Becchi e Tarro: 4 domande (e risposte) sui vaccini

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di Paolo Becchi e Giulio Tarro

Qui di seguito cerchiamo di rispondere a quattro questioni decisive in tema di vaccini.

1. Ci sono diversi vaccini in circolazione. Quali sono le differenze più rilevanti?

Anzitutto una precisazione iniziale. Riteniamo in generale che i vaccini siano una importante conquista della medicina e persino che, quando ciò è inevitabile, si debbano affrontare i rischi connessi ad una vaccinazione di massa, o obbligatoria per alcune categorie. Per capirci però una cosa sono state le epidemie di Poliomielite (debellate dal vaccino di Albert Sabin) altra cosa è il Morbillo, la cui minaccia è stata enfatizzata per spianare la strada, nel 2017, all’imposizione a tutti i bambini italiani di ben dieci vaccini, molti dei quali inutili.

Veniamo ora alla questione posta. Al contrario di un vaccino a RNA messaggero, i cinesi si sono dedicati alla produzione di un vaccino che sia un metodo di prevenzione classico che permetta alla popolazione di ottenere l’immunizzazione mediante il contatto costante con il virus. Questo è stato ottenuto da un vaccino inattivato classico, come quello della polio di Salk (SINOVAC di Wuhan o Beijing/Sinopharm) oppure con un vettore virale di adenovirus, come recentemente fatto per l’Ebola, sfruttando il vaccino chimerico attenuato (vedi antipolio di Sabin) per la produzione di anticorpi specifici per le “spikes” del coronavirus (CanSino di Beijing). I primi ad usufruire del vaccino cinese sono stati i soldati dell’armata rossa. Il vaccino russo utilizza un adenovirus come vettore del gene contenente le istruzioni per produrre la proteina che il coronavirus sfrutta per legarsi alle cellule, che utilizzerà poi come fotocopiatrici per creare nuove copie di se stesso. Il nostro sistema immune impara a riconoscere la proteina del virus “ibrido” e meno aggressivo, conservando la memoria dell’agente incontrato. Questi vaccini possono essere considerati tradizionali.

Altri vaccini, ad esempio, quello della Pfizer, sono basati su una tecnologia mai usata prima. Il vaccino trae origine da un acido nucleico estraneo all’organismo che dovrebbe indurre la produzione di anticorpi direttamente contro il virus da parte del nostro sistema immunitario. Il vaccino Pfizer, ad esempio, inietta frammenti di mRNA (il cosiddetto RNA messaggero) che dovrebbero indurre la glicoproteina Spike (S), ovvero il principale antigene del SARS-CoV2, utilizzato dal virus per prendere di mira i recettori ACE2 delle cellule bersaglio; in questo modo le nostre cellule, leggendo questa informazione, produrranno gli antigeni. Questo, secondo le speranze della Pfizer, dovrebbe stimolare la produzione dei soli anticorpi specifici, come le immunoglobuline G, la cui permanenza dovrebbe garantire una – non si sa quanto durevole immunità.

La scoperta fondamentale dei vaccini a RNA messaggero è basata sull’aumento di produzione delle proteine indotte da parte del “messaggio”, sopprimendo contemporaneamente la reazione del sistema immunitario verso le stesse molecole dell’RNA messaggero.

Nel caso di una successiva infezione da coronavirus, il sistema immunitario saprà come impedire al virus di legarsi alle cellule e quindi di replicarsi con il rischio di causare la malattia da COVID-19. Gli alti livelli di efficacia che i vaccini potrebbero indurre mediante una risposta infiammatoria non specificano nei riguardi dell’RNA messaggero potrebbe aumentare la sua risposta specifica immune, dal momento che la tecnica del nucleoside modificato ha ridotto l’infiammazione, ma non l’ha eliminata completamente. Ciò spiega le reazioni intense come dolore e febbre riportati in soggetti che hanno ricevuto i vaccini dell’RNA messaggero per SARS – CoV2. Descritte anche risposte allergiche e paresi faciali. Altri problemi sono legati alla necessità di conservare i vaccini a basse temperature, meno 70°C. In ogni caso si apre una nuova era per l’applicazione degli RNA messaggeri verso le malattie infettive, in particolare come piattaforma di risposta rapida indirizzata per le emergenze degli scoppi epidemici.

2. I nuovi vaccini a RNA messaggero hanno avuto poco tempo per la sperimentazione. Possiamo escludere alcuni problemi sul lungo periodo?

Nel bugiardino del vaccino a RNA messaggero possiamo leggere riportati alcuni effetti secondari che potrebbero manifestarsi prima o poi.

  • Effetti collaterali come febbre, cefalea, dolori articolari et al.
  • Reazioni allergiche.
  • Nuove infezioni, per esempio l’influenza, oppure peggioramento della sintomatologia.
  • Malattie autoimmuni.

Le donne incinte vengono sconsigliate della sua somministrazione, come anche viene sconsigliata la gravidanza fino a due mesi dopo la sua inoculazione. Andrebbe adottata molta cautela per la compromissione sulla fertilità.

Per questo sarebbe stato più opportuno allargare lo spettro delle persone a cui il vaccino non è consigliato, non solo dunque alle donne in gravidanza. “Io ho qualche dubbio e lo mantengo per tutti quelli che sono in età fertile – ha detto in altra occasione Tarro – i giovani in particolare perché tutto sommato non ci sono problemi per quanto riguarda il virus in quanto possono affrontarlo, controllarlo e guarirlo rispetto ad un vaccino che propone aspetti di interferenza con il nostro genoma. I giovani sono dotati di una risposta immunocellulare più valida e funzionale rispetto alla popolazione anziana e tale tipo di immunità è più stabile nel tempo rispetto a quella umorale”.

Nei soggetti in età fertile l’RNA messaggero potrebbe indurre modifiche sugli spermatogoni o sugli ovuli con prospettive di alterazioni genetiche che soltanto il tempo potrà escludere, non essendoci stata sinora sperimentazione al riguardo.

3. Proprio questi nuovi vaccini eliminano il problema del virus nell’ immediato?  Impediscono il diffondersi del contagio?

A detta degli stessi produttori sembrerebbe proprio di no. Ma allora si pone la domanda: È opportuno contro un virus asintomatico nel 95% dei casi, pericoloso quasi esclusivamente negli anziani e per il quale già esistono efficaci cure ricorrere ad una vaccinazione di massa, basata su vaccini che non garantiscono una immunità permanente e che addirittura non impediscono il perpetuarsi del contagio?  Questo però riguarda solo i nuovi vaccini a RNA messaggero.

Per la Covid-19 prima di inneggiare al vaccino, sarebbe il caso di valutare attentamente il rapporto tra rischi e benefici. Benefici che, per quanto riguarda i cosiddetti vaccini anti-Covid non si capisce quali siano, considerando che, così come dichiarato, addirittura, dal capo del dipartimento medico di Moderna, il dottor Tal Zaks, una persona vaccinata continuerebbe ad infettare gli altri. Tra l’altro – prendendo per buone le stime di aziende come la Pfizer e Moderna – questi vaccini garantirebbero,  una immunità al massimo per due anni. Questo significa che non ci eviterebbero nemmeno il lockdown e che dovrebbero essere somministrati ripetutamente a tutta la popolazione.

Ancora peggio, i pochi dati sulla sperimentazione trapelati avevano suscitato le critiche di autorevoli riviste scientifiche – come, ad esempio il British Medical Journal – che, ad esempio, si domandavano, a cosa mai potessero servire vaccini che, secondo quanto dichiarato dai manager delle aziende che li producevano, avrebbero garantito una immunità probabilmente per pochi mesi e che, per di più, non avrebbero impedito ai vaccinati di trasmettere l’infezione da Sars-Cov-2 agli altri.

4. Sia pure a rilento sono iniziate le vaccinazioni in Italia, con quali vaccini?
Se c’erano diverse opzioni sul mercato perché non di sono prese in considerazione tutte valutando i pro e i contra?

Considerando il panico mondiale che si è creato intorno alla Covid-19, ci si sarebbe aspettato una sorta di consorzio internazionale delle principali aziende farmaceutiche per ottimizzare la ricerca di un unico vaccino. Così non è stato e oggi i futuri, presunti, vaccini anti-Covid sono oltre 70 tutti realizzati in pochi mesi, mentre per realizzare un vaccino ci vogliono mediamente 8-10 anni.

In Italia da fine dicembre sono iniziate le vaccinazioni mediante “vaccini” a terapia genica come quelli prodotti da Pfizer-BioNTech (quello Moderna sarà approvato a gennaio).

La specificità del prodotto della Pfizer-BioNTech consiste nel fatto che per affrontare il Sars-Cov-2 è stato realizzato, non un classico “vaccino” ma una terapia genica, basata su mRNA (RNA messaggero) che contiene le istruzioni per la sintesi nell’organismo umano di nuove proteine le quali dovrebbero permettere di meglio resistere all’attacco del virus Sars-Cov-2. I fautori di questa terapia fanno notare che le cellule umane già processano, normalmente, più di 5000 diversi RNA messaggeri, che sono tutti temporanei, possedendo l’mRNA nel nostro organismo una emivita media di circa 5 minuti. Il prodotto della Pfizer-BioNTech, quindi, non rappresenterebbe un rischio significativo. I critici, dal canto loro, fanno notare che la terapia, genica (oggi ancora in fase sperimentale e utilizzata solo contro gravissime malattie genetiche, non infettive, per le quali non esiste una cura, come distrofia muscolare di Duchenne, adrenoleucodistrofia cerebrale, Mucopolisaccaridosi…) potrebbe, invece, scompaginare il nostro sistema immunitario, impedendogli, così, di continuare a neutralizzare gli innumerevoli virus con i quali conviviamo da millenni.  Insomma, il dibattito nella comunità scientifica è aperto.

A fine dicembre nel Regno Unito è stata autorizzata la somministrazione di un altro vaccino della multinazionale farmaceutica AstraZeneca con un prodotto vaccinale preparato in maniera diversa dai vaccini a RNA messaggero, meno costoso e più stabile, e non soggetto ai problemi di bassa temperatura per la sua conservazione e trasporto. Si tratta di un vaccino con un vettore virale di adenovirus in grado di infettare le cellule umane senza causare malattia ed in grado di trasportare la proteina solubile della COVID-19 verso cui l’organismo ospite sarebbe capace di produrre anticorpi specifici con un’efficacia almeno del 70%. La sperimentazione clinica è stata già fatta nel Regno Unito e in Brasile ed anche allo Spallanzani di Roma.

Se ci sono diversi vaccini in circolazione perché in Italia abbiamo al momento accettato proprio quello che presenta più rischi?

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