Avviata la causa di beatificazione di Luca ‘No Border’ Casarini

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Luca casarini

Dobbiamo proprio crederci a Luca Casarini che fa il buon samaritano, il convertito sulla via di Bagnasco, il cardinale? Noi poco ci crediamo e meno ancora ci convince, ma se ci crede il Papa, che gli dà uno scritto per un libretto vocazionale; se ci crede il Corriere che gli fa uno di quegli articoli pubblicitari in cui si sta specializzando. Ne esce un ritratto agiografico, da vita dei santi e questo sì che fa ridere, è perfino imbarazzante, come quando a scuola il professore chiamava quello più raccomandato di tutti e gli diceva: dimmi quello che vuoi.

Casarini le raccomandazioni le ha in alto, così in alto che, dopo Mondadori, esce con Feltrinelli e nel celebrarsi come neo predicatore, non si fa pregare: la vita di stenti, il catorcio vecchio di vent’anni, che inquina, e chissà Greta, le millequattrocento euro al mese se va bene, le ascendenze naturalmente antifà che a lui non bastavano mai, nella costernazione della famiglia, partigianato vintage, ma davvero c’è stata la lotta di liberazione sotto al Canal Grande?

Casarini, l’ex casinista che non mancava mai dove c’era un casino, la tuta bianca che trovò il suo momento di gloria tra le sante canaglie di Genova, deve avere un concetto tutto suo della divina provvidenza. Ma fin che il Papa gliela garantisce… Il Corriere supera il grottesco, arriva a chiedergli se se la sentirebbe di insegnare religione, teologia e va già bene che si sente rispondere che no, non è il caso: ha più ritegno l’intervistato di chi lo interpella, tutto dire. La vita di san Luca “che salva le vite umane” sembra uscita da una sagrestia, “ho fatto anche il chierichetto”, ma le intercettazioni svelano un concetto un po’ diverso, un po’ più sfumato, elastico di “quei mona de vescovi”. Ma se lo chiamano anche al Sinodo, si vede che non se la prendono. E se non se la prendono “i mona”, se non ci fa caso il Boss, non in tuta ma in tonaca bianca, dovrebbe farcelo il Corriere?

Difatti tira via: nessuna memoria di una vita di casini, del peregrinare per i sette mari della sinistra antagonista ma pure per i rivoli di quella sedicente riformista, piddina per capirci, della gestione, fallimentare, della trattoria “Allo sbirro morto” di Marghera, degli arresti domiciliari, “sono pieno di reati e di condanne”, 4 anni e 7 mesi complessivi e definitivi, roba da professionisti, senza contare le pendenze con la procura di Ragusa che gli imputa il favoreggiamento nell’immigrazione clandestina; ce n’era sì da ricordare, per esempio questo passaggio, preso da un articolo del “Giornale” dello scorso dicembre:

“… la pesante accusa a 8 indagati di avere trasbordato i migranti in cambio di denaro è avallata da «intercettazioni telefoniche e riscontri documentali». Il procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna, ribadisce che emerge una «laboriosa negoziazione protrattasi dagli inizi di settembre al 30 novembre 2020» con una richiesta iniziale di 270mila euro da parte dei talebani dell’accoglienza. Caccia il 7 ottobre si è pure recato a Copenaghen per incontrare i dirigenti della Maersk al fine di «lucrare secondo la procura – il controvalore pecuniario dell’operazione di trasbordo». Casarini intercettato mentre parla con Alessandro Metz, armatore della Mare Jonio ed ex consigliere regionale dei Verdi in Friuli-Venezia Giulia, sostiene che «domani a quest’ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiare»”.

Cosa che avvenne fatalmente, ah, la provvidenza marinara. Una informativa della Questura aggiungeva: “Non si escludono contatti con la criminalità organizzata e non di Palermo [dove Casarini viveva]”. Che sarà mai, anzi: omissioni strane, curiose, i solito fanno curriculum, spediscono al Parlamento europeo o su poltrone equipollenti.

Ma forse Bruxelles è una meta troppo modesta per il nostro marinaretto specializzato in conversioni e riconversioni: una volta scrissi (e la guancia non voleva porgerla ma gonfiarla: era un altro momento) che nel suo caso si nasce sovversivi e si muore partite Iva, ma mi sbagliavo, lui, in caso, vuole morire minimo cardinale. Del resto siamo già nella fase della detransizione sessuale, figuarsi quella politica o confessionale.

Che volete, oggi per avere fortuna si fa così, ci si crea una mitologia sinuosa, anche incomprensibile, ma più contraddittoria è e più funziona. La coerenza ormai è invisa a tutti, riposa in fama di pedante, sai quanto sono più interessanti, divertenti quelli che fanno la muta a ogni stagione. Poi fa leggenda, quasi tutti i grandi santi sono stati prima grandi peccatori, “Signore non farmi peccare dieci minuti prima di morire”, “Il bene che vorrei non lo faccio, il male che non vorrei lo faccio”, il che incoraggia alle rispettiva, personali debolezze o turpitudini. La conversione senza espiazione, ecco una cosa che piace molto ai cattolici italiani. Piace anche a Bergoglio, che più dice “non sono un comunista” e meno gli credono perché si circonda solo di ultra-comunisti, di quelli che per prima cosa impiccherebbero i preti al campanile.

Allora, ci crediamo a don Casarini, alla sua faccia da prevosto? Ovviamente no, ma quello che crediamo noi conta zero e in ogni caso c’è sempre la prova del diavolo: dimostrami che non mi sono convertito davvero, che non ho cambiato anima davvero. Sono di quelle verifiche che si scoprono, o si scontano, solo vivendo, ma l’impressione è che il Casarini delle mille mute e conversioni e peregrinazioni questa volta abbia svoltato davvero. Chi ha dietro i vescovi campa tranquillo, ha dietro il potere dei poteri e il prevostone Casarini di vescovi ne ha quanti ne vuole. A cominciare dal cardinal Zuppi di Sant’Egidio che non manca un telegiornale, coi pretesti più fantasiosi, ieri hanno raccontato la storia di uno, un clochard, che a un certo punto è entrato nel giro offrendosi come factotum per altri lasciati indietro dalla vita, e per farlo raccontare lo hanno messo davanti a un pannello col logo della ditta, come gli sportivi con gli sponsor.

Sì, è molto cattolica, molto incoraggiante e molto pretesca la storia del gran casinista, del peccatore che a un certo punto sogna Cristo, cambia strada e finisce intimo del suo rappresentante in terra. Un buon diavolo, il don Casarini, uno che ne combinava di ogni ma a fin di bene, e alla fine il bene lo ha visitato. E adesso fa i libri col Papa più grafomane della storia. C’è la suor Cristina che scappa dal convento per votarsi ai reality show e c’è il don Luca che trasloca l’antagonismo da reality show dritto in Vaticano. Dritto davvero. Che volete, oggi per sfondare o fai l’influencer, o occupi case o fai il sabotatore. Finché non arriva la folgorazione o almeno la normalizzazione. Insomma tutti i salmi finiscono il gloria e, almeno in questo il vecchio Marx non si sbagliava, tutte le tragedie finiscono in farsa. E adesso rassegnamoci al solito rompicoglioni che ti viene a spiegare che no, non hai capito niente, sei prevenuto, la parabola del figliol prodigo, quella della pecorella smarrita, il cattolicesimo non è questo e la chiesa non funziona così. Invece funziona proprio così.

Max Del Papa, 18 novembre 2024

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