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Becchi-Tarro: “Perché l’immunità di gregge è un miraggio” - Seconda parte

Gestione fallimentare

Quando nel marzo il Sars-Cov-2 aveva già infettato decine di milioni di italiani, nessuno ci voleva credere, anche perché le cifre ufficiali, pur di giustificare il lockdown, lo davano presente solo nei pochi malati Covid sottoposti a tampone. In realtà, si tratta di un virus estremamente contagioso, che, al pari di quello della Varicella – presente nei gangli delle radici nervose spinali di noi tutti, o di quattro coronavirus (229E, NL63, OC43, HKU1) che oggi ci infettano – non producendo una immunità stabile, periodicamente si “ridesta” permettendo così ad eventuali test di intercettarli. Questo loro “ridestarsi” quasi mai produce sintomi. È quella che si chiama una infezione endemica. Che non è possibile schiodare dalla popolazione con mascherine, lockdown o chiusure. E, a quanto pare, nemmeno con vaccini realizzati in pochi mesi come il Pfizer-BioNTech che ora, addirittura si pensa di “miscelare” con il vaccino Astrazeneca: una cosa mai vista nella storia della Medicina.

Il problema non sono i vaccini che pure una qualche, temporanea, protezione dalla malattia virale dovrebbero garantirla. Il problema è stata una gestione dell’emergenza fallimentare e ora tutta finalizzata all’arrivo messianico dei vaccini che oggi, fidandosi ciecamente degli annunci pubblicitari delle case farmaceutiche, si vorrebbe imporre, addirittura a tutta la popolazione. Sono state così trascurate altre misure che avrebbero potuto permetterci di convivere con il virus Sars-Cov-2 il quale – è opportuno ribadirlo – è asintomatico nel 90-95% dei casi e, anche quando colpisce gli anziani, può essere affrontato con tempestive ed efficaci cure.

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