Quattro giorni fa la “bomba” sulla Nato e Biden, con quella posizione sull’invio delle armi in Ucraina (“siamo anche noi in guerra”) che un po’ di scompiglio nel governo l’ha creato e non poco. Adesso, Silvio Berlusconi torna a parlare di guerra, o meglio di pace, e di come il mondo dovrebbe agire per convincere l’Ucraina ad accettare alcune delle richieste di Vladimir Putin.
Si tratta di un passo importante, visto e considerato che fino a qualche settimana fa in Italia si parlava solo di “resistenza” a oltranza e invio di armamenti. Il governo ha preparato un “piano di pace”, presentato da Luigi Di Maio a Antonio Guterres all’Onu, ma Kiev l’ha di fatto già accartocciato e buttato nel cestino. La posizione di Zelensky non cambia: Crimea e Donbass non verranno mai cedute, benché pure gli Usa considerino ormai molto complicato cacciare da quei territori i russi. La resa dell’Azovstal, l’ultimo avamposto ucraino a Mariupol, è il simbolo del “passaggio” dei territori nel Sud dell’Ucraina in mano ai russi.
Durante un pranzo a Napoli, Berlusconi ha spiegato ai microfoni presenti in zona il suo punto di vista. L’affondo contro Londra: “Per portare Putin al tavolo delle trattative non bisogna fare le dichiarazioni che sento venire da tutte le parti, dalla Gran Bretagna o dalla Nato”. La critica alle sanzioni: “Hanno fatto molto male all’economia sovietica, si prevede un calo del Pil addirittura del 14%, ma hanno fatto molto male anche a noi”. I dubbi sull’embargo al gas russo: “È un’ipotesi sconvolgente perché ci porterebbe alla chiusura di centinaia e centinaia di migliaia di aziende, alla perdita di tre milioni di posti di lavoro, quindi a un dilagare della povertà in Italia e dovremmo andare in giro i prossimi inverni con il cappotto addosso in casa e una cambiale in mano”.
Anche sull’invio di armi pesanti a Kiev, l’ex premier ha una posizione un tantino diversa rispetto al governo Draghi. Spedirle, dice, “significa essere cobelligeranti, significa essere anche noi in guerra. Cerchiamo di far finire in fretta questa guerra. E, se dovessimo inviare armi, sarebbe meglio non farne tanta pubblicità”. Non solo: per arrivare “al più presto alla pace”, Berlusconi crede che “l’Europa unita deve fare una proposta di pace, cercando di far accogliere a Kiev le domande di Putin”.