Quando i giornali italiani, al 90% liberal, filo dem, spesso radical chic, raccontano un presidente americano dem lo mettono sempre a confronto con quello rep che viene dopo di lui, e mai c’è partita per il malcapitato: apprezzato uno, ridicolizzato l’altro. Dopo Bill Clinton venne George Bush, descritto come un ricco idiota, seppur di famiglia Wasp. Dopo il raffinato intellettuale nero Barack Obama è venuto il buzzurro, impresentabile, arancione Donald Trump, anche lui ricco come Bush ma molto più volgare.
Clinton e Obama vennero descritti come persone di famiglie piccolo-medio borghesi, che salgono alla suprema magistratura per meriti, sempre di specchiata onestà. Un Presidente degli Stati Uniti vive tre momenti: il “prima”, il “durante”, il “dopo”. I grandi gruppi industriali, bancari, finanziari, seguendo protocolli legali, spendono centinaia di milioni per pagare le campagne elettorali (primarie e finali) del futuro Presidente, all’apparenza sono soldi buttati. Perché lo faranno? Mi sono sforzato ma non ho mai trovato una risposta certa. Al contempo mai ho conosciuto un ricco anglosassone buttare quattrini senza avere un ritorno.
Lui diventa Presidente, per otto anni ha uno stipendio ridicolo (meno di un assessore siciliano), è talmente onesto che paga di tasca propria i pasti e le bevande che consuma alla Casa Bianca (!), il popolo gongola, la stampa di regime diffonde il verbo. Prende molte decisioni, le lobby dei finanziatori impazzano nei corridoi (ma sono tutti registrati), poi il suo mandato finisce. Era povero quando è entrato, così quando esce (applausi!). Nel primo anno raccoglie le carte per la Storia, lavora a un museo-libreria (applausi!), in teoria dovrebbe vaporizzarsi. Ma deve pur vivere.
Non sapendo far nulla se non chiacchierare, diventa conferenziere o consulente. Curiosamente, riceve compensi fantozziani pagati dagli stessi che 10 anni prima l’avevano finanziato, nessuno però può dire nulla, qualsiasi sospetto sarebbe una volgarità: è passato tanto tempo.
Alcuni anni dopo, curiosamente il suo patrimonio da zero diventa 100, poi pare 150 milioni $ (Bill Clinton), ma tutto è tracciato. In Europa, due pendant: Tony Blair e Gerard Schröder (per non parlare di premier, banchieri centrali entrati e usciti dalle porte girevoli delle banche d’affari tipo Goldman & Sachs). Tutto legale sia chiaro. Fra una decina d’anni troveremo gli attuali Premier del G7 conferenzieri o consulenti e spregiudicati (?) lobbisti? Possibile. Oggi sono (appaiono) di specchiata onestà, lo saranno anche domani, ne sono certo. C’è chi chiama questo giochino “potenziale corruzione psicologica a babbo morto”, io, prudente, dico “è il ceo capitalism, bellezza”.
Prendiamo Obama, è passato poco più di un anno dall’uscita dalla Casa Bianca, l’abbiamo seguito attraverso i giornali di gossip nelle sue interminabili vacanze, ospite di un miliardario affarista e lobbista (certificato), è venuto persino a Milano per una “sveltina”: dibattito fra lui e il suo ex chef sul cibo (sic!), 850 € per ascoltarlo (sic!), compenso per lui 400.000 $ (sic!).
Ecco ora una notizia fresca. Barack e Michelle stanno scrivendo due libri di memorie (due è meglio di uno) che, dicono, siano stati molto contesi (è il mercato!). Il solo diritto d’edizione darà a Obama 60 milioni $ poi ci saranno le percentuali sulle vendite e i milioni pioveranno a mò di manna. Adesso si capisce il perché della nuova villa nel quartiere più esclusivo di Washington DC (in quello ci sono pure Ivanka Trump e marito), nove camere da letto, saloni e dependance varie, 22.000 $/mese.
Ma c’è di più, si sussurra che Barack & Michelle stiano negoziando con Netflix due serie televisive dove Barack farà il Presidente e Michelle farà la moglie del Presidente (una genialata!). I compensi non sono noti ma non potranno che essere hollywoodiani (Ho fonti certe: Nyt e Cnn).
Curioso. Percorso inverso rispetto a quello di Ronald Reagan: l’uno da attore di telefilm di serie B a Presidente degli Stati Uniti, l’altro da Presidente degli Stati Uniti e Premio Nobel a attore di telefilm di serie B. (Differenti i compensi?). E Michelle, quatta quatta, punta a essere il prossimo Presidente degli Stati Uniti? Ne ha facoltà. E’ il ceo capitalism, bellezza. Chapeau, e auguri di cuore, a Michelle e a Barack!
Riccardo Ruggeri, 26 aprile 2018