Economia

Benzina, il governo fa il pieno di demagogia

Distributori costretti a esporre i prezzi medi. Presto arriverà pure il tetto al prezzo alla pompa?

Economia

“Signor governo, mi faccia il pieno di demagogia, grazie”. Sulla benzina ormai siamo al gioco delle tre carte: da una parte l’esecutivo non rinnova il taglio delle accise che Mario Draghi aveva introdotto, dall’altro se la prende con la filiera che alza i prezzi. Il che sarebbe una logica conseguenza delle decisioni assunte dal consiglio dei ministri in legge di bilancio, si chiama “mercato”. Ma anziché rivendicare la decisione di non aver usato i soldi dei contribuenti per abbassare il costo della benzina, il governo s’inventa un “decreto sulla trasparenza dei prezzi”. Che sa molto di supercazzola.

Lo scontro in maggioranza

L’intervento arriva a margine di giornate complicate, condite anche dall’ennesimo scontro interno alla maggioranza. Per una volta Forza Italia sta dalla parte giusta della barricata. Mentre Lega e Fratelli d’Italia puntano il dito contro i gestori delle pompe di benzina, accusati di fare trucchetti coi prezzi, Alessandro Cattaneo assicura che “non è in atto una speculazione”, ma solo un adattamento alle nuove norme fiscali. “La scelta del governo di non prorogare il taglio delle accise è stata molto meditata e molto sofferta, una misura che però costa oltre un miliardo al mese – confessa il ministro Fdi, Luca Ciriani – Abbiamo deciso di utilizzare quelle risorse per aumentare le pensioni minime, per tagliare il cuneo fiscale, quindi tutte misure sociali”. Perché allora non rivendicarlo?

Le nuove norme varate in Cdm

Troppo impopolare, forse. E infatti ieri il Cdm ha varato una sfilza di ulteriori regole per i benzinai. Dovranno comunicare giorno per giorno il prezzo di vendita praticato ed esporre il prezzo medio giornaliero nazionale, così che i consumatori possano toccare con mano la differenza tra quanto stanno pagando e la media italiana. In caso di violazioni, le sanzioni amministrative sono aumentate e in caso di recidiva si può arrivare alla sospensione dell’attività da 7 a 90 giorni. Inoltre, vengono rafforzati i collegamenti tra Mr. Prezzi, che “non serve a una ceppa”, come dice Mario Giordano, e l’Antitrust per “sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative”. Infine, si irrobustisce la collaborazione tra Garante e Guardia di Finanza.

La verità sui prezzi

E pensare che per una volta basterebbe lasciare il tempo al mercato di adattarsi. In fondo ieri il Quotidiano Energia ha registrato un calo, seppur debole, del prezzo medio alla pompa di benzina “dopo aver assorbito l’aumento delle accise”. Ed è lo stesso ministero a confermare sul sito del Mase che tra il primo e l’8 gennaio i rincari sono stati perfettamente in linea col rialzo delle accise di 18 centesimi al litro: la benzina in modalità self è salita da 1,644 euro a 1,812 euro al litro (un aumento di 16,8 centesimi), mentre Il gasolio è passato da 1,708 a 1,868 euro (con un rialzo dei 16 cent.). Tutto in regola.

Date tempo al mercato

Ci sono distributori che si discostano un po’? Certo. Ma i motivi sono i più disparati. “Le liberalizzazioni sono così – fa notare Davide Tabarelli, di Nomisma Energia – I prezzi variano, a volte sono veloci a volte più lenti. Ma a fine anno si compensano”. Basterebbe attendere che la concorrenza faccia il proprio mestiere (se sono l’unico con la benzina a 2 euro, prima o poi abbasserò il prezzo), anziché mettere mano a nuovi decreti. Quando lo scorso marzo il governo ha ridotto le accise, ci sono voluti alcuni giorni per adattarsi. C’è chi prima smaltisce la giacenza, chi invece deve tenere conto di costi di gestione maggiori.

La benzina in autostrada

Prendiamo il caso delle autostrade, vera pietra dello scandalo di questi giorni: i maggiori rincari. spiega il presidente di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi, “sono dovuti ai maggiori costi, dai tre turni giornalieri per il personale alle royalties che vanno pagate ai concessionari”. Semplice: il servizio è 24 ore su 24, l’energia costa di più, ci sono gli affitti da pagare. Eppure, lamenta il presidente di Assopetroli, Andrea Rossetti, il governo anziché assumersi “le proprie responsabilità di una misura impopolare”, preferisce “scaricarle sulla categoria dei distributori che non ha alcuna colpa”. Perché?