A volte sarebbe preferibile il silenzio. O meglio: se non hai il coraggio di riconoscere l’errore, se non proprio di chiedere scusa, allora è meglio ignorare la morte di Benedetto XVI che dedicargli un post ipocrita che più ipocrita non si può. All’Università La Sapienza di Roma non sono degli sprovveduti, eppure in occasione del decesso del Papa emerito gli hanno dedicato una frase di cordoglio di cui il mondo avrebbe fatto volentieri a meno.
Benedetto XVI cacciato dalla Sapienza
Amici e biografi di Joseph Ratzinger raccontano infatti che nei suoi otto anni di pontificato, eccezion fatta per il Vatileaks e lo scandalo pedofilia, tra i momenti più difficili ci fu proprio quel gennaio del 2008. Benedetto XVI era stato invitato dall’allora rettore ad inaugurare l’Anno Accademico. Niente di nuovo sotto il sole: il cardinal Ratzinger alla Sapienza c’era già stato nel 1990 e proprio in quell’anno tenne un discorso su Galileo, la fede e la scienza che verrà usato come pietra dello scandalo da un manipolo di professori contrario alla sua presenza in Università.
Ecco i fatti. A fine del 2007 una prima lettera di protesta viene inviata al Manifesto. Poi un gruppo di 67 docenti chiede al Rettore di impedire l’accesso all’Ateneo al Sommo Pontefice. La missiva esce sui giornali (ovviamente La Repubblica), ottiene l’adesione di altri professori italiani e provoca le manifestazioni degli studenti, che arrivano a occupare il Rettorato e il Senato Accademico manco dovessero contrastare l’ingresso di un terrorista. Alla fine, Benedetto XVI declina l’invito in quello che è senza dubbio uno dei più gravi episodi di intolleranza intellettuale della storia recente.
Tra i firmatari il Nobel Parisi
Ma in fondo è uno schema conosciuto (a sinistra). Anziché lasciar parlare, ascoltare e semmai ribattere, si preferisce silenziare. Accadde a Ratzinger, succederà diversi anni dopo a Daniele Capezzone. Potremmo allora ricordare che la protesta dei docenti “in nome della libertà della ricerca e della scienza”, secondo l’Osservatore Romano, fu fallata da una errata citazione copia-incollata da Wikipedia, strumento utilissimo, ma che forse insigni professori avrebbero potuto controllare meglio. Potremmo far notare che tra i firmatari, che preferirono il silenzio al confronto, ci fu anche Giorgio Parisi, oggi premio Nobel per la Fisica, diventato ormai oracolo su tutto ma che allora si opponeva alla libertà di un pontefice di presentare le sue tesi, e solo dopo averle ascoltate – semmai – confutarle. Però non è questo il punto.
L’ipocrisia dell’Università
Il problema, oggi, è che l’attuale rettore della Sapienza, Antonella Polimeni, nel suo breve messaggio rivolto a Benedetto XVI non ha fatto – non diciamo un mea culpa – ma almeno un piccolo riferimento a quella ferita ancora aperta. “Esprimo profondo cordoglio per la scomparsa del Papa Emerito Benedetto XVI – si legge – Joseph Aloisius Ratzinger è stato un uomo di fede e di scienza, uno studioso che ha guidato la Chiesa con saggezza”. Talmente saggio, che gli ancor più saggi professori dell’Ateneo gli impedirono di parlare. Piuttosto che una figura barbina così, meglio il silenzio. Ma almeno c’è chi su Facebook lo ha fatto notare: “Il cordoglio senza le scuse puzza di ipocrisia”.