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Becchi-Tarro: le nostre risposte ai lettori sui vaccini

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di Paolo Becchi e Giulio Tarro

Il nostro ultimo pezzo qui pubblicato qualche giorno fa ha avuto una buona risonanza, quasi 68mila visualizzazioni al momento, più di un centinaio di commenti (e alcuni anche stimolanti, a cui cercheremo con questo post di rispondere) ed è stato anche ripreso da altri siti, pure all’estero. Le fonti che abbiamo riportato sono autorevoli, e non crediamo si possa facilmente liquidare un editoriale pubblicato sul British Medical Journal perché forse non c’è stato un referaggio adeguato. Ora pare che persino un programma televisivo, Rai 3 Report, questa sera parlerà di alcuni problemi legati al vaccino Pfizer. Il dibattito è aperto e siamo lieti di avervi contribuito.

I farmaci tradizionali

Dovrebbe essere chiaro a tutti che la nostra non era una presa di posizione ideologica contro i vaccini e per la verità neppure contro quello che può essere definito un “postvaccino”, vale a dire “il Pfizer” e più in generale quei vaccini che usano l’mRNA, una tecnica che consiste nell’iniettare non un virus ma frammenti della molecola RNA messaggero (mRNA). Il nostro voleva essere un contributo scientifico e nella scienza si confrontano diverse posizioni, altrimenti si cade nel dogmatismo. E purtroppo il dogmatismo uscito dall’ambito religioso è invece entrato con forza nell’ambito della scienza e il “virologo” del Cts è oggi diventato il sacerdote della nuova ortodossia del “pandemicamente corretto”. Con i nostri scritti cerchiamo di opporci a questa deriva, non certo per alimentare la paura e far confusione, ma per aumentare le nostre conoscenze, pur ovviamente consapevoli di non possedere la verità. Ad alimentare la psicosi di fronte ad una malattia insidiosa, ma per fortuna poco letale, ci stanno pensando i media tradizionali che hanno una grossa responsabilità nella “costruzione” di questa emergenza sanitaria. Ma veniamo al punto che qui interessa.

I metodi tradizionali di preparazione dei vaccini hanno portato nel tempo successi indiscutibili per la medicina e per le popolazioni (basti pensare al vaiolo, alla poliomelite, eccetera). Chi nega questa realtà non sa cosa dice (il che ovviamente non significa che rispetto alla attuale epidemia ci siano già diverse cure efficaci che se adottate tempestivamente consentono di guarire il paziente anche senza il vaccino. Ma questo è un altro discorso). Lo stesso vale con i vaccini che utilizzano i vettori virali (Ebola, vaccino russo Sputnik cinque, AstraZeneca, eccetera). Ora ci sono i “postvaccini” mRNA che rappresentano una indubbia novità, ma al momento non si può escludere che inducano una risposta infiammatoria non specifica nei riguardi dell’mRNA capace di aumentare la risposta specifica ed immune. Nuove proteine umane, chiamate fattori di trascrizione, possono essere riprodotte e predispongono al rischio di malattie autoimmuni. Infatti la produzione dell’antigene “transiente” può dare inizio a questo rischio autoimmune, come ormai è riconosciuto per altre infezioni umane. Inoltre va ricordato che l’ipotesi dell’uso di modifiche all’mRNA del 2005 è stata applicata con studi clinici sull’uomo per la prima volta soltanto nel 2018.

RNA messaggero è una tecnica innovativa, non intendiamo certo negare i potenziali effetti benefici nella cura di diverse malattie, ma c’è bisogno di tempi lunghi per la sua applicazione sicura sull’ organismo umano, senza andare incontro a controindicazioni anche gravi. A nostro avviso in Europa e ancor più in Italia si è proceduto invece troppo in fretta, scommettendo per la produzione dei vaccini solo su questa nuova tecnica, trascurando quelle già esistenti, che sembrano al momento dare buoni risultati.

Pfizer, ritardi ed effetti collaterali

Chi oggi si vaccina con Pfizer o Moderna si immunizza per pochi mesi, può infettare gli altri e non possiamo neppure escludere che metta a rischio la propria salute. Di più dopo la prima dose il vaccinato non solo è altamente contagioso, ma può essere contagiato. E la seconda dose per il richiamo pare al momento non ancora disponibile, con il rischio di non poter effettuare il richiamo nei tempi previsti o comunque di ritardare di per sé la vaccinazione. I vaccini tradizionali e quelli virali non sono stati neppure presi in considerazione. Eppure sarebbero stati utilissimi in questa situazione. Il rischio è che se si continua così la vaccinazione di massa in Italia si concluderà quando il vaccino Pfizer non sarà neppure più efficace per quelli che lo hanno fatto adesso. E quindi si vanifichino le vaccinazioni fatte.

Al momento, inoltre, sono sorti alcuni problemi col “Pfizer”. Difficile negarlo. In Norvegia si sta cercando di approfondire il decesso di 29 persone anziane che sono decedute dopo il “vaccino” contro il coronavirus prodotto dalla Pfizer – BioNtech. Si presume che gli effetti collaterali comuni possano contribuire ad un peggioramento delle patologie gravi nelle persone anziane. Tali decessi hanno fatto sì che il “vaccino” Pfizer non venga più inoculato in Norvegia nei pazienti anziani “molto fragili” evidentemente perché c’è il sospetto che il vaccino dia loro il colpo di grazia. Lo stesso e accaduto in Germania, dove in Baviera sono morte sette persone dopo la somministrazione dello stesso vaccino. Anche negli Stati Uniti ci sono già 55 morti, dopo l’uso di vaccini che utilizzano l’RNA messaggero. Il 18 gennaio u.s. il Dipartimento della salute della California ha riportato che il vaccino Moderna – che funziona come il Pfizer – ha causato una reazione allergica grave durante il periodo di osservazione e pertanto ha richiesto il ritiro dei lotti. In Israele si sono infettate circa 12 mila persone vaccinate dopo la prima dose del Pfizer. Evidentemente la prima dose non protegge o protegge poco. Casi gravi di problemi legati a questo vaccino sono presenti anche in Italia, ma è vietato parlarne. Gli eventi avversi postvaccino sono molto diffusi, ma anche di questo è vietato parlare. Non intendiamo ora aprire questo capitolo.

AstraZeneca e Reithera

Perché puntare tutto solo su questo vaccino? I vaccini AstraZeneca e Reithera consistono in un adenovirus vettore delle spikes del coronavirus. L’AstraZeneca usa un virus dello scimpanzé, mentre la Reithera un virus del gorilla. L’adenovirus vettore dello Sputnik cinque è invece di origine umana. Gli adenovirus usati non sono contagiosi, il tempo di protezione non è ancora conosciuto. La valutazione dell’agenzia Europea per i medicinali (EMA) del vaccino Covid-19 dell’AstraZeneca è in corso di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). L’Ema, che ha velocizzato molto l’approvazione del vaccino Pfizer, si prende ora invece tempo, tanto tempo per questi vaccini che usano tecniche già sperimentate. Qualcosa non torna.

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