Cronaca

Bagni gender neutral a Euro24? Ma andate a evacuare davvero

Il campionato europeo in corso ha visto l’introduzione dei bagni woke. Ma il wc è da sempre il luogo più democratico

Dal sesso inclusivo al cesso inclusivo è un attimo, un fiotto, una tazza? Dipende, i polisessuali, detti un tempo diversi, esistono da quando esiste l’uomo ma non avevano mai sentito il bisogno di confondere i bagni, non c’entra niente la (omo)sessualità con dove si va a fare pipì, non c’è nesso logico, né sociologico, né scientifico; ma, che volete, è la strategia del lbgtqiambarabaccicciccoccò+++—– quella di chiedere sempre di più per ottenere sempre di più. Il metrò arcobalenato a Roma, dove prendono fuoco le carrozze anonime, se volete omofobe, risolve qualche problema, sessuale e non, sulla faccia della terra? Fa sentire meglio i fluidi, gli indecisi, gli indisposti, gli “io sono tutto e il contrario di tutto”? Ma si fa, perché son soldi, perché tutto rifluisce nel gran baraccone del pride che vuol dire soldi.

Lo stesso in Germania per l’Euro24: bagni neutri gender fluidi in tutti gli stadi. Come già in Australia agli Open di tennis. Sicuramente la UEFA e la Ue non avevano di questi scrupoli appena un anno fa in Qatar, dove gli omosessuali li spediscono in altri bagni, da cui non escono. Ma, come dicevano tutti: ci sono troppi soldi per andar per il sottile. In Europa invece i margini ci sono, anzi sono l’ubi consinstam della politica affarista e allora sotto coi bagnetti indecisi, perché qui i soldi sono non teocrazia ma democrazia e la decisione, del tutto coreografica, paga il suo pegno all’Unione Europea a parole inclusiva che su tutto getta quella patina gender frigida, schematica. Rutilante ma istituzionale, una melassa tipo vecchi Giochi Senza Frontiere: che c’è di diverso nell’atmosfera precotta tra un Eurofestival e un Europallone? E le priorità sono sempre le stesse, finte, di schiuma: consentire a tutti di andare a pisciare dappertutto.

Ora, un reazionario potrebbe borbottare che questo woke, ampiamente sputtanato nella pratica – filmetti rieducativi che floppano al botteghino, transizione verde scoppiata in mano a chi la governa, pubblicità fluide disertate dai consumatori -, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra; dallo spioncino dei bagni, in particolare. Chi scrive, invece, modestamente è compiaciuto: sarà woke, sarà quel che vi pare, ma, di fatto, è un adeguamento alla realtà che c’è sempre stata. Magari con l’infingimento della demagogia (la faccenda viene gabellata come “abbracciare le identità e le espressioni di genere come uno spettro che non si limita a un concetto binario”: demenziale e cialtrone, bastava dire che la “espressione di genere” è la stessa a prescindere dal genere, nessuno ad una prima occhiata sa distinguere l’origine di un “prodotto” di matrice organica), ma sempre adesione al reale resta.

Su, siamo onesti: qualcuno ha mai visto farsi problemi allo stadio (o ad un concerto) se gli teneva? Il mucchio selvaggio, la mandria, la marea disumana che prende d’assalto ogni posto disponibile per liberarsi: quando hai una pressione a due atmosfere per liberare un eccesso liquido da cavallo ungherese, non vai tanto per il sottile e nella mia lunga carriera da frequentatore di impianti sportivi prima e di arene musicali poi, ho fatto gli incontri più fluidi e diversificati proprio nei cessi. Quando tutta sta lallera politicamente corretta non esisteva, e senza il minimo problema da chiunque, al massimo la giustificazione, trafelata, imbarazzata, “scusi sa, signora, ma non ne potevo più”. Prego, prego. Ma perché, all’autogrill è diverso? Regna la Babele, esci da un bagno casuale, riservato alle donne e ti scontri con una femmina appena uscita da un cesso con la targhetta maschile.

A questo punto, perché insistere invece di prendere atto che il cesso è la cosa più democratica e il bisogno quella più intersessuale? Poi si può discutere di genetica, di politica, di percezioni, ma una cosa è certa: quando tiene, quando non ne puoi più, non sei più né maschio né femmina, sei solo un’anima nel tormento, un organismo disperato. Uno di centoventi chili barbuto nerboruto vuole infilarsi nel bagnetto profumatino riservato alle ladies? Facesse, facesse pure. Chi siamo noi per giudicare? Tanto lo fanno lo stesso, lo hanno sempre fatto a memoria d’uomo. Anzi di donna. Anzi di essere non definito. Facessero, e prendiamo atto che dove volle la politica affaristica e predicatoria, poté la fisiologia dei liquidi. E dei fluidi. Per noi italiani, inoltre, la misura, pluralista, inclusiva, antidiscriminatoria, non binaria, “Euro2024 è incentrato sulle persone (sic) e su una passione comune che unisce individui di età, background, nazionalità e abilità diverse”, ma chi l’ha scritta ‘sta roba? Ursula von der Leyen?

Ma andate a evacuare, ma davvero, dai, per noi italiani, dicevo, la misura ha una valenza ulteriore e ragionevolissima, umana, quasi pietosa: la squadra fa talmente cagare che ogni bagno è buono, bastano cinque minuti di quel trotterellare da giocatori di playstation e ti prende una irrefrenabile smania di reagire, un impulso vitale che sarebbe crudele vincolare alla ricerca della porta giusta. L’Italietta pallonara è la cosa più inclusiva che c’è, nella voglia di pisciare e questo nessuno lo può negar.

Max Del Papa, 23 giugno 2024

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