Io vorrei… non vorrei… ma… se vuoi… Canta Lucia Azzolina, in arte ministra dell’Istruzione. Le sue trovate paiono roba da liceale, fortemente indecisa a tutto, Azzolina una non ne fa ma cento ne pensa: poi dà regolarmente la colpa agli altri. Gli alunni imbalsamati e insaccati come profilattici: no, mi avete frainteso, non volevo dire quello. I banchi incapsulati come astronavi di plexiglas: no, che vi salta in mente, non sono stata io. Lo smart learning fino al 2050: sì, cioè no, ma chi l’ha detto, dipende dai tecnici. Le lezioni tassativamente anche di sabato: “macché, ci sarà una diversa modulazione settimanale del tempo”.
Praticamente una supercazzolina con scappellamento in Venezuela. Avanti tutta a marcia indietro. Lucy! Lucy, ah! Di solito così non si fa… Azzolina ha una task force di 150 persone, che spremono trovate a getto continuo: come fa una scoglia, a arginare il mare, di cazzate immense, che son lì a volare. Adesso Lucy in the Sky with Diamonds, o meglio con le scie chimiche, ha trovato una nuova frontiera, la scuola diffusa, l’edilizia leggera, “portiamo gli studenti nei cinema, nei teatri, nei musei, nei parchi, facciamo in modo che respirino la cultura di cui hanno bisogno”. Sembra il sindaco di Stromboli, quello di Caro Diario, di Nanni Moretti, “e allora piazze, strade, fontane, teatri…”, quello che voleva importare le palme da Los Angeles e ingaggiare Storaro per i tramonti.
E infatti anche il viale Trastevere, sede del ministero, è un viale del tramonto, però con nessuna luce e tutte ombre: il marasma regna sovrano, le linee guida sono tutte storte per la disperazione di governatori, sindaci, presidi, professori, studenti, genitori, operatori e chi più ne ha più la dimetta, per carità. Più che linee rette sono arabeschi flainaeschi, ma Lucy non si arrende, lei ha un asso nella manica, la parola magica, la dimensione che aggiusta tutto: l’inclusione.
Ogni cosa, ogni problema, ogni urgenza, ogni prospettiva nella visione azzolinesca è inclusiva. La scuola inclusiva anche se all’aperto, diffusa, polverizzata; i banchi inclusivi; le mascherine perpetue, inclusive; le rime buccali inclusive, absit injuria pornis; gli scuolabus inclusivi; la riapertura inclusiva. Azzolina: e sai cosa includi. Azzolina, e non sai cosa studi. Azzolina, per lo studente che non deve chiedere mai, tanto la risposta, amico mio, soffia nel vento. Io questa Azzolina me la porto a scuola. Azzolina appena arriva a palazzo Chigi chiede un caffè inclusivo, la sua dieta è inclusiva, e anche le sue tesine di laurea: includevano da qualche altro. E se davvero tu vuoi vivere una vita più inclusiva e più fragrante.
Ma Conte la espungerebbe, è disperato, l’hanno sentito canticchiare per i saloni di Villa Pamphilj triturando stuzzichini: ma che disastro, io ho creato un mostro; ho fatto l’Azzolina per ministro; ma il mio mestiere è tirare innanzi; che a dire che son ganzo pensa Scanzi. Io non posso stare ferma con le mani nelle mani tante cose ho da sfasciare prima che venga domani e se un prof già sta dormendo io non posso riposare farò in modo che al risveglio non mi possa più scordare. Questo è poco ma sicuro.
Sì, ma quando si riapre? Il 14 settembre, è deciso: seduto in quel caffè (inclusivo), io non pensavo a te. Pensavo solo che, la scuola non fa per me. Parlo, rido e tu, tu non sai perché, fo il ministro e tu, tu non sai perché. Chi entra, chi esce? Chissà chi lo sa. Ingressi e uscite “differiti e scaglionati”, e che vor dì? Lo scopriremo solo studiando, se ci riusciamo. E come funzioneranno le lezioni “a turni differenziati”? Ma lascia stare, ma chi te lo fa fare. Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più? E come stai? Domanda inutile, stai al ministero e ci scappa da ridere. Azzolina nuntereggaepiù. Felicità è vedere Azzolina su una panchina, la felicità, chè la scuola declina e lei la destina con felicità, a sicura rovina, questa Azzolina, ma dov’è che va, cos’è che fa?