Sarà che ci abituiamo a tutto, proprio a tutto, ma una situazione così non si era ancora vista e forse non ha eguali nelle pur disastrate democrazie occidentali. Al punto da richiedere il consumato espediente dell’amico venuto da un altro paese, o dell’alieno sbarcato di lontano, per provare a spiegarla; a ricordare a noi stessi che quello che stiamo vivendo è un passaggio tutto tranne che normale, regolare, dignitoso. Se dunque un estraneo al manicomio Italia venisse a farci visita, come prima cosa ci domanderebbe come vanno le cose, ovvero chi è che comanda qui. E noi non potremmo che rispondergli: una coalizione formata da una setta inventata da un comico stagionato e da un informatico in fama di guru, oggi trapassato, e da un partito postcomunista sempre un po’ comunista.
“E come funziona questa alleanza di potere?”, domanderebbe a questo punto l’estraneo.
“Male, perdio”, risponderebbe chiunque di noi, senza tema di smentita.
“Male, ma è pur sempre la scelta operata dal vostro popolo”.
“Beh, in effetti no”.
“No?”.
“No, per niente”.
“Vuoi dire che, da voi, nella vostra democrazia, comanda chi non è stato eletto?”.
“Voglio dire questo: che la setta, composta da elementi senza ombra di esperienza e di cultura politica, cresciuta urlando nelle piazze che la politica doveva andare a fanculo, si era in effetti legata ad una forza di destra, sovranista, incarnata dal partito più anziano attualmente in Italia, benché letteralmente trasfigurato dal suo attuale leader”.
“Comincio a non seguirti più: se avevate eletto una determinata coalizione, come mai adesso tu mi dici che a comandare ce n’è un’altra, parzialmente diversa?”.
“È successo che, dopo un anno abbondante di dispetti reciproci, di veti incrociati, il leader del partito conservatore, o sovranista, ha deciso, come diciamo noi, di staccare la spina: peccando probabilmente di ingenuità, ma ritenendo inevitabile il ricorso al voto”.
“Gli conveniva, vuoi dire”.
“Assolutamente: i sondaggi, dopo un anno, lo davano in forte espansione, in progressione geometrica, proprio ai danni della setta ex alleata”.
“E allora? Cosa di più naturale che tornare a votare?”.
“E allora è successo che, invece, la setta ha finito per allearsi con il principale partito globalista e di sinistra: lo stesso con cui per 10 anni si era scambiata accuse di questo tenore: ladri, morti, zombie, pedofili, camorristi, luridi, prostitute, stragisti, infami, vermi, merde, vi ammazziamo”.
“Dici davvero? Ma come è possibile?”.
“Possibilissimo, tant’è vero che l’ex presidente del Consiglio è tornato tale alla guida di una coalizione opposta”.
“Sì, ma… Avete un Capo dello Stato, se non sbaglio, che vigila proprio sulla correttezza istituzionale…”.
“Il Capo dello Stato è il principale artefice e garante della nuova alleanza, o, se preferisci, contro-alleanza”.
“Ma non mi dire. Beh, ma, evidentemente, avrà calcolato che gli elementi di questa nuova alleanza, messi insieme, raggiungevano una seppur relativa maggioranza nel paese”.
“Al contrario: la setta va estinguendosi, il partito di sinistra ha perduto praticamente tutte le ultime elezioni, è in forte crisi di identità da almeno 20 anni e insieme, oggi, raggiungono a malapena il consenso elettorale del partito sovranista – non certo di una possibile coalizione conservatrice – uscito dal governo”.
“Addirittura! Ma perché il Presidente avrebbe avallato una simile operazione?”.
“Qui le cose si fanno molto complicate, noi siamo fatti così; ti basti sapere che in Italia il Presidente viene sempre scelto dal partito di sinistra in questione, al culmine di una serie di accordi più o meno ristretti: l’elezione, poi, è solo una cerimonia. Anche in questo caso, la regola è stata rispettata”.
“Ma, almeno, questa inedita alleanza ha prodotto risultati?”.
“Per niente: nessuno li vede, men che meno i diretti interessati, che, difatti, litigano sempre, rinfacciandosi l’inettitudine. Oddio, una cosa l’hanno fatta: rendere i processi perpetui, senza fine; siccome ci sono giudici e giornalisti, molto ascoltati nella setta, convinti che ‘non ci sono innocenti ma solo colpevoli che l’hanno fatta franca’, e anche che ‘se un innocente va in galera è normale'”.
“Boh! Mi sembri un po’ fuori di testa, amico mio. Ma allora come fanno a restare al potere?”.
“Per alcune ragioni. La prima, è che sono per così dire puntellati da un alleato minuscolo, un fuoruscito dal partito di sinistra, uno molto bravo a distruggere tutto quello che trova sul cammino, dopo averlo logorato a forza di ricatti, messaggi, doppi giochi, voltafaccia; la seconda, è che il capo del partito sovranista passa per decisionista, addirittura per dittatore, mentre è in realtà un eterno indeciso, un temporeggiatore che, al confronto, Quinto Fabio Massimo è Napoleone; la terza ragione sta ancora nel Capo dello stato, il quale alle elezioni non ha alcuna intenzione di ricorrere ed ha già fatto capire che, sfaldandosi la coalizione attuale, ripromuoverà d’imperio l’attuale premier, per la terza volta consecutiva, solo mescolando un po’ gli ingredienti”.
“Ma dimmi di più di questo primo ministro: è un uomo sagace, di grande esperienza, immagino…”.
“In pratica, fino a due anni fa, anche meno, non aveva mai fatto politica, almeno in modo attivo. È un barone universitario, uno molto attento all’immagine. Oggi si ritiene il più grande statista che l’Italia abbia mai conosciuto e non fa mistero di puntare direttamente al Colle, a sostituire – ovviamente con l’avallo del partito di sinistra, cui si è subito accostato, benché imposto a suo tempo dalla setta – l’attuale Capo dello stato”.