Quest’anno la Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte ma una calza formato gigante, da dinosauro, stracolma di rosso carbone infuocato per i tanti bambini buoni della sinistra che resta umana. Cioè se stessa. La sinistra essendo cattiva dentro per missione, vocazione e costituzione. Non è che si ferma, la Befana, ne ha un po’ orrore e glielo scarica addosso a cavallo della scopa e tira via, e più è rovente più se lo meritano.
I bambini buoni! Quel Giuseppe Conte, madre di tutte le banderuole, riuscito in un lampo a scassare le pubbliche casse più che le dissipazioni di un intero dopoguerra, dal boom allo sboom al crash, a suon di bonus, sussidi, rotelle, 110% che andava correttamente inteso nel senso del raddoppio e oltre del Debito. Quella Todde, che vuole amministrare la Sardegna e non sa amministrare manco i conti di casa. Quella Elly Schlein, che in nome della tutela genderista e femminista va al gay pride a cantare “Sesso e Samba” di quello spaventapasseri che nelle sue filastrocche per sordi spiega come fare male alle donne. Quella Chiara Valerio che qualcuno ha promosso scrittora (ma l’avete mai letta una riga? Ma ci siete mai riusciti?) e poi messo a capo di un festival pelosamente intestato a Giulia Cecchettin, votato alla denuncia della violenza sulle donne, e non trova di meglio che invitare un apprendista filosofo che il giorno dopo si piglia 4anni per violenza sulla compagna.
Quella Ilaler Salis, Robina Hood alla rovescia, che occupa le case dei poveri per darle ai suoi compari ricchi e viziati. Quei Ferragnez scoppiati, andati, deo gratias, per motivi troppo lunghi da riassumere, del resto li abbiamo raccontati le volte millanta che tutta notte canta. Quell’AmaCiuri che cominciò l’anno con la spocchia e lo finì in mestizia, siccome al suo autplagio dei pacchi, delle eredità trasbordato su un network privato, assistevano in meno ancora che ai festival di Chiara Valerio. E ancora Maurizio Landini, sindacalista per allegria, che riesce a far perdere alla Cgil più iscritti che lavoratori a Stellantis, mai attaccata, mai, mai, mai mai, indovina perché? Quelle caricature di professorini che vogliono andare in giro a menare i fascisti e manco stanno in piedi, di filosofetti propagandisti dei peggiori autocrati di Caracas, Mosca, Pechino e via reprimendo, siccome loro sono preoccupati per la libertà sparita qua, in Occidente. Da che pulpito, Dio delle città e dell’immensità! Quei bei soggettoni che farciscono di gossip patetico le nostre uggiose stagioni.
Quella Maria Rosaria Boccia, esperta non si sa di cosa, che passa dal frequentare tutti a denunciarli tutti, e mi fermo qui perché non vorrei entrarci pure io. Quell’organizzatore di chat antifà che si liquefà, il Minimo comun denominatore che si crede un presidio democratico, ricordate, l’uomo che s’inchinava a Speranza e disperato è autodisciolto è finito, col contorno dei narcisetti da WhatsApp, i Parenzo, le Rula, che hanno trasformato il gruppo democratico di sentinelle antimeloni in una Gaza au caviar. I bambini buoni! Dimentichiano qualcuno? Ah, sì: i piddogrillini, o grillopiddini, col contorno di Forza Italia, che ancora insultano, mentono, delirano sui vaccini che, come la bellezza di Dostoevskji, dovevano salvare il mondo e bocca mia taci, sangue mio taci.
E taci pure su tutti i divulgatori cialtroni del catastrofismo ambientale che non c’è, l’unica sciagura è stata crederci col bel risultato di dissestare le economie europee e sfondare ancora un po’ le tasche del cittadino plebe. Il carbone più grosso e più rosso, però, lo diamo al Papa a sinistra della rivoluzione russa del 1917, uno che se non stai attento ti fonda un partito “Potere Operaio in Vaticano” con la chiave inglese al posto del Crocifisso. Però la Befana è anche ecumenica, appunto, è onesta a costo di rompere le calze, e nella sua, infinita, di carboncini ne ha ancora, anche di altri colori: a proposito di tasche che si pretendono inviolate, e invece sono un po’ scavate, merita un pochino di carbone, più nero che rosso, o meglio rossonero, dai, non si offenda, pure la nostra cara premier sotto la quale la pressione fiscale è aumentata di quasi un punto, se l’Istat non conta balle, e, ad onta, sono rincarati marche, bolli, bollette, pedaggi, servizi, e via discorrendo: che c’è di diverso? Andostà la nouvelle vague fiscale?
La manovra è tipicamente di destra sociale, un tempo lontano la si sarebbe definita fasciocomunista, elemosine per i poveracci, bastonate per quelli di mezzo, niente di nuovo, e dunque tutto bene, per quelli sopra, quelli dell’empireo. O il carbon verdastro, per chi ha fatto un codice della strada di stampo putiniano, siccome vuol tornare a fare il ministro di polizia, e vedrete quanto durerà una faccenda che pure se t’infili una supposta finisci al muro. Senza macchina, così ti attacchi al tram. O quello azzurrino sbiadito di quelli che vogliono lo Ius soli, scholae, mundi, ad onta della realtà che loro, ovviamente, non frequentano. O per i sindaci di tutti i colori, da nord a sud, che sprecano i 30 all’ora demenziali pure sui lungomare deserti, che mandano i vigili a correr dietro a chi si fuma una sigaretta in un parco deserto, metro a listarelle in mano, che s’inventano le zone rosse. Col risultato immediatamente visto sotto la Madonnina del Duomo di Milano: orde di maranza che sventolano coltelli, machete e bandiere magrebine e “polizia fammi un…”, coi poliziotti zitti e buoni, come la filastrocca dei Maneskin, non perché lo vogliono ma perché questi erano gli ordini. Intanto i maranza molestavano, se non violentavano, le turiste.
Ancora una volta, che c’è di diverso? Il Capodanno europeo è diventato ormai una festa islamica in cui aggredire le donne, come in un rituale di nuova cittadinanza, di possesso, di conquista. Ma tutti i sindaci dietro, perfino a Paternò vogliono la zona off limits e sapete come mai? Perché durante la processione con Cristo bambino è arrivato il solito gruppo di maranza a bestemmiargli addosso, porco di qua, porca di là, e ridevano, facevano il gesto della pistola. Nella Sicilia un tempo delle punizioni feroci sanguinarie. Eh, ma, parafrasando il pescatore di Lino Banfi, sono freschissime le zone rosse, sono freschissime”.
Max Del Papa, 6 gennaio 2025
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