Chiamatela transizione energetica, o all’inglese green new deal, la conclusione rischia di essere sempre la stessa: una gragnuola di tasse in più. Con il paradosso che riguardo alle imposte verdi siamo già i primi in Europa. Insomma quella dell’ambiente rischia di essere l’ennesima scusa per fare cassa da parte del Tesoro.
In effetti il ministro dello Sviluppo economico, Giorgetti, e più prudentemente il suo collega responsabile della transizione energetica, Cingolani, lo hanno detto in tutti i modi: attenzione il patto verde dell’Europa rischia di costare caro. L’Italia è la seconda manifattura in Europa e ovviamente la sua produzione di Co2 è diversa e superiore rispetto a paesi come l’Olanda, che traggono gran parte del proprio Pil dai servizi, per definizione meno «energivori». Ma il paradosso, confortato da un recente studio di Ernesto Quintavalle, capo del centro studi della Confartigianato, è che noi Italiani paghiamo molte più tasse ambientali della Germania, nonostante si inquini meno dei tedeschi. L’approccio fiscale all’ambiente è ormai consolidato: chi inquina, paga. E grazie a questi altisonanti patti verdi europei rischiamo di pagare due volte. Ma come è possibile il paradosso di cui abbiamo parlato prima? Vediamo i numeri.
In Italia le tasse verdi sono pari a 58,7 miliardi di euro l’anno e rappresentano il 3,3% del Pil, quasi un punto in più della media europea. E arriviamo al paragone con la Germania. Le emissioni per abitante in Italia sono di circa un terzo inferiori a quelle di un tedesco (28% in meno), eppure paghiamo l’83% di tasse verdi in più. In Germania le tasse verdi portano quattrini nelle casse statali pari a solo l’1,8% del Pil. Discorso simile riguarda anche il confronto con la Francia: rispetto ai cugini di Oltralpe emettiamo un po’ più di Co2 (probabilmente 53 impianti nucleari a qualcosa servono), ma paghiamo decisamente più tasse verdi. Si può decisamente dire che la regola aurea continentale per la quale «chi inquina paga» sia del tutto disattesa.
Come dice lo studio di Confartigianato, un caso emblematico è quello del gasolio. Siamo il paese in Europa in cui il suo costo industriale è tra i più bassi (al ventesimo posto), mentre invece grazie alle tasse (accise) diventa il più alto. Insomma i nostri rappresentanti in Europa dovrebbero pensarci davvero bene prima di accettare nuove imposte verdi per il nostro Paese, non solo per la sua struttura industriale ed economica, ma anche perché da queste parti, per una volta, sono stati fatti tutti i compiti a casa. A spese dei contribuenti. Ovviamente.
Ps. A ciò si aggiunga, come ha notato praticamente unico Davide Tabarelli su il Sole 24 Ore un paio di giorni fa, che dal primo ottobre ci saranno rincari del costo dell’energia sulla bolletta degli italiani di circa il 15%. Il motivo è semplice: il gas è ai massimi. E l’Europa tutta concentrata sui suoi miraggi verdi, si gira dall’altra parte. Tra aumenti dei costi delle materie prime e tasse ambientali, i costi della produzione lieviteranno.
Nicola Porro, Il Giornale 21 agosto 2021