Basta soviet del libro: Meloni non torni indietro sulla cultura

Il podcast di Alessandro Sallusti del 17 febbraio 2023

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Di cultura non si vive certo, ma attenzione che di cultura sbagliata si può morire.

Paolo Giordano, il noto scrittore e autore, tra l’altro, di La solitudine e dei numeri primi, ha rifiutato la direzione del Salone del Libro di Torino perché, ha svelato, gli sarebbe stato suggerito dal governo di inserire nel comitato editoriale tre nomi di area di destra su 17 che sono i componenti.

Detto che il problema vero è che nella direzione del festival ci sarebbero stati, credo per la prima volta nella sua storia, tre nomi non di sinistra, la vicenda ben spiega il livello di emarginazione, direi ostracismo, cui è costretta la cultura di destra in Italia.

L’egemonia culturale e la superiorità morale di cui si è auto-investita la sinistra non si è scalfita di un millimetro neppure di fronte al chiaro responso che arriva dalla base del paese, attraverso quella strana cosa che sono le elezioni.

Le ripetute vittorie politiche della destra sono considerate da loro uno spiacevole incidente di percorso, un inciampo che non può e non deve in alcun modo mettere in discussione la narrazione della storia passata, presente e futura di questo paese.

Chiunque sia di destra, insomma, è considerato un paria che deve rimanere fuori dal dibattito culturale e, non potendo per ovvie ragioni imporre il voto unico, che almeno il pensiero resti unico. Tre intellettuali di destra nel salotto buono dell’editoria letteraria italiana? Ma scherziamo, non sia mai che poi quelli magari sono capaci pure di obiettare sulla linea editoriale della rassegna che non può deviare di un centimetro da quella stabilita dal Soviet.

Ecco, io mi auguro ovviamente che il governo di Giorgia Meloni risolva alcuni problemi pratici con cui siamo alle prese tutti i giorni, a partire da quelli economici e occupazionali, ma soprattutto mi auguro che Giorgia Meloni non si faccia intimidire da questa casta verso la quale, da troppo tempo, la destra soffre di un complesso di inferiorità e ingiustificato. E rompa, Giorgia Meloni, dopo quella di prima donna premier, anche il vaso di cristallo che imprigiona la cultura di destra dentro recinti invalicabili.

Che se poi la sinistra si incazza pazienza, ce ne faremo una ragione, che Paolo Giordano continui pure a scrivere i suoi libri, perché, sia chiaro, le sue libertà non sono inferiori alle nostre di avere una cultura pluralista e più aderente al sentire degli italiani.

Se il governo dovesse fare retromarcia su questo fallirebbe la sua missione primaria, tanto valeva allora andare avanti con Mario Draghi a oltranza.

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