Auto elettriche, emergenza senza fine: l’allarme sui punti di ricarica

Ennesimo duro colpo per i talebani della religione green: cosa svela il rapporto dell’associazione europea dei produttori di automobili (Acea)

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Il mercato delle auto elettriche ha subito una brusca frenata, ma questo non è l’unico dispiacere per i talebani della religione green. Diversi Stati e numerose case produttrici hanno deciso di mettere in stand-by gli ambiziosi piani produttivi, ma altre brutte notizie arrivano dal rapporto dell’associazione europea dei produttori di automobili (Acea): secondo gli esperti, l’Ue avrà bisogno di 8 volte più punti di ricarica all’anno entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi pro clima. Non si tratta di un dettaglio di poco conto: l’integralismo verde oggi è dominante e serviranno pesanti investimenti per raggiungere gli obiettivi fissati. Il diviario tra l’attuale disponibilità di punti di ricarica pubblici e ciò che sarà effettivamente necessario per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 è stato definito “allarmante”. In altri termini, sono dolori.

I numeri del report non lasciano grandi margini di interpretazione: nel 2023 sono stati installati poco più di 150.000 punti di ricarica pubblici (meno di 3.000 In media a settimana), per un totale di oltre 630.000. Secondo la Commissione Ue, entro il 2030 dovrebbero essere installati 3,5 milioni di punti di ricarica. In soldoni, dovrebbero essere installati 410 mila punti di ricarica pubblici all’anno, ossia quasi tre volte l’ultimo tasso di installazione annuale. Numeri impressionanti, peggiorati dalle previsioni di Acea: secondo gli esperti saranno necessari 8,8 milioni di punti di ricarica entro il 2030. Vuol dire 1,2 milioni di caricabatterie all’anno, otto volte l’ultimo tasso di installazione annuale.

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Negli ultimi sei anni le vendite di auto elettriche sono aumentate tre volte più velocemente rispetto all’installazione di pnti di ricarica. “Abbiamo bisogno dell’adozione sul mercato di massa delle auto elettriche in tutti i Paesi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei di riduzione della CO2. Ciò non accadrà senza un’ampia disponibilità di infrastrutture di ricarica pubbliche in tutta la regione”, la strada indicata da Sigrid de Vries, direttrice generale di Acea. La preoccupazione è palpabile, soprattutto perchè il gap infrastrutturale rischia di ampliarsi in futuro, in misura molto maggiore di quanto stimato dalla Commissione europea.

I costi esorbitanti e la naturale resistenza al cambiamento non rappresentano le uniche criticità per le auto elettriche. Sia chiaro: l’aumento delle immatricolazioni dei veicoli a benzina non è da imputare alla mancanza di punti di ricarica. Ma si tratta dell’ennesima nota negativa, dell’ennesimo segnale del fallimento dell’integralismo verde. Con buona pace di chi sperava – per motivi tutti da scoprire – di sostituire i veicoli a benzina con quelli alla spina dalla sera alla mattina.

Franco Lodige, 30 aprile 2024

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