Fa bene il governo a varare la stretta. Fa bene a intervenire sul voto in condotta a scuola. Fa bene a decretare che se prendi 5, e sei un casinista convinto, meriti di ripetere l’anno. È giusto anche rimandare a settembre chi incassa appena la magra sufficienza del 6. Ed è sacrosanto garantire solo a chi si dimostra uno studente modello, con un comportamento da 9 o 10, il massimo dei crediti che concorrono a fare la media nel calcolo finale del voto di maturità.
Bisogna poi infischiarsene degli studenti che okkuperanno le aule, che perderanno tempo con “settimane flessibili” o “autogestioni”. Vada al diavolo chi è convinto che il merito non conti, che tutti siamo uguali e che la scuola non deve educare ma coccolare i suoi studenti. Bocciare per mala condotta deve tornare ad essere una pratica da applicare con giudizio, ma senza sconti.
Però non basterà. Perché le regole ministeriali finiranno con l’essere amabilmente aggirate nei consigli di classe. Ricordate? A Rovigo due studenti impallinarono la professoressa con le pistole a pallini. Risultato: promossi con il 9 in condotta. All’istituto di Abbiategrasso, dove un ragazzo ha quasi ammazzato a coltellate un docente, una prof ha dichiarato che loro “al posto di eccellenza e merito” praticano “la comprensione”, e alle “punizioni esemplari” preferiscono “la gestione delle emozioni”. E se pure il consiglio di classe risultasse inflessibile, ci penseranno i ricorsi dei genitori e il Tar. Esempio: a Tivoli un’alunna è stata promossa dai giudici nonostante risultasse una capra in 6 materie. La battaglia insomma è sacrosanta, ma pare persa in partenza.
Giuseppe De Lorenzo, 19 settembre 2023