Continua ad infittirsi il mistero attorno alla multinazionale dell’informatica Autonomy e al suo fondatore Mike Lynch. Dopo l’incidente automobilistico in cui ha perso la vita l’ex vicepresidente finanziario Stephen Chamberlain, e il naufragio al largo delle coste siciliane del superyatch Bayesian, a seguito del quale risultano tutt’ora dispersi lo stesso Lynch, il suo avvocato Christopher Morvillo e il presidente di Morgan Stanley International Jonathan Bloomer, sembrano emergere nuovi inquietanti particolari a far da cornice a una trama degna di un thriller di Hitchcock.
Dopo la controversa vendita di Autonomy alla multinazionale Hewlett-Packard, costatagli dodici anni di processi poi culminati con un’assoluzione piena lo scorso giugno, Mike Lynch aveva messo in piedi una società di venture capital, Invoke Capital, attraverso la quale aveva poi finanziato con 20 milioni di dollari la creazione di Darktrace, azienda all’avanguardia nella sicurezza informatica, quotata nell’aprile 2021 alla borsa di Londra con un valore di mercato di 2,5 miliardi di sterline.
Darktrace, tuttavia, oltre ad essere diventata leader mondiale nel settore della cybersecurity, è anche un’azienda profondamente radicata nel mondo dell’intelligence. Già la nascita della multinazionale co-fondata da Lynch era avvenuta attraverso l’incontro tra matematici dell’Università di Cambridge e ufficiali del GCHQ, l’agenzia governativa britannica che si occupa di sicurezza, spionaggio e controspionaggio nell’ambito delle comunicazioni. Dopodiché, la neonata società britannica aveva reclutato numerosi ex agenti di MI5, CIA e NSA, creando così un team con competenze uniche nel settore della sicurezza informatica.
Tra i co-fondatori di Darktrace, oltre a quello di Lynch, spicca il nome di Stephen Huxter, figura di spicco del cyber defense team del MI5, che ha ricoperto la carica di direttore operativo della società. Poco dopo il lancio dell’azienda nel settembre 2013, Darktrace annunciava la nomina nel proprio consiglio di amministrazione dell’ex direttore generale del MI5 Jonathan Evans. Lo stesso Huxter assunse poi come amministratore delegato di Darktrace, Andrew France, veterano trentennale ed ex vice direttore dell’agenzia di spionaggio governativa GCHQ.
In seguito, Darktrace nominò l’ex MI5 e GCHQ Dave Palmer quale Chief Product Officer, e John Richardson, ex dirigente dell’intelligence del governo britannico, quale Direttore della Sicurezza. Per penetrare negli States, Darktrace reclutò poi, tra gli altri, due alti funzionari della NSA, Jim Penrose e Jasper Graham, e l’ex direttore della sicurezza informatica della CIA, Alan Wade. In pratica, la quasi totalità del team di sicurezza informatica a disposizione della società fondata da Lynch vanta una lunga militanza nei servizi di intelligence di Usa o Uk.
C’è poi un’altra interessante connessione che lega Darktrace con Julian Assange, attraverso la società di private equity Vitruvian Partners, che risulta uno dei principali investitori in Darktrace. Il vice presidente e consulente per la sicurezza informatica di Vitruvian è Alexander Arbuthnot, figlio di Emma Arbuthnot, magistrato capo di Westminster che ha presieduto le udienze di estradizione di Assange negli Stati Uniti. Il figlio del giudice che ha supervisionato i procedimenti di estradizione del fondatore di Wikileaks, è dunque il vice presidente di un fondo che possiede investimenti milionari in Darktrace, il cui personale è composto da ex dirigenti dei servizi di intelligence britannici e statunitensi, quelle stesse agenzie che si celano dietro l’azione penale intentata dal governo Usa contro Julian Assange.
Ricapitolando: oltre ad aver subito un lungo processo negli Usa con l’accusa di frode per la vendita della società Autonomy, Mike Lynch aveva dei rapporti molto radicati con il mondo dell’intelligence statunitense e britannico, consolidati dopo la fondazione di un’altra società, Darktrace, azienda di sicurezza informatica i cui sistemi sarebbero recentemente stati utilizzati dai servizi di sicurezza israeliani per individuare alcuni dei massimi dirigenti di Hamas.
Insomma, quello che appariva ai più come un tragico naufragio, col passare delle ore assume sempre più i tratti di una vera e propria spy story.
Salvatore Di Bartolo, 21 agosto 2024
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