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Autostrade, una norma da Paese sudamericano - Seconda parte

Mentre il governo è diviso su molti dossier importanti, dalla Tav alle Autonomie, in commissione Trasporti lavora d’amore e d’accordo. Non è detto che la legge alla fine passi con questo emendamento punitivo. E sembra talmente spropositato che il suo fine ultimo potrebbe non essere banalmente quello di essere approvato. Anche se non è escluso che la politica non riesca a trovare un funzionario che si assuma la responsabilità folle e personale di rischiare penali e l’ira funesta dei concessionari che si ritenessero defraudati dai loro preziosi contratti.

Viene però da pensare, come dicevamo, che la cosa sia più complessa e che questa norma abbia a che vedere con la trattativa Alitalia.

L’ad di Atlantia-Autostrade, Castellucci, sarebbe infatti disponibile a prendere una quota (fino al 40 per cento) della ex compagnia di bandiera, ma a precise condizioni. a) La prima riguarda una procedura fair sulla vicenda che riguarda la tragedia del ponte Morandi. Che potrebbe addirittura essere oggetto di una precisa pattuizione stragiudiziale. b) La seconda riguarda invece la governance della nuova Alitalia, in cui Atlantia-Autostrade sarebbe disponibile ad investire, ma solo al patto di avere gran parte delle leve di comando.

Una così esplicita forzatura contra aziendam non può lasciarci sereni. Oggi sono le autostrade, domani le concessioni telefoniche, dopodomani i nostri conti correnti. In un Paese liberale le norme dovrebbero essere generali e astratte. In un Paese liberale.

Nicola Porro, 30 maggio 2019

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