Non avrai altri buoni all’infuori di loro. Non nominare i buoni invano. Ricorda di omaggiarli alle feste. I buoni, che palle, i buoni. Chi sono, vi chiederete? Sono i bravi conduttori tv che oggi alle elezioni americane tifano Biden contro Trump. I bravi editorialisti dei grandi (per i buoni) giornali che ieri hanno tifato Romano Prodi contro Silvio Berlusconi.
Gli opinion leader che hanno perdonato in questo 2020 triste le cazzate del grillismo e del Pd in politica purché fossero – anche se cazzate – contro Matteo Salvini ed il centrodestra (che pure dorme, e parecchio). Io non li sopporto più, questi buoni a senso unico e non alternato.
Mi hanno rotto i coglioni. Come i semafori che lampeggiano sempre e solo il giallo. Noiosi. Prevedibili. Mi hanno rotto con i loro editoriali dal senso comune e progressista, belli da discutere su una terrazza a tarda primavera od in Maremma, seduti a svernare o ad aspettare, nel casale, che passi la nuttata del lockdown.
Si stupiscono che Biden non abbia il 70% contro Trump, i buoni. Che esistano ancora i poveri che votano a destra. Che Rambo sia un film che piace al popolo. O che qualcuno possa amare l’America senza per questo avvertire il senso di colpa dell’uomo bianco verso l’Africa ormai colonizzata (quasi tutta) dai cinesi.
Ieri, conversando con Nicola Porro, titolare di questo sito libero, libertino e libertario, gli ho detto che stavo rileggendo alcuni libri sul declino del conformismo occidentale ai tempi del sovranismo della bontà.
Ebbene, eccoli riassunti, questi libri, in una sola frase del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche: “C’è una tracotanza nella bontà che si presenta come malvagità”. Diffidate dei buoni che si dichiarano tali, cari lettori, perché alla fine saranno loro quelli che vi fotteranno. Sempre. Senza appello.
Il Corsaro nero, 7 novembre 2020