Benedetto XVI, l’atto di accusa post mortem

Papa Ratzinger: “Questo libro pubblicatelo dopo la mia morte”. La rivelazione: “Nei seminari club gay”. Poi l’attacco contro lo Stato moderno “dittatoriale”

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Benedetto XVI

È l’ultimo, postumo, atto di accusa di Benedetto XVI. È il testo che il papa emerito aveva consegnato ai suoi fedelissimi Elio Guerriero e monsignor Georg Gaenswein nel maggio del 2022. L’indicazione era precisa: “Questo volume, che raccoglie gli scritti da me composti nel monastero Mater Ecclesiae, deve essere pubblicato dopo la mia morte. L’apparizione di ogni mia parola subito provoca un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianità”.

Si tratta di un j’accuse inatteso, forse più di quanto emerso nei libri e nelle interviste di padre Georg a poche ore dal decesso del Papa tedesco. Sì, è vero. Il segretario particolare ha accusato Bergoglio di aver “spezzato il cuore” a Ratzinger vietando la messa in latino. Ha parlato di una Chiesa che va a “sbattere contro un muro”. Ha raccontato di essere rimasto “sotto choc” per la decisione di Francesco di sospenderlo dal ruolo di prefetto della casa pontificia. Ha reso pubbliche le frasi di Benedetto XVI, convinto – tra il serio e il faceto – che il Papa regnante non si fidasse più di lui. Ma se a “parlare” è lo stesso Benedetto, in quello che a tutti gli effetti sembra essere il suo “vero” testamento finale, beh: allora le cose cambiano.

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Nel libro postumo, che come visto raccoglie gli scritti di 10 anni di meditazioni al Mater Ecclesiae, Benedetto dice tutto quello che in vita non voleva più dire, anche per non essere d’intralcio a Francesco, che ha sempre riconosciuto come “unico Papa”. Le apparizioni di Ratzinger dopo la rinuncia si contano sulle dita della mano, e spesso solo per ovviare a incidenti provocati da altri (vedi il caos sul libro del cardinal Sarah, ad esempio). Oggi scopriamo perché Benedetto, nonostante fosse pienamente in grado di scrivere ed argomentare, avesse scelto il silenzio. “La furia dei circoli a me contrari in Germania – scrive ai due curatori del libro – è talmente forte che l’apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino”.

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Il libro, intitolato “Che cosa è il cristianesimo“, punta l’indice contro la Chiesa tedesca che non ha mai amato il “suo” Papa. In Germania forti sono le spinte progressiste, con aperture alla comunione ai risposatati e alla benedizione per le coppie gay. Ma non era solo questo a preoccupare Ratzinger, che prima di salire al soglio pontificio è stato alla guida della Congregazione per la dottrina della Fede. “Vi furono singoli vescovi, e non solo negli Stati Uniti, che rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna cattolicità – si legge nel libro -. Forse vale la pena accennare al fatto che, in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano celati come letteratura dannosa e venivano per così dire letti solo di nascosto”.

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Non solo. Secondo Ratzinger in molti seminari, oltre ad un “collasso della forma vigente di questa preparazione”, ci sarebbero dei “club” omosessuali che agiscono “più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari”. “In un seminario nella Germania meridionale – si legge nel libro, come riporta Tgcom24 – i candidati al sacerdozio e i candidati all’ufficio laicale di referente pastorale vivevano insieme. Durante i pasti comuni, i seminaristi stavano insieme ai referenti pastorali coniugati in parte accompagnati da moglie e figli e in qualche caso dalle loro fidanzate. Il clima nel seminario non poteva aiutare la formazione sacerdotale”. Addirittura, in un caso, un vescovo aveva permesso di mostrare ai seminaristi “dei film pornografici, presumibilmente con l’intento di renderli in tal modo capaci di resistere contro un comportamento contrario alla fede”.

Ratzinger, come attento osservatore dei tempi presenti, nel libro evidenzia la degenerazione del “moderno Stato del mondo occidentale” che “si considera come un grande potere di tolleranza che rompe con le tradizioni stolte e prerazionali di tutte le religioni”. “Con la sua radicale manipolazione dell’uomo e lo stravolgimento dei sessi attraverso l’ideologia gender – si legge – si contrappone in modo particolare al cristianesimo. Questa pretesa dittatoriale esige l’abbandono dell’antropologia cristiana e dello stile di vita che ne consegue”. Questo Stato dittatore, per Benedetto, si porta appresso una “intolleranza” frutto di una “apparente modernità nei confronti della fede cristiana” che “ancora non si è trasformata in aperta persecuzione e tuttavia si presenta in modo sempre più autoritario, mirando a raggiungere, con una legislazione corrispondente, l’estinzione di ciò che è essenzialmente cristiano”. Un atto di accusa senza precedenti. Postumo. E che di certo provocherà “un vociare assassino”.

Giuseppe De Lorenzo, 21 gennaio 2023

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