Dopo lo slittamento di due giorni fa, sarà oggi il giorno decisivo per la decisione sul regolamento sulle emissioni di Co2 di auto e furgoni a diesel e benzina. Il punto cruciale, come discusso nel corso delle ultime settimane, è lo stop di questi mezzi a partire dal 2035, un’imposizione che si tradurrebbe in un vero e proprio smacco per il continente europeo, ancora in vetta nel settore dell’automotive insieme all’alleato americano.
La decisione andrebbe a favorire nettamente la produzione di veicoli elettrici, la cui promotrice risulta essere guarda caso la Cina, che da anni punta su ibrido ed elettrico per superare i motori a benzina e diesel occidentali. Le volontà di Bruxelles, quindi, potrebbero comportare due esiti nefasti. Da una parte, favorire clamorosamente il principale competitor economico e commerciale, ovvero Pechino, con il pericolo di far saltare quasi mezzo milione di posti di lavoro. Dall’altra, invece, la decisione andrebbe ad inserirsi nel filo conduttore dell’ideologia ambientalista, green, delle emissioni zero. Eppure, gli stessi studi di esperti californiani (lo Stato più all’avanguardia in tema di sostenibilità) hanno segnalato come l’elettrico sia tutt’altro che ad emissioni zero. Una tesi già riportata in Parlamento Europeo dall’eurodeputato leghista Alessandro Panza, il quale segnalò la stretta correlazione tra produzione di veicoli elettrici ed estrazione di terre rare (in mano per oltre il 90 per cento al regime cinese e Stati satellite).
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Eppure, c’è ancora tempo per porre rimedio. La pronuncia sul regolamento è slittata dopo la decisione del governo italiano di votare contro. La stessa Germania ha indicato che il sì è subordinato alla presentazione di una proposta comunitaria che preveda l’immatricolazione di auto con motori a combustione anche dopo il 2035, a condizione che possano essere alimentati da carburanti sintetici. Contraria anche la Polonia, mentre incerta è la posizione della Bulgaria.
Per il via libera, in sede Ue, sarà necessario il raggiungimento del 55% dei voti (cioè il sì di 15 Paesi su 27), e che gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue. Il blocco della decisione potrebbe avvenire con il no di quattro membri del Consiglio. Tutto, quindi, rimane appeso alle volontà di Italia e Germania, insieme a quelle di Polonia e Bulgaria.
Nel corso della serata di ieri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, e il Ministro federale tedesco per il digitale e i trasporti, Volker Wissing, si sono sentiti telefonicamente, ribadendo le posizioni fatte valere nel bilaterale tenutosi a Roma lo scorso 31 gennaio: l’intesa tra Germania e Italia sul principio di neutralità tecnologica per evitare lo stop dal 2035 dei motori a
combustione. Il blocco di minoranza che si sta creando intorno al Belpaese potrebbe far nuovamente slittare il voto di oggi: sarebbe un duro colpo per il Fit for 55 tanto voluto da Ursula von der Leyen.
Il no secco di Roma è stato ribadito poche ore fa anche dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, secondo cui “i target ambientali vanno raggiunti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, in cui non rientrerebbe il divieto dei veicoli a benzina e diesel dal 2035.
Matteo Milanesi, 3 marzo 2023