unità vendute. Le auto elettriche, però, hanno subito un tracollo del 43,9% ad agosto (92.627 unità rispetto alle 165.204 dello stesso periodo dell’anno precedente), con segnali particolarmente preoccupanti provenienti da Germania e Francia. La quota di mercato delle BEV è scesa dal 21% dello scorso anno al 14,4% del 2024.
Per le auto ibride plug-in, anche queste hanno manifestato un calo significativo del 22,3% ad agosto. Al contrario, le auto ibride registrano una crescita, con un aumento del 6,6% e una quota di mercato che sale al 31,3%, rispetto al 24% dello stesso periodo del 2023. La quota di mercato combinata delle auto a benzina e diesel ha subito una leggera flessione, attestandosi al 44,3%.
L’industria automotive si trova dunque di fronte a crescenti pressioni ambientali e a un mercato in rapida evoluzione. La richiesta di Acea di posticipare le nuove regolamentazioni sulle emissioni di CO2 riflette le sfide che le case automobilistiche devono affrontare nel tentativo di armonizzare obiettivi ambientali e realtà commerciali. I numeri in fondo parlano chiaro. I volumi di vendita di batterie elettriche nell’Ue da inizio anno sono diminuiti dell’8,4% in un mercato già in contrazione, la quota di mercato europea è scesa dell’1,3% in un anno e soprattutto solo il 16% dei proprietari europei di veicoli non elettrici sta considerando che il loro prossimo acquisto di un veicolo sarà un’auto elettrica, in calo rispetto al 18% del 2021. Non solo. Il 20% di chi ha avuto la cattiva idea di acquistare un mezzo a spina, secondo i dati Acea, ha dichiarato di essere propenso a tornare ai veicoli a combustione. Senza contare che entro il 2030 l’Europa avrebbe bisogno di 8 volte più punti di ricarica all’anno per soddisfare gli obiettivi di CO2. In pratica, un miraggio.
Franco Lodige, 29 settembre 2024
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