Abbiamo visto carri armati sfilare a lutto in altri Paesi? Non ricordo sia avvenuto, almeno non nei paesi industrializzati occidentali. Forse perché le altre nazioni hanno immediatamente attuato le azioni previste dai loro piani pandemici. Non solo aggiornati, ma anche attuati. Non penso sia un delitto sostenere che dei morti di Bergamo e di Brescia noi conosciamo, troppo spesso, solo le bare e non le loro storie; ignoriamo i dettagli dell’inchiesta della Procura e ignoriamo, o forse ci siamo stancati di chiedere, a chi attribuire le responsabilità dell’accaduto. Io penso che un dubbio sia lecito porselo, sul perché associamo a Bergamo e a Brescia solo le immagini, impotenti, dello sfilare delle bare e poco altro. E ritengo sia lecito porsi dei dubbi anche sul ruolo dell’informazione durante questa pandemia. Un’informazione che è sembrata più attenta alle veline di governo, con poche ma vistose eccezioni, piuttosto che indagare sulle responsabilità di chi era al comando e gestiva i processi.
Certo è così facile oggi con Montesano come ieri con il senatore Renzi, e lo stesso vale per semplici cittadini scettici o critici delle misure intraprese dal governo, scagliare epiteti “negazionisti” contro chiunque osi citare quelle bare. Anche se chi le cita ha inteso dire l’esatto opposto. Ovvero, e cito le parole esatte di Montesano: “La forza simbolica dei camion militari di Bergamo, che hanno avuto il merito di far aprire gli occhi anche ai più scettici, che negavano la gravità della pandemia”.
Mi scuso per aver scritto troppo e di getto e sono certa che questo articolo darà fastidio a molti. Senza dubbio, a molti colleghi. Ad oggi, non ho sentito nemmeno uno di loro chiedere scusa ai lettori/spettatori per tutte le castronerie spesso scritte in questi due anni di pandemia. Soprattutto se recepite, acriticamente, dal verbo dei politici o dei tecnici. Affermazioni oggi smentite, come se nulla fosse. Almeno Montesano, quando si è accorto di poter essere frainteso, ha deciso di rimuovere il tweet (140 caratteri), di spiegare più compiutamente il suo pensiero e di chiedere scusa a chiunque si fosse sentito offeso, seppur involontariamente. Le strumentalizzazioni restano, forse, perché fanno comodo a quella che il direttore di questo sito chiama la “Narrazione unica del virus”. E che io chiamo, più volgarmente, Potere.
Come giornalista mi sento in dovere di chiedere scusa a tutti quegli italiani che sono stati ingiustamente insultati, etichettati o derisi dalla nostra categoria. Che un tempo aveva unicamente i lettori, e non i potenti, come referenti unici a cui rapportarsi. E per questo si metteva nei loro panni, e si sforzava di comprenderli. Spesso ho visto l’informazione più alacremente impegnata nel fomentare odio e rancore tra i cittadini. Non tra i morti che vanno sempre rispettati e onorati, ma tra i vivi… Le bare di Bergamo e di Brescia esistono e chiedono giustizia e rispetto, così come è esistita la cattiva e a volte anche la pessima informazione.