La premier Giorgia Meloni ha più volte ribadito un concetto fondamentale della cultura liberale: “La ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori, quello che compete allo Stato è creare le condizioni perché queste aziende possano operare nel migliore dei modi, perché possano crescere e possano fare, senza avere paura di trovare uno Stato che le combatte piuttosto che aiutarle e accompagnarle.”
Il decreto sulla benzina
Ebbene, questo importante enunciato, a cui si spera vengano messe gambe ben solide per portare lontano l’economia del Paese, cosa ci azzecca con il cosiddetto decreto benzina? Un decreto che sembra voler mettere una toppa di pura demagogia al pasticciaccio brutto della reintroduzione delle assai poco amate accise. In particolare, nel pomposo titolo dello stesso decreto, colpisce il riferimento alla glasnost di una defunta dittatura comunista: “Norme sulla trasparenza dei prezzi sui carburanti e sul rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del garante dei prezzi”. Ed è qui che casca veramente l’asino, per così dire.
Infatti, secondo questo, ad esser buoni, infelice provvedimento, gli esercenti e i gestori degli impianti di distribuzione saranno obbligati a esporre, accanto al prezzo di vendita di diesel e gasolio, anche il prezzo medio della benzina. Il governo infatti si è impegnato a individuare un prezzo medio, calcolato su base regionale e pubblicato sul sito del ministero delle Imprese e del made in Italy.
Perché non ha senso
Ora, considerando che i ricavi dei gestori sono nell’ordine di 3/4 centesimi al litro e che lo Stato leviatano assorbe oltre il 55% di ciò che pagano gli automobilisti, questo ennesimo obbligo insensato, oltre a penalizzare i benzinai – i quali rischiano multe fino a 6mila euro – non può che creare ulteriore confusione presso i cittadini al volante. Cittadini che non hanno certo bisogno di un cartellone aggiuntivo per confrontare i prezzi degli impianti della loro città.
In realtà, si tratta di una delle tante operazioni di distrazione di massa, in cui si finisce per focalizzare l’attenzione su un capro espiatorio di comodo, l’incolpevole benzinaio di turno, così da far vedere al popolo in subbuglio che si sta facendo qualcosa per frenare la corsa dei prezzi. Non a caso il governo ha deciso di coinvolgere in questa iniziativa una figura, a mio avviso, abbastanza demenziale in un moderno sistema di mercato: il magnifico Mister prezzi. Quest’ultimo, secondo gli artefici della misura, dovrebbe affiancare la Guardia di finanza nei controlli, in modo da reprimere sul nascere ogni forma di condotta speculativa.
Quindi, cari amici vicini e lontani, benvenuti nella mitica DDR, acronimo di Deutsche Demokratische Republik.
Claudio Romiti, 18 gennaio 2023