Politica

Bare Bergamo, perché diciamo no al linciaggio su Montesano

Il giornalista di Libero preso di mira per un tweet infelice, c’è chi ha fatto peggio

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Fa specie constatare che un giornalista debba trovare solo in noi l’unico sito che alza la mano contro il linciaggio mediatico che sta subendo. Sia chiaro: non vogliamo entrare nel merito del tweet di Tommaso Montesano sulle bare di Bergamo e il lago della Duchessa, in cui avrebbe messo in dubbio che in quei camion dell’esercito vi fossero le vittime del Covid. A nessuno in effetti interessa rilevare come Montesano abbia non solo cancellato quel messaggio, ma anche chiarito che è stato equivocato e che “era un semplice parallelismo, espresso in modo icastico ed evidentemente infelice,  tra la forza simbolica dei camion di Bergamo, che hanno avuto il merito di aprire gli occhi anche ai più scettici che negavano la gravità della pandemia, e le immagini della ricerca del corpo dell’onorevole Moro nel lago della Duchessa che convinsero l’opinione pubblica ad accettare l’ineluttabilità del destino di Moro”.

Lasciamo perdere smentite e spiegazioni, qui è di principi che vogliamo parlare. E da liberali veri, e non a corrente alternata, riteniamo che chiunque abbia il diritto di esprimere la propria opinione. Sempre. Per quanto orrenda essa possa apparire. E anzi la libertà di opinione è tanto più preziosa quanto più assurda, urticante, anti-convenzionale e financo offensiva per il sentire comune essa possa apparire.

In queste ore, mentre scriviamo, l’Università di Siena capitanata da Tomaso Montanari, sta tenendo un convegno sull’uso politico della memoria e del revancismo fascista. Un corso che si sarebbe potuto tenere in uno qualsiasi dei 365 giorni dell’anno solare, e invece il rettore ha scelto la settimana del Ricordo delle vittime delle Foibe per gettare sale su una ferita ancora aperta. È un’iniziativa poco rispettosa delle famiglie degli infoibati dai partigiani di Tito? Sì. Ne sfregia la memoria e il dolore? Eccome. Ma nessuno può certo limitare la libertà di espressione di Eric Gobbetti e compagni, per quanto decisamente criticabili.

A noi disgusta e nonostante sia tenuta in un’Università e non sui social, riteniamo che non debba essere bloccata dai carabinieri o dalle querele tipo quelle che si è beccato Montesano dal sindaco di Bergamo.

Montesano invece no. Per lui le regole della democrazia non valgono: sui social è già partito il tiro al bersaglio; i colleghi giornalisti lo mettono all’indice; e c’è chi gioisce per un eventuale licenziamento in tronco. Ormai appare chiaro: ci stiamo abituando alle restrizioni. Ieri abbiamo accettato limitazioni alla libertà di circolazione, domani ci ritroveremo con un argine al diritto di parola.

Il bello, o il brutto, di questo tiro al bersaglio è che gli stessi professionisti del linciaggio su Montesano non hanno proferito parola quando sono accadute situazioni simili, ma a protagonisti inversi. Noi ve lo abbiamo raccontato: ieri un medico di Palermo ha ipotizzato la creazione di un campo di concentramento per i no vax, profetizzando anche la realizzazioni “forni” crematori per “tenerli al calduccio”. Editoriali sul tema? Nessuno. Zero spaccato. Lo stesso dicasi per quegli ospedali che rimandano le operazioni dei non vaccinati a data da destinarsi. Oppure per le strutture ospedaliere che, se non hai il green pass, ti fanno attendere tutto il giorno prima di farti entrare in ambulatorio. O ancora, nessuno sdegno per quelle cliniche che non lasciano entrare una donna incinta solo perché senza tampone negativo. Avete per caso sentito proteste, biasimo, irritazione per tutto questo? A parte lodevoli eccezioni, no. Soliti due pesi e due misure.

Noi crediamo che criticare Montesano sia lecito, linciarlo no. Ma evidentemente sognare un lager per no vax è meno grave che fantasticare sulle bare delle vittime di Bergamo.