Come era inevitabile che accadesse in questo clima di caccia alle streghe, il giornale unico del virus ha sommerso di critiche e di calunnie il convegno di Torino dell’8 dicembre. Convegno in cui alcuni studiosi ed intellettuali eterodossi, su tutti Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, hanno ufficialmente dato il via alla “Commissione dubbio e precauzione”. Immediata la reazione dello stesso Cacciari, il quale ha attaccato frontalmente il “Corriere della Sera” che si è distinto con questo titolo: “Il convegno dei no vax di Torino, fra sospetti e deliri: ‘Noi in minoranza come Gesù'”. “Hanno tirato fuori cose, estrapolandole, affermando che io sono un no vax – ribatte il filosofo veneziano in una intervista ad Affariitaliani.it -, non rispondo nemmeno a questi signori. E se continueranno a calunniare in questo modo, risponderò solo per vie legali. Non mi cimento nemmeno con questi personaggi, sono di un altro livello”.
Gli attacchi della stampa a Cacciari
Ancor più caustico il giornalone locale, la “Stampa” diretta da Massimo Giannini, il quale ha contrapposto ai due principali protagonisti dell’iniziativa un’altra filosofa perfettamente allineata al dogma sanitario, Donatella Di Cesare, con un commento in stile sovietico, come si evince già nel titolo: “Cacciari e Agamben la china rovinosa: voci che fanno da megafono dei negazionisti più beceri.”
Dopodiché la Di Cesare esprime la sua scomunica, certamente a nome e per conto dello stesso giornale unico del virus, con un discorsetto dai toni apocalittici. “La pandemia – osserva – non è un’invenzione del governo italiano, né dei governi europei, né tanto meno delle forze occulte del nuovo ordine mondiale. È un evento tragico, che ha inaugurato un’epoca inquietante, ed è una calamità planetaria senza precedenti, contro la quale sarebbero semmai servite misure più tempestive e rigorose. Perciò guardo con disapprovazione, tristezza e un certo sconforto all’iniziativa presa da Giorgio Agamben e Massimo Cacciari che, insieme a Mattei e Freccero, hanno dato appuntamento all’International University College of Turin per costituire una “Commissione del dubbio e della precauzione”.
Chi non si allinea è fuori
Dunque, anche in questa geniale esponente del terrore diffuso rileviamo tre elementi fondanti di una allucinate situazione sociale e democratica che nessuno si sarebbe aspettato di vivere: la balla di una calamità mondiale senza precedenti, la conseguente necessità delle misure restrittive che ci sono state imposte – che per la De Cesari avrebbero dovuto essere ancor più dure -, e l’estrema insofferenza di stampo giacobino nei riguardi di chiunque si opponga in tutto o in parte alle medesime misure.
La democrazia è in pericolo?
In questo senso non posso che concordare con le preoccupazioni espresse in merito da Cacciari nella citata intervista. Alla domanda se la democrazia fosse a rischio, questo il giudizio dell’ex sindaco di Venezia: “Quella che abbiamo conosciuto finora sicuramente sì, anche se non ci sono nazismo, fascismo o comunismo alle porte, Per carità, stiano tutti tranquilli e addomesticati, stacchino pure le spine del cervello che non c’è la Gestapo dietro l’angolo. Per la stragrande maggioranza delle persone, dei media e degli opinion leader questo è il migliore dei mondi possibili, certamente per i gruppi economici e per gli interessi del potere industriale e finanziario. Come è sempre successo, il problema è quando la maggioranza demonizza la minoranza, è questo il tema chiave e non certo il destino individuale di qualcuno”.
D’altro canto, mi permetto di aggiungere, quando da anni su molti aspetti sociali e culturali si nota una allarmante tendenza al pensiero unico, forse non è poi così strano che su una vicenda sanitaria così controversa si sia creata una convergenza di obiettivi e di interessi che sta imponendo da tempo un’ unica e dogmatica ricetta per contrastarne gli effetti patologici. In tal senso gli effetti collaterali sulla libertà dei cittadini, per ora in gran parte ignari, potrebbero risultare devastanti.
Claudio Romiti, 11 dicembre 2021