Dopo aver già una volta tentato di abolire la povertà con il reddito di cittadinanza, seppur con scarsissimi risultati, Beppe Grillo ci riprova, e stavolta, se vogliamo, in maniera ancor più ambiziosa. Il guru dei Cinque Stelle, di rientro da un periodo di degenza trascorso presso l’ospedale di Cecina, in un video apparso sul suo blog traccia un bilancio della sua esperienza da paziente, che giudica peraltro positiva, e si avventura poi nell’enunciazione di una formula, a suo dire idonea ad eliminare alla radice le piaghe delle povertà e della disuguaglianza sociale, e al contempo valida per riformare la società, e con essa di riflesso la sanità, riducendone gli sprechi.
In pratica, nel corso del suo illuminante (non lo si potrebbe definire diversamente) ricovero toscano, Grillo sembrerebbe aver partorito un elisir miracoloso, individuato la panacea di tutti i mali che affliggono il Paese, una nuova (ma in fondo vecchia) teoria, tanto cara al padre del Movimento, che risponde al nome di reddito di base. Un rimedio ormai arcinoto, ma evidentemente sempre attuale, valido per tutte le stagioni e per ogni genere di malanno. Nel Paese c’è un allarme legato alle crescenti disuguaglianze sociali e al numero di famiglie in condizioni di povertà assoluta? Non c’è da preoccuparsi, l’antidoto è presto pronto. Lavoro? Macché. La soluzione è una e una soltanto: reddito di base.
E fin qui vabbè, nulla di nuovo sotto il sole. Questa volta, però, Beppe Grillo si spinge oltre e compie un salto di qualità che travalica ampiamente il mero concetto di povertà e abbraccia ogni ambito della società. In Italia urge riformare la sanità? La popolazione invecchia? Il sistema sanitario nazionale è sotto stress? È necessario ridurre gli sprechi, curare maggiormente l’alimentazione, modificare abitudini e stili di vita? Nessun problema, ci pensa sempre lui, il caro vecchio Beppe, a togliere le castagne dal fuoco. Come? Ma sempre allo stesso modo, si capisce. La cura a Cinque Stelle è ormai nota e sempre la medesima: reddito di base.
Ebbene sì. Per risparmiare sulle spese mediche e alleggerire il sistema sanitario bisogna riconoscere a tutti, indistintamente, un assegno vitalizio. Per la serie: se non vogliamo curarli da vecchi, assistiamoli sin da giovani. Così si risparmiano e magari evitano di ammalarsi. E chi paga? Ovviamente, Pantalone.
Questa è l’inquietante essenza del pensiero grillino. Questo il tragicomico modello di paese teorizzato da Grillo (e pedissequamente inseguito dai suoi adepti), sulla falsariga di quello immaginato da Antonio Albanese nel suo ‘Qualunquemente’, commedia in cui il protagonista, il volgare e cinico Cetto La Qualunque, promette di soddisfare l’appetito sessuale del popolo, barattando dei presunti futuri favori carnali con il consenso elettorale. Il sesso quale panacea per alleviare tutti i mali dell’uomo.
Nel caso di Beppe Grillo, invece, manca la pratica sessuale (peccato), ma in compenso c’è il solito amatissimo sussidio, assurto a rimedio universale per sconfiggere tutti i malanni patiti da mamma Italia. E se poi non si sarà riusciti a curare l’Italia, pazienza. Il denaro sarà comunque servito a generare consensi. E assistiti.
Salvatore Di Bartolo, 9 gennaio 2023
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