Ieri ho assistito a In onda, su La 7, trasmissione condotta da Telese e Parenzo. L’ospite era Fontana, il governatore della Lombardia. Il tema del dibattito era l’Autonomia richiesta dalle Regioni Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. La riforma è in discussione al parlamento: la Lega vorrebbe procedere, il Movimento 5 stelle tira il freno a mano.
Di cosa stiamo parlando? L’articolo 113 della Costituzione elenca una serie di materie, come la scuola, che possono essere amministrate direttamente dalle Regioni che ne facciano richiesta. Sono parecchie materie, la principale è la scuola. Ordine pubblico e difesa restano, per capirci, di esclusiva competenza statale. Lo Stato oggi spende una cifra per organizzare l’anno scolastico della Lombardia, regione che prendiamo a esempio. La scommessa del governatore è di essere più bravo dello Stato.
Da qui la richiesta: fatemi gestire quella cifra. Sicuramente riuscirò a risparmiare qualcosa. Il risparmio è mio e lo investo sul mio territorio. Dunque, nulla è sottratto alle regioni più povere. Lo Stato continua a investire le stesse cifre, ovunque. La Autonomia converrebbe anche al Sud. Costringerebbe le regioni più povere a cambiare modello economico: dall’assistenzialismo alla produzione. I cattivi amministratori sarebbero sbugiardati con facilità e non avrebbero alcuna scusa da invocare. Quindi potrebbero essere cacciati. Ma se l’Autonomia conviene a tutti, da dove nascono le resistenze? Forse dall’elefantiaca burocrazia statale che lotta per prosperare con i soldi dei cittadini…
Alessandro Gnocchi, 26 luglio 2019
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