Come sapete bene, questo nostro sito non ha mai lesinato critiche non tanto alle auto elettriche in sé, chi la vuole se la compri, è il mercato bellezza, bensì alle strategie di un’Europa che in nome di un presunto miglioramento del clima sta pian piano uccidendo l’industria dell’automotive europea mettendosi nelle mani dei cinesi e degli americani. Sia per quanto riguarda le materie prime necessarie a costruire le batteria. Sia per la tecnologia, che ci vede decisamente indietro rispetto ai competitor. Dal 2035 l’Ue ha deciso di intervenire nel libero mercato e vietare la produzione dei motori endotermici, convinti che i consumatori avrebbero reagito con gioia in nome della difesa dell’ambiente. Così non è andata.
E non se ne sono accorti solo i costruttori di auto, che nell’ultima riunione di Acea hanno chiesto una revisione degli obiettivi sulle emissioni di C02 per evitare di uccidere definitivamente un settore che dà lavoro a milioni di persone. L’hanno capito pure alcuni manager, esclusi quelli di Stellantis, che pure hanno le loro colpe per aver appoggiato la linea Timmermans senza prevedere il disastro che ne sarebbe conseguito. E cominciano a comprenderlo anche i politici di mezza Europa, che – tra un salto in avanti e due indietro, come nel caso della Germania – adesso frignano di fronte ai partiti “populisti” che fanno incetta di voti mentre le vendite delle auto a spina arrancano senza incentivi a pioggia.
Bene. Oggi Giovanni Passalacqua, Partner e Automotive Consulting Leader di EY in Italia, ha citato alcuni dati dell’EY Mobility Consumer Index 2024 (lo studio annuale condotto da EY su 28 Paesi, inclusa l’Italia, con circa 19 mila intervistati) che, se letti nel modo giusto, e non da fan dell’auto alla spina, fanno riflettere. E molto. Primo: gli italiani sono gli automobilisti che si confermano tra quelli con un’alta inclinazione all’acquisti di veicoli elettrici o ibridi (65%), anche se con una propensione in calo rispetto all’anno scorso (70%). Sebbene in diminuzione, l’interesse per i veicoli elettrificati in Italia rimane leggermente superiore alla media dei 28 Paesi esaminati (62%) e colloca l’Italia al sesto posto nella classifica globale. Per la precisione la propensione all’acquisto di veicoli BEV (elettrica pura) passa dal 21% del 2023 al 22%, leggermente sotto la media globale del 24%. Quella per i veicoli ibrido plug-in scende 22% al 20%. Mentre per le auto ibride la propensione all’acquisto cala dal 27% al 23%.
Gli italiani pensano all’elettrico un po’ perché attenti alla sostenibilità, bombardati come sono dalla narrazione green. E un po’ anche per questioni di soldi: da noi la benzina e il gasolio costano un occhio della testa rispetto ad altri Paesi Ue a causa delle accise. Quindi chi può cerca di risparmiare alla pompa. Il che è comprensibile. Ma se gli italiani amano il green e vogliono risparmiare, come dice Passalacqua, perché allora non si vedono in giro auto elettriche come se piovesse?
Semplice. “Nonostante l’interesse nell’acquistare veicoli elettrici – spiega Passalacqua – gli elevati prezzi, in comparazione a veicoli ad alimentazione endotermica e ibrida, limitano lo sviluppo del mercato delle auto internamente elettriche o BEV di cui la quota di mercato in Italia è stata inferiore del 4% nel 2023″. Costano troppo, insomma. Hai voglia a risparmiare sulla benzina se la differenza tra un’auto a motore endotermico e una elettrica è nell’ordine di decine di migliaia di euro. Infatti il sondaggio rivela che tra le motivazioni che limitano l’adozione dell’elettrico figurano la poca distanza percorribile a fronte di una completa ricarica del veicolo (33%), i tempi di ricarica troppo lunghi (30%) ed i costi iniziali di acquisto troppo elevati (30%).
Tradotto: in termini di vendite, siamo indietro sia alla Cina (27% la quota di mercato di BEV), alla Germania (12,5%, in calo rispetto al 17,5% del 2023) e anche rispetto ai nostri cugini spagnoli (4,7%). La prova del nove riguarda gli incentivi: una elettrica la compro, magari, ma solo se una bella fetta la paga lo Stato. “Ad oggi il consumatore è abituato e si aspetta che l’acquisto di una vettura, BEV o PHEV, sia sostenuta da sussidi – spiega l’esperto – In Germania, infatti, l’improvvisa rimozione degli incentivi legati all’acquisto di vetture BEV ha causato una riduzione delle immatricolazioni, portando la quota di mercato al 12,6% nella prima metà del 2024. In Italia si è verificato un fenomeno simile quando le immatricolazioni sono aumentate a giugno 2024 del 116% rispetto a giugno dell’anno scorso una volta confermati e resi accessibili i fondi annunciati legati all’acquisto di vetture ad alimentazione BEV e ibrida”.
Il flop spiega tutto con il costo elevato dei modelli elettrici? Ovviamente no. “Malgrado i progressi dell’ultimo anno – spiega sempre Passalacqua – l’infrastruttura di ricarica e l’esperienza del cliente rimangono aree critiche su cui è necessario accelerare”. Detto in altre parole: magari sarei anche propenso a passare ad una plug-in, ma dove la ricarico? Di box nelle grandi città ce ne sono pochi e affittarne uno costerebbe un occhio della testa. Di caricarla in strada non se ne parla, visto che le colonnine sono poche. E poi durante i viaggi lunghi… Fatto due più due, il consumatore vira altrove. “Tra i fattori che hanno maggiormente influenzato negativamente l’esperienza di ricarica – aggiunge Passalacqua – il 33% degli intervistati in Italia ha segnalato la limitata autonomia del veicolo con una ricarica completa, mentre il 30% ha lamentato i tempi di ricarica troppo lunghi, attribuibili alla scarsa disponibilità di punti di ricarica fast”.
Insomma: il sondaggio ci dice, in sintesi, che il 65% degli automobilisti vorrebbe anche comprare un’auto elettrificata ma non lo fa per motivi semplici, chiari ed economicamente logici. Domanda a chi corre verso l’elettrico senza preoccuparsi dei consumatori: ma era davvero imprevedibile che il mercato avrebbe reagito così?
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