Lunedì 26 dicembre, durante la puntata di Mattino cinque, in onda sull’omonimo canale Mediaset, abbiamo assistito ad un duello all’Ok Corral tra Antonella Boralevi, irriducibile talebana sanitaria, e Matteo Bassetti.
Lo spunto della controversia è nato da un orrendo episodio accaduto in questi giorni a Roccasecca Scalo, paesino di 7.000 abitanti in provincia di Frosinone, laddove la direttrice di una scuola dell’infanzia ha, a mio avviso del tutto arbitrariamente, ammesso un solo genitore per alunno alla recita di Natale. Ora, sebbene la stessa Boralevi abbia disapprovato la scelta della dirigente scolastica, il suo intervento successivo è stato pesantemente ridicolizzato dall’infettivologo genovese, il quale ha consigliato la direttrice in oggetto e la Boralevi di “comprarsi l’allegro virologo”, ritenendo costoro assai propense a giocare con il mestiere degli altri.
Queste, in particolare, le affermazioni della nobildonna fiorentina che hanno suscitato l’ironia di Bassetti: “Io penso che dobbiamo capire, lo dico forte e chiaro (parafrasando una celebre affermazione del colonnello di un battaglione di paracadutisti americani, interpretato da John Wayne, nel colossal bellico “Il giorno più lungo”), dobbiamo capire che si, l’emergenza il governo ci ha detto che è terminata il 31 marzo, ma noi abbiamo davanti…. cioè l’ha preso anche Mattarella il Covid. Allora capiamo che l’emergenza è finita, ma il Covid, i virus, l’influenza australiana, le varianti del Covid no. I dati della Cina sono spaventosi. Allora, perché non possiamo imparare a vivere, si con tranquillità, ma con qualche precauzione? Non siamo dei bambini a cui bisogna dare il liberi tutti. Siamo degli adulti a cui si può dire: state attenti, fate la vostra vita con precauzione”.
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E quali sarebbero tali precauzioni, secondo il pensiero di codesta geniale sostenitrice della nuova normalità dei paranoici? Ovviamente le solite regolette auree con cui ci hanno scassato i cosiddetti per oltre due anni: mascherine, lavaggio ossessivo delle mani e distanziamento. Oltre a ciò la Boralevi ha aggiunto per i momenti conviviali delle festività natalizie un’ulteriore misura di sicurezza, se così la vogliamo definire, che ha chiamato il bacio della nonna, dato che a suo dire in passato esso era molto in voga. In pratica, ha spiegato la celebrata donna di cultura, “quando incontro un parente o una persona amica, mi limito a baciare l’aria ad una certa distanza”.
E certo, se ci facciamo prendere dall’ossessione da assedio virale che manifesta la Boralevi, tutto questo potrebbe sembrare ancora insufficiente. Tagliando la testa al toro, meglio sarebbe restare rinchiusi in casa almeno per l’intero inverno, così da evitare sgraditi incontri con i detestati antigeni.
Solo che, come ha spiegato successivamente Bassetti, quest’anno l’influenza stagionale risulta particolarmente cattiva proprio per aver alterato, con i metodi che tanto piacciono alla scrittrice toscana, l’antico rapporto che è sempre esistito tra questi antigeni e la componente sana della popolazione, impedendo ad essa di realizzare quella sorta di immunizzazione naturale che, assai prima dell’invenzione dei vaccini, ha permesso all’uomo di convivere con gran parte dei medesimi antigeni sin dagli albori dell’umanità.
Dunque, si tratta di una vera e propria eterogenesi dei fini che, dopo il caos determinato con la folle linea sanitaria seguita per un virus a bassa letalità, in futuro potrebbe causare altri disastri, soprattutto se non la smetteremo di perseguire la folle nuova normalità degli irriducibili talebani sanitari.
Claudio Romiti, 27 dicembre 2022