Al di là delle inevitabili strumentalizzazioni politiche di ogni colore, a mentre fredda vorrei brevemente analizzare le ragioni di un lutto collettivo che, a prescindere dalla decisione di renderlo nazionale, gran parte degli italiani, addetti ai lavori o semplici spettatori-elettori della vita pubblica, stanno obiettivamente vivendo dopo la dipartita di Silvio Berlusconi.
Proprio in merito al concetto di lutto, da sempre affrontato dai pensatori di ogni disciplina e tendenza, il grande José Ortega y Gasset ha fornito, a mio modesto parere, una delle analisi ad oggi più convincenti. In sintesi, secondo il celebre filosofo spagnolo, il quale considerava il liberalismo un argine alla dilagante massificazione succedutasi dopo la prima Guerra mondiale, con le manifestazioni luttuose in realtà rappresentiamo il dolore per la perdita di quella parte di noi la quale, legata in qualche modo alla persona scomparsa, muore con quest’ultima.
E tanto più presente nella nostra vita tale figura, quanto più rilevante avvertiamo il senso di vuoto che scaturisce dal suo decesso.
Un senso di vuoto che, come in questo caso, sembra prescindere dai sentimenti che i singoli cittadini nutrivano nei riguardi del più longevo uomo politico della storia repubblicana. Sta di fatto che persino molti dei suoi peggiori detrattori, al pari di tanti osservatori liberali che lo hanno spesso duramente criticato – come il sottoscritto – , non possono negare di essersi stupiti, dopo aver ricevuto la triste notizia della sua scomparsa, a causa del profondo sentimento di perdita che li ha inaspettatamente colpiti.
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D’altro canto, negli ultimi trentanni il Cavaliere per antonomasia ha rappresentato, nel bene e nel male, una figura di assoluto protagonista sulla scena politica. Anche quando, perduto il grande consenso degli anni d’oro, era costretto a svolgere un ruolo di comprimario all’interno di quel centrodestra da lui inventato quasi dal nulla, lo ha sempre fatto con grande orgoglio, imprimendo in ogni importante passaggio politico, elezioni o formazione di governi, il suo indelebile timbro personale. Memorabile, a tale, proposito la sua mimica quando, lasciata a Salvini la leadership della coalizione, ripeteva coi gesti le parole del leader della Lega dopo le consultazioni con il Capo dello Stato nella primavera del 2018, autoproclamandosi come una sorta di regista della coalizione medesima.
Ebbene, dal momento che Berlusconi è riuscito, anche in virtù della sua capacità di rompere gli schemi consunti della vecchia e compassata politica, ad essere così presente nella vita del Paese, con la sua scomparsa se ne è veramente andata anche una parte rilevante di noi, a prescindere dal giudizio che ne davamo in vita.
Quindi, sotto questo profilo, le ragioni di un lutto collettivo ci appaiono assolutamente legittime e comprensibili.
Claudio Romiti, 18 giugno 2023