Non bastava mica la farsa del green pass che vale pure col tampone scaduto. Ora si scopre che la normativa sul lasciapassare obbligatorio fa pure figli e figliastri del lavoro. Nel settore autotrasporti, se sei straniero puoi guidare senza alcuna certificazione verde nel Belpaese. Se sei italiano invece devi per forza dimostrare di aver fatto un vaccino o un test antigenico. In quella che le associazioni di categoria già definiscono un “inaccettabile regime alternativo” a “unico vantaggio delle imprese estere”.
Il ritardo della circolare
Tutto nasce da una circolare diramata ieri dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) e dal Ministero della Salute. Primo appunto: che il green pass sarebbe diventato obbligatorio lo si sapeva da almeno un mese, ma le direttive operative sono arrivate solo 24 ore prima della data di avvio. Così le imprese non hanno avuto modo di organizzarsi in tempo, e il Paese rischia la mezza paralisi nel settore della logistica. Dove peraltro già ribollono le proteste dei portuali. Non si poteva dare prima le indicazioni? Ovviamente sì. Ma sorvoliamo. Tra i settori più a rischio, dicevamo, c’è pure quello dell’autotrasporto. Secondo le associazioni di categoria ci sono almeno 80mila camionisti senza vaccino, difficilmente sostituibili vista la carenza di personale. Il tutto si tradurrà in circa 320mila ore di ritardo nella consegna dei pacchi rispetto agli standard giornalieri.
Camionisti stranieri senza green pass
Oltre ai conducenti italiani non vaccinati, il dubbio riguardava gli autotrasportatori stranieri. Un camionista che arriva con un carico dalla Romania cosa fa? Può entrare in territorio italiano, ovviamente. Nulla glielo impedisce. Ma il punto è: può venire anche senza vaccino o con un siero non riconosciuto dall’Ue? A differenza del collega italiano, sì. Ed è tutta qui la discriminazione. La circolare precisa che “per quanto riguarda il personale a bordo dei mezzi di trasporto provenienti dall’estero e non in possesso di green pass” è consentito “esclusivamente l’accesso ai luoghi deputati alle operazioni di carico/scarico delle merci a condizione che dette attività vengano svolte da altro persona”. In pratica il camionista rumeno è esentato dall’avere il green pass per lavorare: si mette alla guida, varca i confini, guida fino alla destinazione, fa entrare il camion nell’area deputata e poi affida le faticose operazioni di scarico ai colleghi italiani (muniti di green pass). Oltre al danno, la beffa.
Non è un caso se Unatras, l’Unione delle principali associazioni dell’autotrasporto italiane ha definito “inaccettabile” la disparità di trattamento. “Siamo, sorpresi, allibiti e indignati dal fatto che la nota lasci intendere che la decisione assunta sia stata condivisa con le associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali”, spiega Unatras che aveva chiesto pari condizioni applicate alle imprese italiane e straniere. “Al contrario, la nota dei due dicasteri, oltre a indebolire le misure per la difesa della salute dei cittadini italiani, favorisce gli stranieri che già operano in condizione di dumping sociale nei confronti delle imprese di autotrasporto italiane”. Da anni le società nostrane soffrono la concorrenza dell’Est Europa. Situazione ora aggravata pure dalla discriminazione del green pass. Una misura “vergognosa”, soprattutto perché avviene “a poche ore di distanza dall’entrata in vigore dell’obbligo di green pass anche nei luoghi di lavoro privato, contribuendo così ad aumentare incertezze, preoccupazione e difficoltà tra gli operatori”.
Domanda: ma se il green pass deve servire a limitare la circolazione del virus e a sconfiggere la pandemia, tanto da costringere tutti i lavoratori ad averne uno, ha senso far entrare nei confini italiani camionisti sprovvisti di vaccino o tampone? E se fossero portatori sani del Covid? E ancora: perché è permesso loro di operare liberamente mentre agli italiani no? Le opzioni sono due: o nessuno deve esibire il lasciapassare, come giusto che sia; oppure si dovrebbero obbligare anche i conducenti stranieri. Sarebbe sciocco, ma almeno equo.