Economia

Benzina, aerei, banche: qual è il vero danno per l’Italia

Il governo vara la stretta su extraprofitti, distributori di carburante e compagnie aeree. I problemi non sono solo economici

meloni benzina banca aereo © Victorburnside, sbayram e Techa Tungateja tramite Canva.com

Già con la crisi energetica il governo aveva dimostrato una scarsa dimestichezza con il mercato e con i meccanismi di formazione dei prezzi, ma ora si è superato con le misure sugli “extraprofitti” dei distributori di carburanti e delle compagnie aeree. Al di là della semantica che denota un approccio al mercato da DDR (l’ex Germania est) le nuove misure rischiano di provocare esattamente l’effetto opposto rispetto al quale erano state pensate.

Partiamo dai benzinai: comunicare ed imporre di esporre il prezzo medio regionale in un mercato frammentato è la cosa peggiore che si possa fare. I distributori che sino ad ora avevano praticato un prezzo sotto la media hanno ora un punto di riferimento calcolato ufficialmente verso il quale convergere essendo sicuri che “nella media” appunto il consumatore non troverà di meglio. Il governo dimentica che nel mercato della distribuzione al dettaglio esistono i monopoli d’angolo, cioè punti di vendita particolarmente privilegiati per flussi di traffico, comodità di accesso o distanza dal punto concorrente più vicino, i distributori privilegiati manterranno quindi i prezzi tranquillamente sopra la media ma il risultato matematico è che la media si sposterà verso l’alto. L’aumento della media provocherà un nuovo aggiustamento dei prezzi più alti e di quelli sotto la media e così via, sino a che il danno provocato dalla misura non risulterà palese e si tornerà all’antico sano metodo della concorrenza senza segnalare  i prezzi.

Per le compagnie aree il discorso è simile, se non potranno aumentare i prezzi più del 200% della tariffa media del volo e non potranno segmentare la clientela in base al potere d’acquisto cosa faranno? Semplice aumenteranno il prezzo medio dei voli, quindi se prima si potevano trovare degli sconti super vantaggiosi in alcuni giorni della settimana o delle promozioni last minute ora scordatevele perché “la media” per mantenere profittevole la tratta tagliando i picchi dei prezzi deve esse alta.

Sulle banche poi, il governo ha superato sé stesso con la pretesa di “correggere gli errori della Bce”, come sostiene Salvini si è proceduti alla più controproducente delle manovre economiche. Si sarebbero dovuti recuperare 3 miliardi di euro ma solo con il crollo in borsa dei titoli bancari il primo giorno di negoziazione se ne sono persi 2,6 di mancati incassi sulle plusvalenze. Ma questa è solo la punta dell’iceberg grazie al meccanismo della nuova tassa le banche saranno incentivate ad aumentare i prezzi dei servizi ed erogare meno credito ai consumatori. Se i margini del credito si comprimono a causa della tassa per remunerare il rischio le banche dovranno aumentare lo spread sui prestiti o ridurli e far pagare di più i propri clienti per i servizi accessori, o veramente il governo si aspetta che il sistema bancario ed i suoi azionisti incassino una perdita da 3 miliardi di euro senza reagire?

Ma i danni vanno oltre i semplici calcoli economici, siamo diventati il paese con la più alta incertezza legislativa d’Europa si introducono continuamente nuovi “tetti”, tasse retroattive, regole di negoziazione dei crediti fiscali senza pensare alle conseguenze sugli investimenti e sulla credibilità del paese. Chi investirebbe in un paese dove un profitto legittimo può essere definito “extra” dalla sera alla mattina e dove mentre si stanno ultimando i lavori di un condominio si cambiano le regole per la cessione dei crediti fiscali?

Il governo non sembra essere lucido quando affronta argomenti di rilievo economico generale come la lievitazione dei prezzi o la mancanza di materie prime sul mercato ci si affida all’improvvisazione dirigista per piccoli immediati vantaggi mediatici ma si minano le basi del funzionamento del mercato. Sarebbe molto meglio che i nostri ministri si concentrassero sull’eccesso di concentrazione in alcuni settori dell’economia italiana e sulle pratiche anti concorrenziali che vengono poste in essere anche da grandi aziende di Stato a cominciare dal settore dell’energia. Un rafforzamento della legislazione antitrust ed delle authority sarebbe molto più efficace e meno dannoso di provvedimenti spot presi sull’onda emotiva dei social media.

Antonio Rizzo, 10 agosto 2023