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Azzurri in ginocchio: il trionfo delle scemenze

Gli europei e gli inginocchiamenti costituiscono la storia più ridicola e più grottesca degli ultimi tempi. Tutto è iniziato male, proseguito peggio e sta finendo in una colossale pagliacciata. Il caso degli azzurri è forse quello più emblematico. In una partita metà squadra si è inginocchiata, l’altra metà non si è inginocchiata: apriti cielo! C’è chi è intervenuto – ad esempio Enrico Letta dicendo “mi auguro che alla prossima partita tutti quanti gli azzurri si inginocchieranno” – ed è stato subito servito: nessuno si è inginocchiato. Caso chiuso? Nemmeno per sogno. Appena soltanto aperto. Tant’è vero che per la prossima partita con il Belgio, i cui giocatori si inginocchieranno, gli azzurri hanno fatto sapere che, pur non condividendo la loro scelta, anche gli azzurri si inginocchieranno per solidarietà. Insomma, un vero e proprio pasticcio.

Quando la toppa è peggiore del buco! Se gli azzurri si fossero attenuti al consiglio saggio o di elementare buon senso dato da Roberto Mancini (“la libertà è la cosa più importante”) avrebbero risolto tutto in maniera elegante e in modo intelligente. Invece, siccome di questi tempi tutti si conformano alle scelte cretine e alle scemenze, il risultato non può che essere quello che venne descritto in maniera perfetta da Ennio Flaiano: la situazione è tragica, ma non è seria. Se oggi Leo Longanesi dovesse scrivere dovesse scrivere un nuovo libro sul carattere degli italiani non scriverebbe più In piedi e seduti, ma In piedi, seduti e inginocchiati. Mettiamo il caso che il Belgio dicesse “no, noi non ci inginocchiamo più ma faremo le capriole” – come ha detto con arguzia Ignazio La Russa – che cosa farebbero gli azzurri per solidarietà? Le capriole? E se invece i giocatori del Belgio dicessero di voler fare il ballo del qua qua? Anche gli azzurri farebbero faremo il ballo del qua qua per solidarietà? La situazione è estremamente ridicola e la verità è più elementare di quanto non si immagini. Eppure nessuno vuole più ascoltarla. Sapete perché non conviene? L’altro giorno ho letto una bellissima intervista di Aldo Cazzullo a Riccardo Muti, nella quale il grande direttore d’orchestra dice di essersi stancato della vita; i direttori gesticolano e studiano poco.

Eccola qua la verità: oggi si studia poco. Anzi, diciamo pure che oggi non si studia proprio più. Fino a qualche mese fa non eravamo in balia di un governo che ci stava portando letteralmente al disastro nazionale e abbiamo dovuto sostituirlo in corsa con Mario Draghi, che in qualche modo ci ha messo una pezza. Ecco la dimostrazione plastica che in questo Paese, per non dire nel mondo intero, nessuno studia più. Siamo immersi totalmente nelle scemenze, nelle cretinate.

Questo è il risultato. Se il Belgio dovesse ballare il ballo del qua qua, anche gli azzurri per solidarietà ballerebbero il ballo del qua qua.

Giancristiano Desiderio, 29 giugno 2021