Il mercato delle auto è messo davvero male. Siamo arrivati al punto in cui il titolo di Stellantis ha perso il 15% in Borsa. Siamo di fronte a una delle crisi più importanti della prima industria europea, un disastro che era già scritto nei fatti e che nasce da un combinato disposto di diversi fattori: l’idiozia di aver pensato che con l’elettrico noi si potesse competere con i cinesi, e invece gli abbiamo steso un tappeto rosso per farci un mazzo così; e il ridotto consumo di auto tra le nuove generazioni, essendo diventato ormai un mezzo di trasporto non più così iconico come era nel passato. Due evidenze che ci hanno portato sin qui.
Ma la cosa che mi fa girare le palle da destra, da liberale, è che questi manager delle auto sono considerati delle star, gente da 37-38 milioni di euro di stipendio all’anno. Sono come quei grandi banchieri che prima del 2007 ci raccontavano dove sarebbe andato a finire il monto, compravano sportelli a gogo e poi cosa successe? Fallirono le loro banche.
Lo dico chiaramente: avete rotto i coglion*. Perché io non voglio che i miei soldi vengano usati né per salvare le banche né per salvare le industrie automobilistiche, che saranno un disastro. I manager hanno combinato disastri? Che se la vedano loro. L’unico che aveva capito dove si stava andando e cosa si sarebbe dovuto fare si chiamava Marchionne. L’unico che aveva il coraggio di dire, per esempio, che l’auto elettrica era una gigantesca follia.
Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 1° ottobre 2024