“Basta dittatura delle minoranze. Paola Egonu…”. Bufera sul libro del generale

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vanancci generale

La chiama una “provocazione”, parla del politicamente corretto, del femminismo, dell’ambientalismo di un “mondo al contrario” che forse non ti aspetti da un generale dell’Esercito ancora in servizio, al secolo Roberto Vannacci. Su Amazon il tomo uscito lo scorso 10 agosto è già in cima alle liste delle vendite tra la saggistica. Sono tesi forti, sostenute con frasi ad effetto e che hanno costretto l’Esercito a prendere le distanze dal suo ufficiale riservandosi “l’adozione di ogni eventuale provvedimento utile a tutelare la propria immagine”.

Il generale di Divisione Vannacci

Vannacci ha un curriculum di tutto rispetto: comandante degli Incursori del 9° reggimento Col Moschin e della Brigata Paracadutisti della Folgore, ha guidato i suoi uomini delle forze speciali e dei comandi operativi in Somalia, Ruanda, Yemen, Afghanistan, Libia, Russia. Mica roba da poco, sebbene oggi sia oggi alla guida dell’Istituto geografico militare. Stavolta, però, anziché occuparsi di strategie militari, ha posato gli scarponi e la penna in abito letterario. O meglio: ha scritto un libro autoprodotto in cui si definisce erede di Giulio Cesare, in cui denuncia la dittatura delle minoranze (gay, migranti, animalisti) e si scaglia contro quel “lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie, per non chiamarle razze”.

Dal clima ai migranti

Non solo: attacca gli attivisti di Ultima Generazione che “imbrattano muri e monumenti”, se la prende con quella “minoranza che, per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica” blocca il traffico e crea disagi ai cittadini. “I dibattiti non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: di chi asserisce di non trovare lavoro, e deve essere mantenuto dalla moltitudine che il lavoro si è data da fare per trovarlo; di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende; di chi non ha una casa, e allora la occupa abusivamente; di chi ruba nella metropolitana, ma rivendica il diritto alla privacy”.

La quarta di copertina la dice lunga. Il libro è dedicato a tutti quelli che non si ritrovano nella nuova società, dove “gli occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari”. Una società dove “si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale”; dove “l‘estrema difesa contro il delinquente che ti entra in casa viene messa sotto processo”; dove “veniamo obbligati ad adottare le più stringenti e costosissime misure antinquinamento, ma i produttori della quasi totalità dei gas climalteranti se ne fregano e prosperano”. Un mondo al contrario, appunto, dove “definirsi padre e madre diventa discriminatorio, scomodo ed inclusivo perché urta con chi padre o madre non è” e dove “non sai più come chiamare una persona di colore perché qualsiasi aggettivo riferito all’evidentissima e palese tinta delle sua pelle viene considerata un’offesa”.

L’esercito prende le distanze

Ci sono poi le frasi che hanno destato scandalo. Come quando l’autore scrive che “Paola Enogu è italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. Oppure quando aggiunge l’invito ai “cari omosessuali” a farsi una ragione perché “normali non lo siete”. E infatti l’Esercito ha preso le distanze “dalle considerazioni del tutto personali (come precisato nel testo) espresse dall’Ufficiale”. Le Forze Armate fanno sapere di non essere mai stati “a conoscenza dei contenuti espressi in esso e che gli stessi non erano mai stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione da parte dei vertici militari”.

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