Ieri, senza grande rumore, grillini e leghisti, mentre litigavano a Palazzo Chigi, viaggiavano di comune e grande accordo in commissione Trasporti. Partorendo una norma allucinante, in forma di emendamento al decreto Sblocca-cantieri che, per ora, non sblocca niente. Ha tutta l’aria di essere una vera e propria norma contra aziendam. I due relatori in commissione Trasporti, in poche righe, hanno caricato un bazooka puntato verso le nostre concessionarie autostradali. In particolare, nel mirino potrebbe finire Atlantia, responsabile di quella tratta di autostrada dove è avvenuta la tragedia del ponte Morandi. Sentite bene cosa scrivono riguardo ai dipendenti pubblici: «La gravità della colpa e ogni conseguente responsabilità sono in ogni caso escluse se il fatto dannoso trae origine da decreti che determinano la cessazione anticipata, per qualsiasi ragione, di rapporti di concessione autostradale…» previo parere dell’avvocatura dello Stato.
La norma è rivolta ai funzionari pubblici che, cosa piuttosto singolare, sarebbero nelle intenzioni del governo legalmente scudati da ogni loro possibile colpa solo se revocano una concessione a un concessionario autostradale. Insomma, nella nostra pubblica amministrazione, paralizzata dal rischio di firma e per questo oggetto di una proposta proprio di Matteo Salvini di rivedere il reato di abuso di ufficio, ebbene nella medesima pubblica amministrazione si apre un varco di improcedibilità solo per chi firma contro le autostrade. I funzionari che hanno a che fare con Atlantia, Toto, Gavio e via andando, possono decidere e disporre senza rischi di sorta; se invece i medesimi funzionari si azzardano a ritirare, che so, una licenza commerciale o modificare una concessione edilizia, continuano invece a pagarne le conseguenze, se dimostrata una loro colpa.
Per quanto si possa avere in antipatia Autostrade e quel fenomeno di sinistra chic che è il suo proprietario Benetton, questo è un codicillo da Paese sudamericano. Toglietevi per un momento dalla testa gli attuali concessionari e pensate per un attimo a chi mai potrebbe venire in questo Paese ad investire sapendo non solo che il governo può cancellare un contratto senza processo, ma che il funzionario della pubblica amministrazione che esegua la sconcezza è libero da qualsiasi responsabilità. Caso unico nel nostra sistema amministrativo.
Mentre il governo è diviso su molti dossier importanti, dalla Tav alle Autonomie, in commissione Trasporti lavora d’amore e d’accordo. Non è detto che la legge alla fine passi con questo emendamento punitivo. E sembra talmente spropositato che il suo fine ultimo potrebbe non essere banalmente quello di essere approvato. Anche se non è escluso che la politica non riesca a trovare un funzionario che si assuma la responsabilità folle e personale di rischiare penali e l’ira funesta dei concessionari che si ritenessero defraudati dai loro preziosi contratti.
Viene però da pensare, come dicevamo, che la cosa sia più complessa e che questa norma abbia a che vedere con la trattativa Alitalia.
L’ad di Atlantia-Autostrade, Castellucci, sarebbe infatti disponibile a prendere una quota (fino al 40 per cento) della ex compagnia di bandiera, ma a precise condizioni. a) La prima riguarda una procedura fair sulla vicenda che riguarda la tragedia del ponte Morandi. Che potrebbe addirittura essere oggetto di una precisa pattuizione stragiudiziale. b) La seconda riguarda invece la governance della nuova Alitalia, in cui Atlantia-Autostrade sarebbe disponibile ad investire, ma solo al patto di avere gran parte delle leve di comando.
Una così esplicita forzatura contra aziendam non può lasciarci sereni. Oggi sono le autostrade, domani le concessioni telefoniche, dopodomani i nostri conti correnti. In un Paese liberale le norme dovrebbero essere generali e astratte. In un Paese liberale.
Nicola Porro, 30 maggio 2019