Politica

La sinistra speronava i barconi, ma ora i naufragi sono colpa di Piantedosi

Piantedosi criticato a sinistra per le sue frasi sulla tragedia di Crotone, mentre rimbomba il silenzio sugli scafisti

Il terribile naufragio di Steccato di Cutro, nel crotonese, il cui bilancio provvisorio recita, ad oggi, 70 vittime, continua a tenere banco nel mondo della politica italiana. Ma invece che proporre una soluzione al problema immigrazione, affinchè disastri simili non avvengano più, la macchina propagandistica di sinistra (in prima fila, la neo segretaria del Pd, Elly Schlein, la quale non poteva poteva perdersi un’occasione simile) ha identificato apoditticamente come responsabile il ministro degli Interni Matteo Piantedosi. La sua colpa? L’aver osato pronunciare parole “indegne, disumane e inadeguate al ruolo coperto”, come dichiarato da Schlein, la quale ha richiesto le sue dimissioni.

La frase incriminata è stata pronunciata da Piantedosi il 26 febbraio scorso in occasione dell’incontro con i rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine della provincia di Crotone svoltosi in Prefettura: “L’unica cosa che va detta ed affermata è: non devono partire” Apriti cielo. Tuttavia, risulta difficile definire “disumane” queste parole. Sin dal suo insediamento infatti, il ministro Piantedosi ha sempre sostenuto la linea, già espressa in campagna elettorale dalla coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni, della necessità di accordi con i paesi africani per impedire le partenze dei migranti stessi, posizione condivisa tra l’altro dalla Presidente del Consiglio Meloni sia in campagna elettorale, sia al governo.

Per approfondire

Le frasi del Ministro dovrebbero piuttosto far riflettere: coloro che scappano da una guerra, possono mai affidarsi a personaggi senza scrupoli come gli scafisti, i quali sono disposti a mettere in pericolo la vita di queste persone per puro tornaconto personale? A quanto pare, per le opposizioni strumentalizzare sembra essere l’unica via percorribile. Per carità, ognuno fa i propri interessi (viene però da chiedersi: è necessario persino di fronte a tragedie simili?), ma non è sempre andata in questo modo.

Nel 1997 avvenne il naufragio della Katër i Radës, noto anche come tragedia di Otranto. In seguito alla gravissima crisi economica e sociale del 1997, che gettò l’Albania in una situazione di pura anarchia, si intensificarono in maniera ancora più notevole gli sbarchi di profughi albanesi nel nostro paese. Conseguentemente, (sembra fantascienza vedendo le posizioni attuali) il governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi concluse un accordo bilaterale con l’Albania affinchè, in cambio di assistenza finanziaria e umanitaria fornita dal nostro paese, la Marina Militare italiana fosse autorizzata ad abbordare tutte le navi albanesi nel caso in cui si fosse imbattuta in esse.

Il 28 marzo dello stesso anno, in modo accidentale, una nave, la Katër i Radës, rubata da trafficanti di esseri umani e che trasportava illegalmente verso il nostro paese 142 profughi, fu accidentalmente speronata dalla corvetta italiana Sibilla. L’incidente provocò 81 morti e tra i 24 e i 27 dispersi. Giunto a Brindisi per visitare i superstiti, un commosso Silvio Berlusconi, allora leader del Polo per le Libertà, principale schieramento di opposizione, affermò: “Credo che l’Italia non possa accettare di dare al mondo l’immagine di chi butta a mare qualcuno che fugge da un Paese vicino, temendo per la sua vita, cercando salvezza e scampo in un paese che ritiene amico. Il nostro dovere è quello di dare temporaneo accoglimento a chi si trova in queste condizioni”. Nessuna richiesta di dimissioni, nessun attacco al governo o alla Marina Militare. Sembrano passati molto più di 25 anni sentendo le parole pronunciate in questi giorni da esponenti di Pd, M5S e del Terzo Polo, eppure, a quanto pare, una volta l’opposizione veniva fatta così.

LC, 5 marzo 2023