Barbero fa impazzire le femministe

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Il dramma è che puoi anche presentare tre lezioni su donne nella storia, potenti, che hanno avuto il “coraggio di rompere le regole”. Puoi anche concentrare le tue ricerche Caterina “la grande” di Russia, Madre Teresa di Calcutta o Nilde Iotti. Ma se poi sbagli una virgola, o ti poni delle domande che possono apparire scomode al circolo del politicamente corretto, sei comunque fregato. L’avrà capito stamattina lo storico Alessandro Barbero, già finito all’indice per le sue posizioni no green pass e ora anche nel mirino delle femministe.

In un’intervista rilasciata alla Stampa, lo storico s’è trovato costretto a rispondere al seguente quesito: come mai, secondo lei, le donne faticano tanto non solo ad arrivare al potere, ma anche ad avere pari retribuzione o fare carriera? Ed ecco la replica di Barbero, motivo dello scherno dei social: “Di fronte all’enorme cambiamento di costume degli ultimi cinquant’anni, viene da chiedersi come mai non si sia più avanti in questa direzione”, ha esordito. E poi, consapevole di rischiare “di dire una cosa impopolare”, ha aggiunto: “Vale la pensa di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. È possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda”.

Ovviamente Barbero è finito nel mirino delle femministe da tastiera. Soprattutto per quella “differenza strutturale” tra uomo e donna. Inutile star qui a ripetere gli strilli indignati delle suffragette di varia estrazione. Va però sottolineata una questione. Anzi più di una.

1. Barbero ha fatto una provocazione, dunque ha utilizzato una immagine forte, utile a provocare riflessione.

2. La sua non era una affermazione, ma una domanda, una “ipotesi che non deve scandalizzare”, cui le femministe potrebbero tranquillamente rispondere “no”.

3. È mai possibile che sia diventato illegittimo, se non addirittura sacrilego, porsi delle domande? Ormai siamo costretti a dare per scontato che esistano cattivi oppressori maschi che sottomettono le donne, pronte a fare le vittime. Non è così. E interrogarsi è il modo migliore per superare le eventuali discriminazioni. Checché ne dicano le femministe.

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