Esodo di Ferragosto

Benzina, ecco l’extraprofitto dello Stato: vale 2,2 miliardi. Lo tassiamo?

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benzina urso

Si definisce “extraprofitto ingiusto”, secondo il governo, quel margine realizzato dalle banche grazie all’aumento dei tassi di interesse da parte della banca centrale, dunque sostanzialmente un guadagno incassato senza muovere un dito. Più o meno, con le debite proporzioni, quello che è successo in questi giorni al bilancio dello Stato, rimpinguato  in poche ore dall’extragettito (giusto? ingiusto?) delle imposte sulla benzina.

L’extragettito dello Stato

Parliamo di una cifra importante. L’ha incassata l‘Agenzia delle Entrate grazie all’esodo e al controesodo di Ferragosto, giorni che – per definizione – sono caratterizzati da movimenti senza precedenti, che inducono gli italiani a rifornirsi a gogo alle pompe di benzina e che si traducono in gettito stellare per le languide casse statali. Assoutenti l’ha calcolato a spanne, ma non così tanto distante dalla realtà: ipotizzando 15 milioni di autovetture a benzina o gasolio in circolazione sulle autostrade italiane, con una media di tre pieni per fare avanti e indietro tra mare e casa, si stima che lo Stato abbia incassato ben oltre i 2,2 miliardi di imposte sul carburante. Mica bruscolini.

Benzina, prezzi alle stelle

Ieri i prezzi alla pompa hanno continuato a salire, checché ne dica il ministro Urso e nonostante (l’inutile) cartellone che espone i prezzi medi dei carburanti. In autostrada, dove è più facile che i vacanzieri vadano a rifornirsi, è stata sfondata quota 2 euro al litro per il self service arrivando fino alla cifra record di 2,7 euro sull’A8 Varese-Milano. Il ministero del Made in Italy difende le proprie misure, anche se – come normale che sia – non bastano a frenare i rialzi nei giorni centrali di agosto quando la domanda è più alta e i listini tendono a salire.

Tutta colpa delle accise

Secondo il ministro Urso “il prezzo industriale della benzina depurato dalle accise è inferiore rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania”. E non si capisce per cosa bisognerebbe applaudire: il ministero conferma, in sostanza, che il problema del carburante in Italia non è dato dal costo di raffinazione o dai guadagni netti dei benzinai, bensì da una tassazione storicamente troppo elevata. Dunque ha forse ragione l’Assoutenti a dire che “gli extraprofitti garantiti in questi giorni dalle tasse sui carburanti” andrebbero redistribuiti, in stile tassa sulle banche, “per tagliare subito le accise su benzina e gasolio”.

Prezzi benzina, fallisce il cartellone

Il governo però a gennaio decise legittimamente di non rinnovare il taglio delle accise deciso dall’allora governo Draghi. Lo fece perché i prezzi non giustificavano più la misura e per “utilizzare quelle risorse per aumentare le pensioni minime, per tagliare il cuneo fiscale, quindi tutte misure sociali”. Così decise di varare maggiori controlli (in questi giorni la GdF ha riscontrato 325 irregolarità su 1,230 interventi) e una sfilza di ulteriori regole per i benzinai, tra cui appunto il famoso cartellone coi prezzi medi la cui “piena efficacia”, di cui Urso è convinto, non sembra invece affatto dimostrata. La Fegica, federazione dei gestori, fa notare che siamo arrivati “al sedicesimo giorno consecutivo che i prezzi medi dei carburanti comunicati dal Mimit hanno subito un aumento. Il cartello imposto ai distributori dal governo nulla ha potuto. La misura non solo è inutile ma rischia di essere controproducente”. Un rischio che anche l’Antitrust aveva fatto notare in fase di audizione sul decreto trasparenza.

Franco Lodige, 17 agosto 2023

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