La vaccinazione con RNA messaggero è un ottimo affare per le grandi aziende farmaceutiche, ma non garantirà alcuna “immunità di gregge”. E grazie a questo vaccino il lockdown sarà permanente.
Di Paolo Becchi e Giulio Tarro
Nel caso del Sars-Cov-2, una infezione asintomatica nel 90% dei casi, pericolosa soprattutto per gli anziani e per la quale esistono efficaci cure. La vaccinazione di massa è stata presentata come unica speranza per scampare da una morte certa e oggi vengono presentati come “sicuri” ed “efficaci” vaccini realizzati in pochi mesi, addirittura senza nemmeno aver completato il percorso di sperimentazione (che per i vaccini, mediamente, dura otto anni). Vaccini che, addirittura, garantirebbero un periodo di immunità stimato in mesi, che non impedirebbero al vaccinato di trasmettere l’infezione e che, quindi, non si comprende come possano garantire quella “immunità di gregge” che è alla base delle vaccinazioni di massa.
Perché la vaccinazione ai bambini?
Tutt’altro sarebbe se questi vaccini fossero stati destinati alle sole categorie a rischio, in questo caso gli anziani. Così – verosimilmente per esigenze di business – non è stato e oggi si arriva a proporre la vaccinazione addirittura ai bambini dove la mortalità Covid è praticamente zero. A peggiorare la situazione, le caratteristiche del Sars-Cov-2 che, come tutti i coronavirus conosce continue “varianti” per fronteggiare le quali si è arrivati a realizzare, non già veri e propri vaccini, ma una terapia genica, basata su RNA messaggero (noto con l’abbreviazione di mRNA) sulla quale si basano i cosiddetti vaccini prodotti dalla Pfizer-BioNTech e Moderna, sui quali è opportuno soffermarsi ancora una volta.
Ma perché mai Pfizer-BioNTech e Moderna hanno scelto la strada della terapia genica, mentre altre aziende farmaceutiche (produttrici di vaccini quali AstraZeneca, Sputnik V, Janssen, CanSino… per citare i più “famosi”) insistono con tecnologie collaudate da molto tempo? Secondo i media perché la scelta della terapia genica eviterebbe quello che viene presentato come un “elevato rischio”: il “ridestarsi” del virus attenuato o inattivato utilizzato per la vaccinazione. Come accennato a proposito della poliomielite, l’attenuazione o l’inattivazione dei virus per i vaccini, può, effettivamente, determinare un rischio, che, comunque, visti i tanti vaccini realizzati con questa tecnologia, non sarebbe elevato. E quello che è avvenuto in Siria nel 2018, è da addebitarsi, sostanzialmente, al contesto nel quale è stata eseguita la vaccinazione, caratterizzato dalla distruzione (conseguente alla guerra) dei sistemi idrici e fognari che ha permesso al virus del vaccino orale contro la poliomielite (Opv) di perpetuarsi, per più di dodici mesi, modificandosi e trasmettere così la malattia.
Il vero “vantaggio”, invece, dei vaccini a terapia genica rispetto a quelli “classici” non è sanitario, bensì di business. Non manipolando virus o microrganismi patogeni, ma solo mRNA da inserire in un “contenitore” standard, gli impianti per la produzione di questi vaccini, non necessitando di costose misure di bio-contenimento e bio-protezione sono molto più economici di quelli finora usati per i “classici” vaccini ma, soprattutto, ben si prestano a riconvertirsi per produrre rapidamente qualsiasi tipo di vaccino. Ad esempio per fronteggiare le “varianti” del virus Sars-Cov-2, basta cambiare la sequenza contenuta nel mRNA e il nuovo vaccino è pronto. Certo, questo, rischia di sottoporci a vaccinazioni contro il Sars-Cov-2 per sempre. Ma cosa volete che conti la nostra vita davanti ai 15 miliardi di dollari già ricavati dalla Pfizer/BioNTech dalla vendita del suo vaccino (che, sia detto en passant, è stato realizzato grazie a contributi pubblici)?
Le possibili conseguenze dei vaccini
La possibilità che l’mRNA del vaccino Pfizer o Moderna possa riproporre una modifica del Dna è, sprezzantemente, scartata dai fautori di questi vaccini i quali evidenziano come il mRna, dopo aver svolto il suo compito (e cioè modificare la proteina ‘spike’ dell’organismo ospite che permette al Sars-CoV-2 di infettarlo) viene rapidamente degradato senza che possa integrarsi nel suo genoma, né tantomeno modificarlo. Questa lettura – a nostro avviso come abbiamo già scritto e qui lo ripetiamo – è una visione semplicistica, come se il mRNA fosse una scheda elettronica, la cellula una macchina difettosa, e non esistesse nient’altro. In realtà, una volta iniettato, buona parte del vaccino resta in loco grazie alla risposta infiammatoria locale, e pur degradandosi, può (al pari delle cellule immunocompetenti che hanno inglobato il vaccino) entrare in circolo, raggiungendo ogni distretto del corpo dove può capitare l’incontro con qualche retrovirus o con uno dei quattro coronavirus (229E, NL63, OC43, HKU1) già presenti nel nostro organismo.
Questo scenario è ritenuto «estremamente improbabile» dalla maggior parte dei ricercatori; va da sé che aumentando il numero dei così vaccinati, indubbiamente, aumenta la probabilità. Di cosa? Le conseguenze di quanto sopra descritto, che potrebbero manifestarsi non necessariamente in breve tempo, spaziano dalla nascita di un nuovo virus, (magari più letale e contagioso del Sars-Cov-2) allo scompaginamento del sistema immunitario (che renderebbe pericolosi i tanti microorganismi con i quali conviviamo da millenni) a qualche nuova malattia.
Come già detto, essendo il Sars-Cov-2 sostanzialmente pericoloso solo per gli anziani, ci si sarebbe aspettato che solo questa categoria – come si fa per la vaccinazione antiinfluenzale – fosse la destinataria della campagna vaccinale anti-Covid. Così non è stato e il target della campagna vaccinale è diventato tutta la popolazione, nella illusione che facendo sviluppare anticorpi specifici in una grande percentuale di questa si realizzi la cosiddetta “immunità di gregge” e quindi l’eradicazione della malattia.
Effetti del vaccino, qualche numero
Quale dovrebbe essere la percentuale di vaccinati per eradicare la Covid-19? Le ipotesi degli epidemiologi variano dal 60 all’98% ma, si badi bene queste percentuali riguardano vaccinati che hanno raggiunto una definitiva immunità al Sars-Cov-2, virus che, invece, in molti casi si è ripresentato qualche mese o settimana dopo la guarigione. E stiamo parlando, si badi bene, di una immunità naturale che, generalmente, ha una durata più lunga di quella prodotta dai vaccini. E di vaccini che garantiscono una “immunità sterile”, non come quelli oggi proposti che non impediscono nemmeno all’infettato vaccinato di trasmettere ad altri il Sars-Cov-2.
Nel Journal of American Medical Association (JAMA) 12 febbraio 2021 è stato pubblicato un aspetto interessante che riguarda la risposta anafilattica ai vaccini della Pfizer e Moderna cosiddetti a RNA messaggeri. Infatti, in un riepilogo delle vaccinazioni dal 14 dicembre 2020 al 18 gennaio 2021 sono state segnalate 4.7 per un milione di vaccinati Pfizer con risposta anafilattica. Un precedente controllo tra il 14 ed il 23 dicembre 2020 parlava di 11 casi per un milione, mentre la risposta anafilattica dei vaccinati con Moderna era di 2.5 per milione di vaccinati la stessa di come era stata osservata nel mese tra dicembre e gennaio. Lo stesso JAMA all’inizio di febbraio aveva peraltro riportato una opinione editoriale sulla pandemia, la sicurezza dei vaccini ed il compenso per gli eventi avversi, dichiarando che la gente dovrebbe capire che il beneficio sociale supera di gran lunga il rischio individuale di danni da vaccino.
Un aggiornamento dei dati degli eventi avversi dopo la somministrazione del vaccino Covid Pfizer in Europa segnala al 22 gennaio 2021, 16.479 eventi avversi di cui 13.317 nella fascia di età fra 18 e 64 anni. Lo Stato con più eventi avversi è l’Italia con 4.783 casi, altri Paesi con migliaia di eventi avversi segnalati sono la Gran Bretagna 2.352 casi, la Spagna 1.350 casi e la Germania 1.270 casi. 5.133 casi sono stati classificati come gravi. Il 7 febbraio 2021 viene pubblicato il primo rapporto Aifa sugli eventi avversi delle vaccinazioni con il 92,4% di eventi non gravi su 7.000 segnalazioni, ricavate su oltre un milione e mezzo di somministrazioni. Il Centro statunitense per il controllo delle malattie (CDC) dichiara che ci sono almeno 271 morti e 9.845 reazione avverse dopo la vaccinazione.
Più di 25 milioni di americani hanno ricevuto il vaccino di Pfizer BioNtech o di Moderna che sono stati autorizzati per uso emergenziale dopo meno di un anno di sperimentazione. I vaccini che sono ancora sperimentali tecnicamente parlando non pretendono di prevenire le infezioni anche sintomatiche della Covid-19 o di essere efficaci più di un anno. D’altra parte, come prima abbiamo accennato in dettaglio i dati della Pfizer, la CDC dichiara 1.200 eventi avversi negli Stati Uniti dopo avere ricevuto il vaccino Covid-19 di Moderna. Inoltre, secondo il responsabile medico ufficiale del Regno Unito Van-Tam, i soggetti vaccinati possono spargere il virus e debbono pertanto continuare a seguire le regole del lockdown.
Chissà a quale “variante del virus” addebiteranno l’odierna positività a tampone di 33 ospiti e 10 componenti dello staff sanitario, nella residenza socio sanitaria di Fasano che, il 3 febbraio, avevano ricevuto la seconda dose di vaccino Pfizer. Potrebbe dipendere dal fatto che l’RNA messaggero introdotto con il vaccino per il Covid-19, abbia attivato il virus latente già presente nell’organismo, oppure quello arrivato in seguito ad una nuova infezione prima della risposta anticorpale. Una situazione che, verosimilmente si è manifestata anche in Israele.