Bari, l’ateneo ostaggio degli integralisti. Clima di tensione: “O taci o ti attaccano”

Dopo le proteste di Cambiare Rotta, il Senato Accademico si riunisce per sciogliere le riserve sul Bando Maeci

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Cambiare Rotta Università Bari israele

Il giorno tanto atteso è finalmente arrivato. Oggi il Senato Accademico dell’Università di Bari si riunisce per discutere del bando Maeci, frutto di una collaborazione fra il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il ministero dell’Università e della Ricerca e le Università Italiane, attraverso il supporto organizzativo della Fondazione Crui, per lo svolgimento di tirocini curricolari presso le Sedi all’estero del Maeci. Si è arrivati a questo punto “grazie” ai collettivi di “Cambiare rotta”, che esattamente due settimane fa hanno occupato i corridoi del rettorato (come accaduto a Torino, Milano, Bologna e altre città) e hanno convinto il Senato a piegarsi alle loro volontà. Nel mirino dei compagni le tre sedi israeliane presenti all’interno delle tantissime mete a disposizione dei vincitori: l’ambasciata italiana e l’istituto italiano di cultura presenti entrambi a Tel-Aviv e il consolato d’Italia a Gerusalemme. E il verdetto sembra già scritto.

Armati di bandiere palestinesi, i talebani di “Cambiare rotta” hanno preteso di dettare la linea all’Università di Bari, con il no alla partecipazione al bando Maeci 2024 Italia Israele e agli accordi con le università dello Stato ebraico “complici del genocidio in corso a Gaza”. Come anticipato, gli studenti del collettivo hanno già esultato per il traguardo raggiunto e l’aria che tira è la stessa delle ultime settimane: una spaccatura netta tra atenei italiani e atenei israeliani per un semplice prurito di una minoranza di integralisti. “Le università devono essere libere di scegliere, ma non devono entrare in questioni di questo tipo: le università sono il luogo della libertà e della ricerca, con il no al bando Maeci ci priveremmo di collaborazioni utili”, racconta a Nicolaporro.it uno studente dell’università barese che chiede l’anonimato. La sensazione è netta: “Questa è solo una linea politica ideologica: che senso ha dire di no ad una collaborazione che non c’entra niente con quello che sta accadendo a Gaza?”. Impossibile dargli torto.

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Agli studenti di sinistra tutto è permesso, anche azioni violente. Mentre se sei della fazione opposta la musica cambia: “Se sei di destra devi quasi giustificarti, mentre se sei di sinistra ciò che dici è sempre corretto e chi non la pensa come te non va bene”. La situazione è così delicata che farebbe notizia il via libera al bando Maeci, non il contrario: la morte del buonsenso. Il giovane studente ha evidenziato: “Sembra che uno non possa esprimersi liberamente se non vuole essere tacciato come un guerrafondaio o come un complice del genocidio”. Il timore più rilevante è che il voto del Senato Accademico vada a danneggiare tutti quegli studenti che non hanno niente a che fare con le pretese di “Cambiare rotta”. Una cosa è certa, all’Università di Bari (e all’interno del suo Senato Accademico) il clima è teso e non parliamo solo delle possibili difficoltà per gli studenti israeliani: l’ateneo rischia di finire sotto scacco di un gruppetto di estrema sinistra.

Franco Lodige, 9 aprile 2024

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