La reazione al “colpo di stato” in Brasile rivela i “democratici selettivi”
Impeccabile articolo di Diogo Schelp. La reazione internazionale alle violente proteste golpiste di domenica a Brasilia ha dimostrato che la democrazia brasiliana ha difensori che capiscono molto di dittature. Capiscono così tanto che loro stessi sono leader della repressione politica. Che dire della dichiarazione del dittatore venezuelano Nicolás Maduro, che respinge “categoricamente la violenza generata dai gruppi neofascisti di Bolsonaro che hanno attaccato le istituzioni democratiche del Brasile”?
L’erede di Chavez, al potere da dieci anni e che si rifiuta di garantire lo svolgimento di elezioni presidenziali pulite nel prossimo futuro, governa il Venezuela con il pugno di ferro attraverso la cooptazione dei militari, la sottomissione della magistratura, l’arresto degli oppositori e la censura della stampa. Maduro è un simbolo dell’aggressione contro le istituzioni democratiche. L’ex presidente boliviano Evo Morales ha condannato “le azioni golpiste dei bolsonaristi” e ha lamentato quella che ha definito una aggressione contro le “istituzioni pilastro della democrazia in Brasile”. Evo è arrivato a dire che il “colpo di stato” in Brasile ha il dito degli Stati Uniti, lo stesso Evo che il mese scorso ha sostenuto il fallito tentativo del presidente marxista del Perù Pedro Castillo di promuovere un auto-colpo di stato.
L’altro falso democratico che ha chiesto rispetto per “la volontà popolare espressa con le elezioni” in Brasile e che ha espresso il suo “sostegno e solidarietà” a Lula, è stato Miguel Díaz-Canel, che comanda la dittatura di Cuba. È interessante notare che la stessa difesa non si applica a Cuba, dove il presidente è indirettamente “eletto” con più del 99% dei voti di un Parlamento in cui l’opposizione è vietata per legge, essendoci un partito unico comunista. I diplomatici cubani giustificano sempre il loro regime dittatoriale con l’argomento che ci sono “diversi concetti di democrazia,” tra il plauso dei politici nostrani sinistrorsi, buon ultimo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che a Cuba nei giorni scorsi potrebbe anche avere incontrato là Zé Dirceu, l’anima più castrista del presidente Lula.
Nel ripudiare gli “atti violenti e antidemocratici” in Brasile, Díaz-Canel rafforzare un messaggio ai cubani: che le proteste popolari contro la dittatura comunista come quelle che hanno avuto luogo nel 2021 in diverse città— e che sono state duramente represse-non saranno mai tollerate. Di contro, nel 2019, le violente proteste in corso in Cile contro l’allora presidente di destra Sebastián Piñera furono esaltate dai media di stato cubani (e da quelli italiani) con una sottosegretaria del Pd, Marina Sereni, che arrivò addirittura a paragonare in Parlamento una camionetta blindata che era in strada per proteggere un supermercato dai vandali come “lo spettro del ritorno di Pinochet”.
“Abusi aberranti” in Venezuela, Cuba e Nicaragua: la denuncia di Human Rights Watch
L’Ong ha accusato i governi di Venezuela, Nicaragua e Cuba di commettere aberranti abusi nel suo ultimo rapporto annuale e ha esortato i leader latinoamericani a esercitare pressioni per ottenere una transizione democratica nei tre paesi. Questi abusi hanno spinto milioni di persone a lasciare le loro case, il che ha aggravato la crisi migratoria nella regione.
I democratici statunitensi vogliono che l’Fbi indaghi sull’attacco di Brasilia
Inoltre, 46 parlamentari dem hanno chiesto a Biden di revocare il visto di Bolsonaro.
L’Argentina ha raddoppiato la sua inflazione in un anno salendo al 94,8% nel 2022
È un record degli ultimi 36 anni, un disastro economico e sociale.
Maduro ha ammesso che circa 2,3 milioni di venezuelani fanno la fame
Il capo della dittatura ha esposto queste cifre allarmanti davanti al Parlamento chavista durante la sua annuale rendicontazione. Come se non governassero da 24 anni. Comunque è la prima volta che lo ammette.
Paolo Manzo, 13 gennaio 2023
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