Esitazioni, balbettii, occhiate agli appunti, segni di malessere. Non è stata proprio una gran prova, quella di Giuseppe Conte, ospite ieri a Otto e mezzo di Lilli Gruber. I media americani lo avrebbero demolito per tutte le sue incertezze e i cenni di nervosismo. I nostri, invece, non hanno notato neppure che tossiva e rumoreggiava con il naso: una semplice infreddatura, sicuramente. O una manifestazione di disagio: body language, lo chiamano sempre gli anglosassoni.
Ma che sarebbe successo se in studio, in diretta, senza mascherina e tra naso colante e colpi di tosse, si fosse presentano un Matteo Salvini qualsiasi? Magari qualcuno gli avrebbe dato dell’untore? Negli Usa, George Bush padre fu inchiodato per aver osato guardare l’orologio durante un dibattito tv con Bill Clinton e Ross Perot. Ieri, il nostro Winston Churchill doveva consultare i suoi appuntini non per citare dati e statistiche, ma semplicemente per tenere il filo del discorso.
È mancato il training di Rocco Casalino? È il segno che il premier è sempre più imbarazzato dalle evidenti lacune del suo governo, travolto dalla seconda ondata dopo mesi di prediche? Intanto, l’orologio lo guardano gli italiani: contano le ore che mancano all’uscita di scena di Conte e soci…
Nicola Porro, 24 novembre