Rassegna Stampa del Cameo

Baviera, un mondo si sta sgretolando?

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L’analisi dei risultati elettorali in Baviera (la fortezza mito delle Germania opulenta) fatta dagli analisti nostrani (sempre più spaccati fra populisti e globalisti), mi ha ricordato il giorno dopo le elezioni ai tempi della Prima Repubblica. Era l’epoca in cui pentapartito e cattocomunismo dominavano la scena e condizionavano i valori e le coscienze. Due le opzioni prevalenti di allora: o c’erano uno o più vincitori, ma nessuno risultava sconfitto, ovvero non c’erano né vincitori né vinti. I risultati erano sistematicamente manipolati dagli analisti di regime, mischiando, artatamente, elezioni politiche, regionali, comunali per cui ognuno trovava sempre il confronto a lui più favorevole. Internet, al quale nulla sfugge, era lontano.

Com’è noto a noi frequentatori di Twitter, la leadership culturale della rete italica l’ha una componente di twittatori d’alto lignaggio, quella detta dei “competenti”, verso i quali tutti (ebbene sì, lo confesso, anch’io), abbiamo una sudditanza psicologica imbarazzante. Sono un pugno di intellettuali dai nomi e curricula pesanti, sono vivaci, agguerriti, se del caso sanno essere spietati (in questi giorni hanno trattato Paolo Savona come fosse una cuscuta). A loro nulla sfugge e tutto è permesso, anche un linguaggio scurrile. La sera colpiscono in rete, il mattino dopo li ritrovi editorialisti su giornali importanti, sulle radio si auto intervistano, dominano in scioltezza i talk show. Anche in questo caso, alle prime proiezioni è scattata la loro solita modalità di comunicazione editoriale: un pot-pourri di dati rigorosamente “veri”, se presi singolarmente, ma “falsi” negli assemblaggi elaborati al fine di ridimensionare il successo degli avversari (fake truth in purezza).

In questo caso dovevano essere ridimensionati i “destri” di ADF non presenti alle precedenti regionali (sono passati da zero al 10,2%). Invece di buttarsi in impropri e improvvidi paralleli mischiando elezioni politiche e regionali, sarebbe stato più semplice fare una tabellina di chi ha guadagnato e chi ha perso rispetto al 2013. Da questa, sarebbe emerso che hanno perso i due partiti al potere da sempre in Germania, i Popolari bavaresi della CDU (-10,4%) e i Socialisti di SPD (-10,9%, ridotti ormai a un 9,7%) e hanno guadagnato gli altri: ADF 10,2%, Verdi 8,9%, FW 2,6% (raggruppamento di piccoli movimenti di ispirazione liberale, oggi terzo partito della Baviera con 11,6%, mentre i vecchi liberali democratici, spremuti dal “modello”, sono ormai ridotti al lumicino). Spiegare poi che i Verdi tedeschi sono molto diversi da quelli italiani sarebbe stato opportuno, ma non l’hanno fatto.

Il dato per me interessante, visto che ragiono in termini di “modello” (Ceo capitalism) e non di ideologie partitiche che aborro, era l’evoluzione, nel tempo, dei due partiti al potere, Popolari e Socialisti. Nel 1998 erano al 81,6%, dopo vent’anni del “modello dominante” al 46,9%. Il negazionismo di costoro non cambia la sostanza del trend: sotto il loro tallone il centro destra si fa destra radicale, il centro sinistra scompare, i loro leader vengono ridicolizzati. Nessuno osa scriverlo ma l’abbraccio dell’establishment è mortale per il partito che lo riceve (specie se è di sinistra).

Un mondo curioso quello europeo per come i vari establishment, quello di Bruxelles compreso, l’hanno configurato: tutti ormai hanno la rogna, ma tutti hanno il terrore di essere contagiati dalla rogna degli altri e non vogliono (ancora) riconoscere che la colpa è di quelli che tanti anni fa hanno loro inoculato il virus della rogna. Che succederà? Sul breve, nulla. Il losco mondo del Ceo capitalism è ancora forte e determinato, ha la cassa e la comunicazione, ma comincia a chiedersi: “Per quanto?”.

Certo, via via il “modello” potrebbe sgretolarsi, i servi tradire i maggiordomi e questi tradire il Signore: com’è sempre successo. Poi arriverà un momento dove nessuno si fiderà più dell’altro e degli altri. Ma, tranquilli, il processo di autocombustione sarà lento, mi ricorda quello seguito dai miei zii garfagnini per produrre il carbone di legna. Viviamolo con serenità. Io sono ottimista, un giorno, uno dopo l’altro, getteranno la spugna. Sono dei poveretti, e cominciano a rendersene conto.

Riccardo Ruggeri, 16 ottobre 2018