L’accoppiata tasse-sinistra è un grande classico della politica italiana. I compagni hanno una vera e propria ossessione per le imposte, soprattutto se queste vanno a colpire i ricchi. Basti pensare alla recente genialata di Beppe Sala e compagnia, pronti alla maxi-tassa sulle auto grandi. Ma restiamo a Milano perché il delirio rosso non è mica finito, anzi, sta per rivelarsi in tutta la sua potenza distruttiva. Purtroppo.
L’ultima genialata di Sala & Co. riguarda l’addizionale comunale Irpef. Una nota particolarmente stonata per le tasche dei milanesi. Come evidenziato da Libero, il Comune starebbe pensando di farla salire sino al massimo consentito (lo 0,9%, come per la Capitale che dispone di questo privilegio dal 2011). Parliamo di un sacco di soldi. Per capirci: in questo 2024 Milano ha incassato 210 milioni di euro dall’addizionale Irpef. La proiezione per il 2025 si attesta sui 220 milioni di euro, con l’aliquota allo 0,8 per cento. Ebbene, passando allo 0,9 per cento – spalmato su tutta la platea di contribuenti – Palazzo Marino potrebbe incassare la bellezza di 27 milioni di euro in più.
Mica stupido Sala: si adegua a Gualtieri e ottiene fondi significativi per rimpolpare le casse del Comune, magari per investire su qualche bel progetto green o forse arcobaleno. Perché la sua giunta si occupa esclusivamente di quello, di ambiente e comunità Lgbt. Quando esplora nuovi territori, sono tasse amare. Di certo non si interessa alla sicurezza, nonostante l’emergenza visibile ad occhio nudo, denunciata quotidianamente da migliaia di cittadini. Insomma, la mossa economica è a dir poco appetitosa, soprattutto se la caccia alle risorse economiche-finanziarie è particolarmente agitata.
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A pagare questo prurito di Sala e dem sono i milanesi: alla fine sono i contribuenti ad essere spennati, come sempre. La maggioranza rossa del Consiglio comunale meneghino ha depositato un ordine del giorno per chiedere “dal 2026 l’innalzamento della soglia di esenzione dell’addizionale Irpef, attualmente a 23 mila euro”. Per poter procedere in questo senso, la maggioranza chiede al governo di Giorgia Meloni di estendere anche al Comune di Milano la possibilità di innalzare il limite massimo dell’aliquota Irpef comunale dallo 0,8 allo 0,9 per cento, come avviene nella Capitale, così da “applicare l’aumento solo ai redditi più alti”.
Sì, tutto molto bello, ma in soldoni di cosa si tratta? Della solita stangata della sinistra: innalzare la soglia di esenzione va ad agire su numeri molto ridotti, mentre alzare l’aliquota produrrebbe importanti nuove entrate. Basti pensare che tarando il ragionamento sulla soglia dei 50 mila euro di reddito lordo, i “ricchi” in questione sarebbero molti. Secondo il consigliere comunale dem Michele Albiani l’obiettivo è fornire supporto ai cittadini con redditi medio bassi e promuovere maggiore equità fiscale in un momento in cui il costo della vita pesa sulle famiglie, con l’ambizione di “politiche di equità fiscale”. Ma resta difficile da decifrare questa definizione, considerando che Milano applica già tutti i limiti massimi previsti per tasse e contributi.
Così facendo, Sala & Co. sarebbero il via al rincaro fiscale, mettendo le mani nelle tasche degli italiani. Ma ormai non è più una novità, anzi: sorprenderebbe leggere notizie su un abbattimento dei costi della vita a Milano. Un’utopia, senza dubbio. Almeno fino a quando ci sarà Sala alla guida del Comune. Come se non bastasse, la maggioranza è pronta a valutare l’aumento della tassa di soggiorno: Milano chiede che si possa applicare la tariffa di 10 euro a notte a persona, già consentita ad alcuni Comuni, per gli hotel a 4 e 5 stelle. In tal caso, le eventuali risorse aggiuntive andrebbero a finanziare interventi sulla mobilità, i lavori pubblici e la promozione del territorio. Qualcuno può dirsi davvero stupito?
Franco Lodige, 14 novembre 2024
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